23 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n.59

Il Natale di quest'anno ravviva i ricordo di quello di quarant'anni fa, quando vivevo accanto a Don Giancarlo Pirini: una piccola poesia in dialetto e il desiderio di essere profondamente semplice, capace di vedere e portare la luce vera nei luoghi della vita.
Sono fortunato a poter condividere pezzi della mia vita sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio.
Chi vuole può leggere il testo qui di seguito.

È arrivato il Natale del 2023 e la memoria mi riporta esattamente a 40 anni fa.

Il Natale del 1983 è il primo che ho vissuto come Obiettore di Coscienza in Servizio Civile presso la Parrocchia di Sant’Agostino in Via Mambro. Eravamo una comunità di quattro Obiettori e vivevamo in una stanza della canonica: andavamo a casa nel fine settimana (e nella nostra camera facevano il catechismo). Vivevamo insieme ai tre sacerdoti presenti in Parrocchia: Don Ivano Casaroli, Don Giorgio Lazzarato e Don Giancarlo Pirini. C’era già il giornalino parrocchiale “Insieme” a cui collaboravamo anche noi sia per le cose manuali sia scrivendo qualcosa. Ricordo che nell’edizione del Natale ‘83 abbiamo pubblicato una poesia in dialetto che diceva spesso Don Giancarlo.

Provo a trascriverla, sull’onda delle emozioni di questi giorni. 

            “Int’al presepi, ins’la paia, 
              a gh’è ‘na lus cla m’imbarbaia:
              ela ‘na stela?
              el un lumin?
              (...?)
              mo l’è Gesù Bambin!”

Non so scrivere bene il dialetto, e non so tradurre in italiano “imbarbaia”: credo significhi qualcosa che abbaglia, per me è una luce esteriore che stupisce e appassiona muovendo la profondità dei sentimenti.

Invece quello che cerco di trascrivere con (...?) è un suono gutturale-nasale con tono interrogativo: esprime una sequenza che parte col dubbio, continua con la curiosità, fino a raggiungere l’entusiasmo della scoperta. Lo ricordo come un suono tipico di Don Giancarlo, uno dei tanti doni della sua profondità semplice capace di vedere e portare la luce vera nei luoghi della nostra vita.


 

17 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n. 58

Sono tante le realtà della mia vita per cui posso gioire: fra queste una ricca rete di relazioni che, proprio come quella sotto i trapezisti, mi impedisce di schiantarmi a terra.
Ne parlo mentre mi preparo al Natale, anche grazie ad amici con cui condivido la ricerca dell'infanzia spirituale.
I consueti  circa 1.500 caratteri si leggono in un minuto sul Settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  oppure nel testo riportato qui di seguito.

Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio”
Sono tante le realtà della mia vita per cui, seguendo Isaia, posso gioire. Realtà decisamente semplici: doni di cui non mi rendo conto quando, preso dalla stanchezza e sopraffatto dalla razionalità, in me prevale lo sconforto.
Per fortuna, però, vivo in una ricca rete di relazioni che, proprio come quella sotto i trapezisti, mi impedisce di schiantarmi a terra.

Scrivo dopo un incontro online con “vecchi amici” conosciuti nell'ACR nazionale del secolo scorso. Ci troviamo in Avvento e in Quaresima: una bella abitudine nata col Covid. Dalla Sicilia al Piemonte stiamo insieme e ascoltiamo la riflessione del più famoso di noi che, partito come educatore, è diventato sacerdote, Assistente ACR ed ora è Vescovo in una importante città della Toscana.

Fra spunti profondi, memorie rinsaldate, risate e racconti, si riannodano i fili di un cammino di fede che ci vede ancora in ricerca per essere laici attenti e disponibili in luoghi e condizioni diverse.

Di questo incontro condivido il titolo: “Solo Dio nasce e non invecchia mai! Ma bisogna essere e rimanere bambini per accoglierlo”.
Così mi preparo al Natale, alla ricerca dell'infanzia spirituale, consapevole di avere tanto da condividere soprattutto con chi si sente soffocare dal peso delle proprie fragilità.

Siamo in una sfera: a volte sosteniamo a volte siamo sostenuti.
Sono grato per le opportunità che mi permettono di essere quello che sono.


 

11 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n.57

Il risveglio forzato nella notte può regalare preziosi momenti di sospensione che aiutano ad affrontare la vita quotidiana.
Esperienze e riflessioni si possono trovare sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure leggere qui di seguito.

"Dio grande e misericordioso, fa che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con il Cristo, nostro Salvatore. Egli è Dio, e vive e regna con te."

Ho ripreso, per motivi belli di cura, a stare sveglio nel cuore della notte: è in questo tempo notturno che mi appare chiara la bellezza di vivere momenti di sospensione che, nella fatica del sonno spezzato, preparano alla vita quotidiana. “Nel mio giaciglio di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne” si legge nel Salmo 62: in queste veglie mi vengono incontro eventi passati e futuri con una luce strana che mi aiuta a interpretarli (se sono passati) e a prepararli se accadranno domani. Rimugino su ciò che è stato e mi predispongo ad accogliere ciò che sarà. Non sempre riesco, ma quando trasformo il risveglio forzato nell’accoglienza di un dono, mi si aprono orizzonti inattesi.

Queste riflessioni (tra l'altro elaborate stanotte) mi accompagnano mentre leggo il testo della Colletta di domenica 10 dicembre 2023: la ricerca della sapienza che viene dal cielo genera la Comunione che serve per l’impegno nel mondo.

Porto questa frase in tasca per ricordarmi di vivere le mie giornate consapevole del senso di ciò che faccio.

Provo a ricomporre le fratture della mia esistenza attraverso la comunione con Gesù: una vicinanza fraterna con Lui che è già nato, morto e risorto per me.

Provare a vedere il mondo con occhi nuovi alla luce del giorno vale la spesa di un po’ di tempo notturno.

 

 

5 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n.56


 Il mio amico Jacopo (nome di fantasia) è tornato da un lungo viaggio in giro per l'Italia alla ricerca di se stesso. Alla fine si è convertito e adesso vede satana dappertutto...confesso che lo preferivo quando era ateo!
Sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio si possono leggere le mie brevi riflessioni settimanali, che sono riportate anche qui di seguito.

La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.”

Il mio amico Jacopo (nome di fantasia) è tornato da un lungo viaggio in giro per l'Italia alla ricerca di se stesso.

Durante una lunga colazione l'ho aggiornato sulle novità della mia vita e lui mi ha descritto, con la consueta ricchezza di dettagli, le scoperte interiori ed esteriori del suo viaggio.

A un certo punto siamo arrivati a parlare di fede e religione: ero pronto ad abbeverarmi alla fonte del suo intelligente ateismo, ricco di spunti su cui è cresciuta la nostra amicizia. Con mio grande stupore ha dichiarato di essersi convertito grazie ad una persona che ha incontrato recentemente e, a seguire, ha cominciato a parlarmi del Male, del Demonio, di Satana. Lo vedeva attorno a noi anche in quel momento e mi invitava a non abbassare la guardia e a combattere costantemente.

Non mi ha sconvolto questa riflessione, mi ha spaventato il linguaggio militaresco, l'idea di essere assediati e di doversi, per questo, chiudere nel “fortino della tradizione”.

So che viviamo il tempo in cui la zizzania cresce insieme al grano buono: credo che il nostro ruolo di cristiani sia stare nel mondo affrontando le situazioni, consapevoli che “non manca più alcun carisma”. Per questo faccio fatica a seguire chi vive il cristianesimo come un combattimento.

Gesù è già morto e risorto per noi: è il tempo della pienezza, della misericordia, del dialogo empatico.


27 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.55


 Nel "Foglietto in tasca" della festa di "Cristo Re" (il Capodanno dei cattolici), confesso la mia difficoltà all'idea di seguire un re: preferisco, come descritto nel Salmo, seguire un pastore. 
Se proprio devo scegliere un Re utilizzo quello del pentagramma: ma questa è un'altra storia.
Il testo è disponibile qui di seguito, di colore azzurro come le acque tranquille a cui sono condotto.

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare. Ad acque tranquille mi conduce.”

Nella domenica di “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo” il salmo 22 presenta il Signore come un pastore: è un’immagine che preferisco a quella del re.

Me l’hanno già spiegato che la regalità di cui si parla non è quella dei monarchi che si studiano a scuola ma, per me, il re rimane quello che comanda di testa sua e ogni tanto dichiara una guerra per i propri interessi (mandando i sudditi - che non ci guadagnano nulla - a morire per lui).

Il pastore, invece, mi accompagna sui pascoli erbosi e verso le acque tranquille: mi fa mangiare, dissetare e riposare. Protegge me e gli altri come me: siamo una comunità di cui si prende cura con amore.

E mentre sono rilassato sul prato mi viene in mente che il Re è anche una nota musicale: la musica sarà con noi nel prato e nella casa del Signore dove abiteremo per lunghi giorni.

Re è l’accordo con cui ho scritto la mia prima canzone con la chitarra: è stato ormai più di 50 anni fa e da allora, tra alti e bassi, non ho mai smesso. Questa settimana sono andato al concerto dei Manhattan Transfer, un gruppo vocale che mi piace particolarmente e che si trova in Italia per il concerto di addio dopo 50 anni di carriera. Anche questa esperienza è stata un regalo (quindi molto simile a “regale”): una comunità di musicisti che stanno bene insieme (e fanno stare bene) senza rinunciare alla propria identità e valorizzando i talenti di ciascuno. Davvero “non manco di nulla”.


20 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.54


Conforta sentirsi dire che siamo "figli della luce": confermo di incontrare tante "lampade accese" che illuminano nuovi pezzi di strada. Questi lampioni viventi spesso non sono nemmeno credenti o frequentatori della Chiesa.  
Sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio parlo di questo e accenno all'esperienza nella mensa di Viale K e del corso di chitarra in carcere: forse la luce viene nuova da chi ha toccato con mano la durezza delle tenebre. Si può leggere qui di seguito.

Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. ”

Siamo ormai alla fine dell’anno liturgico: in vista del racconto dei tempi bui che precedono la glorificazione definitiva di Gesù, San Paolo lancia ai Tessalonicesi (ed a noi) segnali di conforto.

Ci dice chiaro che possiamo guardare con fiducia a quello che succede. Non è cosa da poco, anzi: è esattamente quello di cui ho bisogno in questo periodo.

Se vogliamo usarli, abbiamo tutti gli strumenti per leggere in profondità i segni della nostra vita: non siamo nelle tenebre ma siamo figli della luce e del giorno.
Ricerco negli altri questa luminosità e mi accorgo che conosco tante “lampade accese” che, quando le incontro, illuminano nuovi pezzi di strada. Questi lampioni viventi spesso non sono nemmeno credenti o frequentatori della Chiesa e questo conferma ciò che Gesù per primo ha segnalato: non basta l’iscrizione al club della salvezza per avere la garanzia del risultato finale.

Rivedo i volti di persone a cui porgo il vassoio quando sono a distribuire la cena alla mensa di Viale K, mi risuonano dentro le brevi battute che riesco a scambiare con gli allievi del corso di chitarra che, grazie e insieme alla mia amica Chiara, sto facendo in carcere: forse la luce viene nuova da chi ha toccato con mano la durezza delle tenebre.

Riparto da qui, dalla consapevolezza che la luce, persa e ritrovata, ha un’intensità speciale che rafforza chi la sa cercare con umiltà e pazienza.

10 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.53


Nella lettera ai Tessalonicesi  (che viene letta domenica 12 novembre in tutte le chiese italiane) San Paolo afferma che Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”
In un modo speciale, impossibile da spiegare, sperimento la vicinanza con chi è già morto: l'elenco è lungo e ricco di belle testimonianze.  Giorgio Forini è l'ultimo di un bel gruppo di persone, una "carovana" che  mi dona, come dice San Paolo, la speranza che non mi fa essere triste.
Il "Foglietto in tasca" n. 53 si trova sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio 
Il testo si può leggere qui di seguito.

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”

Mentre scrivo ho davanti la foto di Giorgio Forini e leggo le testimonianze di chi, come me, ha avuto il dono di incontrarlo. Non ho la forza di aggiungere altro: per fortuna San Paolo (che verrà letto domenica 12 novembre in tutte le chiese italiane) afferma che Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”

Io sono in mezzo tra un presente di smarrimento e un futuro di gioia di stare, grazie a Gesù, radunati con Dio. Traballo tra convinzioni razionali e desiderio di sperimentare l’abbandono autentico: un cammino faticoso ed entusiasmante in cui cerco di evitare le scorciatoie.

Sapere che Giorgio è già nel gruppo di chi sperimenta la piena vicinanza con Dio di cui noi, qui, assaggiamo una piccola parte, non mi serve a sopportare il dolore del distacco.

Mi porta, però, a provare a vivere nel solco di chi mi ha preceduto e che, in un modo impossibile da spiegare, continua a starmi accanto, dentro, davanti nell’esperienza quotidiana.

Così Giorgio insieme a suo fratello Francesco, Laura Vincenzi, Daniele Lugli, Elisa Maietti, Luca Taddia e a tutti gli amici di Gesù da ogni parte del mondo e del tempo, è la vicinanza che mi sostiene e mi dona, come dice San Paolo, la speranza che non mi fa essere triste.



3 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n. 52

     Io invece resto quieto e sereno:
       come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,

       come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.”.

Con questa bellissima frase del salmo 130 il "Foglietto in tasca n.52" apre una finestra sull'affido famigliare: non la teoria ma la dimensione concreta delle famiglie che la praticano. 

Si può leggere, come sempre, sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  oppure nel testo riportato qui di seguito.

Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

Rileggevo questa frase del salmo 130 quando il promemoria del telefono mi ha ricordato che dovevo partire per rispettare un impegno preso. Ho spento il PC e sono andato al CSV (Centro Servizi Volontariato) per l’incontro periodico delle famiglie affidatarie dell’Associazione “Dammi la mano”.

Ho la fortuna di vivere momenti del genere in cui il racconto delle esperienze, l’approfondimento delle normative, la condivisione delle difficoltà e delle bellezze fanno salire la temperatura della solidarietà e il senso profondo di famiglia allargata che ci unisce.

In un periodo, che sta durando troppo, in cui i Servizi pubblici continuano a venire svuotati di risorse e strumenti a volte ci sentiamo come una barca in balia delle intemperie con la bussola che ogni tanto si smagnetizza: sappiamo, però, che la via d’uscita si trova nell’impegno quotidiano.

Li guardo e li ascolto: ogni storia è particolare e unica nell’incontro tra le fragilità e la messa a disposizione di un po’ di tempo e di spazio sia fisico che interiore.
Si tratta di persone normali: so che lo stereotipo del
“queste cose le potete fare voi che siete eccezionali” è solo una forma di difesa per chi fatica a mettersi in gioco anche con piccole esperienze. 

Aiutare un bimbo a stare quieto e sereno fra le braccia di chi lo accudisce rafforza il senso di crescere insieme: è un dono per tutta la società da parte di persone che condividono tratti di cammino di cura, affetto e consapevolezza.

 

27 ottobre 2023

Il Foglietto in tasca n. 51

La Pace anche oggi (come sempre?) è una bandiera scolorita e strappata: siamo capaci di rammendarla?
Come mai ci sono ancora guerre benedette dalle religioni?
Il Dio dei cristiani, degli ebrei, dei musulmani certamente non è contento di essere tirato in ballo per coprire gli interessi di pochi a  scapito della vita di molti.

Il "Foglietto in tasca" n. 51 si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito: tempo richiesto 72 secondi.

Così dice il Signore: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto»

Questa frase verrà proclamata nella messa del 29 ottobre: l’ho letta a voce alta e qualcuno della mia famiglia ha esclamato:“Bisognerebbe che tutti i cristiani se lo tatuassero sul braccio!”.

Insieme, poi, abbiamo convenuto che, essendo un brano dell’Esodo, dovrebbe essere tenuto in grande considerazione anche da parte degli ebrei.

Ho chiesto al mio amico Hassan e lui mi ha inviato una frase presa dalla Sura "la tavola imbandita" del Corano: “Se alzerai la mano contro di me per uccidermi, io non l’alzerò su di te: io temo Allah, il Signore dei mondi.”

Perchè cristiani, ebrei e musulmani non hanno mai ripudiato definitivamente la violenza dalla loro prassi istituzionale?

Quando è stato che abbiamo perso di vista i valori profondi della fede che dovrebbe esaltare le aspirazioni positive e non incanalarle in furori ideologici?

Sono domande che mi inquietano e mettono a dura prova la mia innata fiducia nell’uomo.

Prima di finire questo “Foglietto” ho passato una giornata al KrasnoPark, di fronte a casa mia. Con semplicità abbiamo allestito un mercatino di libero scambio con persone di tutte le età e provenienze: lo scambio non riguardava solo gli oggetti ma anche le storie, i desideri, i giochi della vita. Insieme ci siamo fermati davanti alle bandiere della pace che da quasi due anni sono esposte: sono scolorite e una ha un vistoso taglio centrale. Mentre cantavamo una canzone il nostro amico Samuele ha preso ago e filo e ha rammendato la bandiera lacerata. Non era solo un gesto simbolico: quel rammendo può indicare la strada di un impegno concreto alla portata di tutti. È ancora il momento di rimettersi in ricerca per “restare umani”.



22 ottobre 2023

Il Foglietto in tasca n.50

Come se fossi un cittadino di Tessalonica ricevo le provocazioni scritte da Paolo, Silvano e Timòteo: mi sento a disagio. La strada che intravedo è coltivare le relazioni che mi legano a persone significative che mi aiutano a essere sempre in ricerca nella realtà in cui vivo. 
Un minuto di lettura del Foglietto in tasca n.50  su  La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

"Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro."

Sul foglietto numero 50 San Paolo continua a provocarmi, soprattutto con le definizioni che usa per descrivere la vita dei fedeli di Tessalonica: fede operosa, carità faticosa, speranza ferma. Si ribalta il mio modo di vivere in cui vorrei che la fede fosse ferma, la carità operosa, mentre la speranza mi risulta faticosa. Sembrano piccoli dettagli di forma ma in realtà si tratta di segnali che indicano una direzione significativa. Soprattutto vivere la fede operosa toglie il velo a ogni visione intimistica del rapporto con Dio: sembra quasi che Paolo citi la lettera di Giacomo "Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa"

Se davvero avessi una fede operosa probabilmente la speranza sarebbe più ferma e sicuramente la carità, che richiede fatica, si potrebbe mettere davvero al servizio della crescita della dignità umana e comunitaria.

Invece vivo una fede "di testa", col freno a mano tirato, alla ricerca di una consapevolezza che non sfocia nell'abbandono fra le braccia di un Dio.

La strada che intravedo è coltivare le relazioni che mi legano a persone significative che mi aiutano a essere sempre in ricerca nella realtà in cui vivo. Anche Paolo scriveva ad una comunità e lo faceva insieme a Silvano e Timòteo: chi sono io per voler fare da solo?


14 ottobre 2023

Il Foglietto in tasca n.49

2.700 anni dopo la profezia di Isaia le nazioni sono ancora accecate da interessi che scatenano guerre in cui, come sempre, muoiono persone che nulla hanno a che fare con gli obiettivi di chi le manda al massacro. E' possibile avere ancora speranza? I giovani possono essere maestri di speranza...
Piccole riflessioni che condivido sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio leggibili anche qui di seguito.

"Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni."

Sono passati più di 2700 anni da quando Isaia ha scritto questa frase, 19 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e pochi giorni dalla ripresa della strage tra Israele e Palestina. Ancora, con Francesco Guccini, "Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare": velo e coltre sono ancora presenti su popoli e nazioni.

Nell’ambito della settimana di iniziative “Il diritto di non uccidere”, abbiamo organizzato laboratori sui temi della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza con 50 ragazzi e ragazze impegnati nel Servizio Civile. Partendo dalla loro esperienza e dalle loro riflessioni abbiamo conosciuto le vicende del movimento nonviolento italiano (e ferrarese) che ha portato alla legge sull’obiezione di coscienza, fino a “sbattere” contro la realtà dei giorni nostri in cui tanti obiettori di coscienza Ucraini, Russi e Bielorussi stringono amicizia fra di loro e vengono perseguitati pesantemente dai loro governi. Yurii, Katya, Olga, Vitali, Darya, Nastya e Misha sono diventati amici a cui scrivere lettere personali che saranno consegnate ai destinatari. Ne sono usciti testi ricchi di consapevolezza che bisogna cambiare modo di agire. Rileggendole ho capito che si può realizzare la profezia di Isaia se smettiamo di dividerci fra popoli e nazioni, se abbattiamo interessi e divisioni in nome della comune appartenenza all’umanità. I giovani mi insegnano che non è un’utopia ma una vera speranza.

 

9 ottobre 2023

Il Foglietto in Tasca n. 48


Ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode dovrebbero essere oggetto dei miei (e nostri?) pensieri. Cosa significa? Come fare? 
Alcune riflessioni e domande pubblicate questa settimana nel "Foglietto in tasca n.48 su 
La Voce di Ferrara-Comacchio  e leggibili qui di seguito.

"In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri."

Come hanno fatto i Filippesi a leggere la bellissima lettera inviata a loro da Paolo? Da inesperto mescolo immagini di film, quadri e ricordi e li frullo nella mia testa: immagino i cristiani radunati (forse di nascosto) e uno di loro che legge a voce alta il testo. Forse dopo la lettura qualcuno ha spiegato meglio alcuni passaggi: alla fine assomiglia alla lettura con omelia della Messa.

Non credo che i fedeli siano stati coinvolti in ulteriori approfondimenti e, non avendo il testo scritto, molte suggestioni saranno rimaste a metà strada tra cuore e cervello.

Io sono fortunato e posso rileggere, ruminare, far sedimentare: ci cammino insieme. A volte invento musiche per poterci cantare sopra (nulla che meriti di essere ascoltato da altri). Così ho messo in fila: vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode. Provo a fare in modo che sia "oggetto dei miei pensieri".

A prima vista è evidente che ogni parola, oggi, non ha un significato univoco e indiscusso: tutto è opinabile in un inconcludente dibattito "da social" che ormai sembra invadere ogni comunicazione. Una via d'uscita la intuisco nella parola "fratelli": vorrei concretizzarla in incontri fisici, onesti, sinceri, affettuosi per dare un senso condiviso all' elenco di Paolo. Gli esperti lo chiamano "discernimento". 

 

2 ottobre 2023

Il Foglietto in tasca n.47

C'è bisogno di umiltà: lo dice San Paolo e mi sembra una buona proposta: ma come si fa ad approfondire la questione? La definizione di umiltà è poco comprensibile e le persone umili, se sono davvero umili, sono disponibili a spiegare cos'è l'umiltà?
Ho un po' di confusione in testa e la condivido nel "Foglietto in Tasca n. 47" su La Voce di Ferrara-Comacchio : di seguito il testo.

 “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso.”

Paolo, nella lettera ai Filippesi, scrive questa frase poco prima del bellissimo inno che comincia con “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”.

Sono un po’ frastornato: davvero la proposta che ci avvicina ai sentimenti di Gesù è quella di considerare gli altri superiori? Io non ce la faccio: non per l’alta considerazione che ho di me (che pure è notevole) ma per l’esperienza quotidiana dei limiti altrui.

Mi serve l’umiltà, che significa? La Treccani la definisce “Sentimento e conseguente comportamento improntato alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé”. Devo, perciò, guardare dentro me stesso per individuare i miei limiti ma anche riuscire a vedermi da fuori per sperimentare un sano distacco. In più devo essere sincero: Pascal in una sua massima ha scritto “Una falsa umiltà è puro orgoglio”. Un mio amico prete di Reggio Emilia nel suo dialetto diceva “non far mica l’umile” richiamando la stessa idea di Pascal ma anche l’importanza di essere consapevoli dei doni ricevuti.

Insomma, ho un po’ di confusione in testa: in tutta umiltà confesso di avere bisogno di un approfondimento dell’umiltà. Qualcuno conosce chi potrebbe fare un corso, un seminario, un master sull’umiltà? Oppure chi è veramente esperto e pratico di umiltà, conoscendo i suoi limiti, si guarda bene dal farne argomento di confronto per non incorrere nella vanagloria? Aiuto!

 

21 settembre 2023

Il Foglietto in tasca n.46

San Paolo condivide coi suoi amici Filippesi la frattura tra sofferenza,
desiderio di morte e preoccupazione per le persone a cui vuole bene.
Sentimenti sempre attuali.
Il "Foglietto" n.46 si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.
Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di
lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe
assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga
nel corpo.”
In una domenica in cui, nel Salmo Responsoriale, si proclama
la tenerezza del Signore che si espande su tutte le creature”
ritrovo il lato affettivo di San Paolo. Dalla prigionia si rivolge ai
suoi amici di Filippi e parla del suo stato d’animo con parole
vive e sincere: condivide la frattura tra sofferenza, desiderio di
morte come riposo in Dio e preoccupazione per le persone a
cui vuole bene. Verrebbe voglia di poterlo abbracciare per
condividere fisicamente un conflitto in cui tanti (me compreso)
si trovano. Paolo continua a scrivere a ognuno di noi.

Ricordavo questo brano con parole un po’ diverse e ho
verificato che, nella traduzione CEI del 1974, c’era il desiderio
di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo”. È la
traduzione con cui sono cresciuto: nel ‘74 avevo 16 anni e
negli anni successivi fra campi scuola, corsi, ritiri ed esercizi
ho avviato la mia (piccola) formazione grazie soprattutto
all’Azione Cattolica diocesana, ragionale e nazionale.

Essere sciolto dal corpo” mi dà un’immagine più vicina alle
persone di cui ho conosciuto e conosco la sofferenza: non è
un “lasciare” ma è chiedere una liberazione che rigenera di
fronte alla propria impotenza. È un mistero davanti al quale
posso solo inchinarmi nel rispetto delle storie di ciascuno, con
la fiducia che la tenerezza è la vera forza del Signore. 


15 settembre 2023

Il Foglietto in tasca n.45


Questa settimana la frase che ho scelto viene dalla "Colletta": una preghiera della prima parte della Messa che rischio sempre di trascurare. Ho scoperto che offre spunti interessanti da approfondire nella vita quotidiana.  
Si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

O Dio, che ami la giustizia e ci avvolgi di perdono, crea in noi un cuore puro a immagine del tuo Figlio.”
La frase di questa settimana è presa da una delle due versioni della “Colletta”. La preghiera, recitata dal Celebrante dopo il Gloria e prima dell’inizio della Liturgia della Parola, propone testi profondi e mi dispiace constatare che passano tra le mie orecchie senza che riesca ad indirizzarli verso il mio cuore.
Scrivo di ritorno da “Interno Verde”: la bella iniziativa, organizzata da un gruppo di giovani decisamente in gamba. Dal 2016 apre i giardini della nostra città normalmente non accessibili al pubblico: ogni anno si rinnova la scoperta che, oltre quello che si vede sulla strada (spesso un semplice portone o cancello), c’è un tesoro che aspetta di essere scoperto.
Ho negli occhi le architetture vegetali ben strutturate insieme a quelle affidate alla spontaneità della natura; conservo la memoria olfattiva di salvia, alloro rosmarino e di mele selvatiche appena cadute: assaporo il cuore nascosto della città. La sfida è accorgersene e lasciarsi contagiare.
Sono convinto che ognuno di noi ha un giardino interiore che apre poco al pubblico: il mio lo custodisco nella compresenza di erbe infestanti e di frutti spontanei: so quando visitarlo per recuperare il senso della mia esperienza quotidiana.
Sarebbe bello potersi incontrare per aprire i portoni che normalmente nascondono il nostro giardino segreto: condividere il luogo dove il nostro cuore riposa nella purezza della sua essenza profonda.


7 settembre 2023

Il Foglietto in tasca n.44


Torna La Voce di Ferrara-Comacchio dove si può  trovare  "Il Foglietto in tasca". Fra molte domande e qualche possibile risposta appaiono piccoli spunti: quasi indizi sparsi qua e là per chi sa di essere ancora in ricerca.

Ecco il testo.

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge.

Riparto dopo la pausa estiva e mi viene da canticchiare la frase di una canzone di Gino Paoli: “E sono ancora qui, qui con le mie domande, e sono ancora qui: cosa faro da grande?”. Il cantautore genovese ha scritto “Cosa farò da grande” nel 1986: posso legittimamente pensare che da almeno 37 anni si fa la stessa domanda che mi faccio io.

Essere in ricerca non dipende dall'età. Penso al gruppo di donne “diversamente giovani” che ho incontrato di sfuggita due settimane fa in Parrocchia a Pontelagoscuro: mi hanno emozionato dicendo che leggono il “foglietto” tutte le settimane e che questa estate ne sentivano la mancanza. Ancora di più hanno condiviso con me le loro preoccupazioni per i cambiamenti in atto nella loro comunità. Ho percepito in loro, come in tante persone che incontro, il profondo desiderio di essere al servizio, di donare e ricevere senso, amicizia, solidarietà.

Sono gli uomini e donne che, lontano dalle pagine dei giornali, dagli schermi delle televisioni, dalle mistificazioni dei social, mettono in pratica quanto proposto da San Paolo nella lettera ai Romani.

Sapere che non sarò mai abbastanza “grande” per avere tutte le risposte non mi spaventa perché so che la strada da percorrere è quella dell’amore vicendevole. Una strada che, purtroppo, non fa notizia: non importa, in tanti sanno che è quella giusta e stanno provando a percorrerla. 



 

11 agosto 2023

FRAMMENTI DI STELLE


 Il 10 agosto ho partecipato  alla Ventesima Maratona di Lettura della Biblioteca "Bassani" di Ferrara.
Si parlava di stelle ed ho presentato dei testi scritti da me, brevi giochi di parole che ho raccolto col titolo di FRAMMENTI DI STELLE.

Alcuni fra i presenti (che hanno apprezzato) mi hanno chiesto di poterli rileggere: per questo ho deciso di pubblicarli qui. Buona lettura.

FRAMMENTI DI STELLE (10 AGOSTO 2023)

OTTO VERSI IN RIMA

(SAN LORENZO)

  1. Quella stella

come tutte brilla più di una scintilla

ma questa notte

striscia quasi come una biscia.

La chiamano cadente

nel giorno del martire alla griglia

ma è un filo splendente:

beato chi lo piglia.

(IL SORPASSO)

  1. Un'altra stella va e viene senza posa,

si direbbe che lampeggia:

forse è una massa gassosa,

proprio come una scoreggia.

Appare e scompare,

non si sa dove vada:

mette la freccia per sorpassare.

Il cielo è un'autostrada.


BREVE POESIA LIBERA

(LA CHIAVE DI LUN)

Nel cielo della notte

traccio cinque righe:

le stelle si dispongono

a formare una melodia.

Per suonare

il pentagramma stellare

la chiave adatta devo trovare:

non quella di Sol

ma quella di Lun.

ACROSTICO

(LE STELLE SONO GRATIS)

Senza

Ticket

Ecco:

La

Luce

Appare

21 PAROLE CON LA STESSA INIZIALE DI STELLE

(SCRUTARE SE STESSI)

Sette sere su sette scrutava spazi siderali senza scavare se stesso.

Stare solo sulla soglia svilisce, svaluta, spegne.

Samuele, sei sveglio?

MONOVOCALICA CON STELLE

Stelle nelle feste

Stelle nelle teste

Stelle nelle ceste.

Stelle per te, stelle per me,

Stelle perché, se c'è perché.

Certe sere serene,

perfette per sedere

e vedere stelle scendere:

leggere l'essere

che prevede e pretende,

prende e rende.

Gemme segrete

emerse nelle

terre eterne, esterne ed eteree.

PROSA BREVE

(VITA DI STELLA IN PROVINCIA DI FERRARA )

STELLA stava a oSTELLAto come una caSTELLAna al pari di sua cugina omonima che a Ferrara aveva casa con un assassino. 
Si lavava in una maSTELLA, mangiava verdure paSTELLAte e la sua vita era coSTELLAta di piccoli piaceri affaSTELLAti. 
Da bambina giocava a "un, due, tre - io!". 
Da grande sposò un cuoco famoso, uno chef... "STELLAto" e per questo cambiò paese: rimanendo nella provincia di Ferrara si trasferì a STELLAta.

25 luglio 2023

50005 accessi al mio blog


Il mio blog in questi giorni ha superato i 50.000 accessi: sono riuscito a "fissare" il momento in cui si è realizzato il numero palindromo 50005.

Non è un numero stratosferico: semplicemente a me fa effetto pensare che dal 2007 ad oggi 50.000 persone abbiano dato un'occhiata  a qualcosa del mio mondo.

Il post col più alto numero di visualizzazioni (8.414)  è del 20 luglio 2012, durante il mio secondo viaggio nella Nyumba Ali in Tanzania

...E SONO ANCORA QUI - 3- nella Nyumba Ali (la casa con le ali) – Iringa – Tanzania luglio 2012

Prima dell’inizio della collaborazione con La Voce di Ferrara-Comacchio con la pubblicazione settimanale di “Fantasticherie e Foglietti” la Nyumba Ali è la realtà di cui ho scritto di più con resoconti quotidiani dei miei tre viaggi a Iringa  in Tanzania (AbeceDiario Africano - 2011, E sono ancora qui - 2012, Note e noticine - 2016/17).

Al secondo posto Hai letto "Forse è davvero così"? Lascia un commento… del 9 novembre 2008, vicino alle 1.000 visualizzazioni


Attraverso il Blog ho sempre cercato di interagire con chi segue la mia voglia di scrivere: due libri (Forse è davvero così e La Maggiorana Silenziosa), un CD (Un Filo Tenue ma tenace) e diversi testi autobiografici o di riflessione più complessiva (le pagine sull’8 marzo hanno avuto un discreto seguito).

In sostanza credo che il blog sia uno strumento un po’ fuori tempo nell’era veloce dei social: ha, però, il formidabile vantaggio di conservare tutto quello che viene pubblicato.

Rivedo quello che ho scritto e trovo molto della mia vita che ho il piacere di poter continuare a condividere.


13 luglio 2023

Una (mia) canzone per l'estate

Anche se non si sente per radio (almeno finora), è disponibile su  Spotify e sulle altre piattaforme online.
Da un testo scritto anni fa riemergono gli Acquastoppisti, in una veste rinnovata e attualizzata grazie agli arrangiamenti di Paolo Martorana - Ananas Studio di Ferrara. 
Dopo una breve intro eseguita con uno Steinway & Sons a coda appaiono questi personaggi quasi mitologici che risvegliano la curiosità e la fantasia alla ricerca di Re Estate.
"Un grande viaggio, se vuoi, ti sta aspettando..."
😉

Qui su youtube. 

7 luglio 2023

Il Foglietto in tasca n.43

La Voce di Ferrara-Comacchio dopo questo numero si ferma fino a settembre. 
Sono arrivato a 43 uscite settimanali che equivalgono a 300 giorni coi miei 7/8 lettori fedeli: la pausa estiva arriva al momento giusto in cui stanchezza ed entusiasmo si equivalgono.
Spero ci ritroveremo a settembre.

Intanto questa settimana il "Foglietto in tasca"  nasce ancora durante l'esperienza che ho vissuto la settimana scorsa: nell mia testa si intitola "A volte basta davvero poco".

Qui il testo.

"Buono è il Signore verso tutti, 

  la sua tenerezza si espande su tutte le creature."

A volte basterebbe una maniglia a cui tenersi, dieci centimetri di spazio in più o in meno, cinque minuti di attenzione e ascolto. A volte, davvero, è il poco che facilita o ostacola le vite nostre e degli altri. Anzi, togliendo ogni pretesa di definire situazioni generali: sono soprattutto i dettagli a regalarmi il significato delle esperienze che vivo. 

È quel filo di voce che ti chiede quale rasoio usi, quel gesto della mano che segnala un bisogno impellente, quell'abbraccio che ti arriva all'improvviso senza saperne la motivazione.

Dove sono io? Apparentemente dalla parte di chi aiuta ma, nella sostanza, nella posizione di chi sta assaporando attimi di profonda intensità.

È facile cadere nella retorica del "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" specie se, in fondo, non hai dato altro che il tuo superfluo a chi dalla vita ha avuto meno dell'essenziale.
Più difficile è rendersi conto di dipendere davvero uno dall'altro, accogliendo la pienezza di senso di ogni rapporto veramente umano.

Sono qui, in questa notte di estate del 2023, fortunato ad essere ancora in ricerca. Con la schiena indolenzita e le lacrime agli occhi ricordo a me stesso che basta davvero poco (un appiglio, uno spazio, un tempo) per provare a riconoscere il dono della vita di ciascuno e in ciascuno.
Forse è proprio la tenerezza di Dio che si espande su di noi, creature fragili nella ricchezza e ricchi nella fragilità.


 

2 luglio 2023

Il Foglietto in tasca n.42


Gli ultimi due "foglietti" prima della pausa estiva provano a rileggere  un'esperienza forte in cui sono stato coinvolto. In questa prima "puntata" i timori e le speranze  della vigilia. 
Il testo, come sempre, è pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio e si può leggere anche qui di seguito.

"come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova."

Il penultimo foglietto prima della pausa estiva lo scrivo la notte prima di partire per una settimana come accompagnatore volontario di un gruppo di persone disabili.

Sono teso perché so che dovrò mettere alla prova le dichiarazioni teoriche sulla bellezza di aiutare gli altri, misurandole con la realtà quotidiana attraverso ascolto vero, empatia e servizio. 

Già mi sto perdendo con la lista delle situazioni a cui dovrò stare attento: non posso mettere ancora più in difficoltà chi è già provato dai limiti oggettivi imposti dal suo corpo.

Inoltre devo fare i conti con le fragilità che io stesso mi porto dietro e che non vorrei fare pesare sugli altri.

È proprio vero che tutti siamo disabili, costretti nei confini che il nostro corpo ci impone: quello che cambia è la durezza che rende insormontabili questi limiti. Le persone, però, non sono definite dalle loro incapacità.

Ecco che, come scrive Paolo nella lettera ai Romani, anche noi possiamo camminare in una vita nuova: per me questa settimana significa dedicarmi al servizio autentico che suppone una visione positiva delle capacità piuttosto che dei limiti.

Sono fiducioso: gli altri volontari che ho conosciuto in questi giorni sono più competenti di me, esperti e coesi. So che la collaborazione ci farà diventare una vera comunità.

Anche questa consapevolezza è la garanzia che l'esperienza sarà sovrabbondante di ricchezza umana per tutti, senza distinzione di abilità, ruoli e condizioni.


24 giugno 2023

Il Foglietto in tasca n.41


 Un fine settimana speciale: perdersi e ritrovarsi nella costante ricerca dei doni che si riversano in abbondanza.  Amiche e amici di sempre siamo ancora capaci di rimetterci in cammino tra divertimento e emozioni. Si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.

Ho aspettato l'ultimo momento utile per scrivere questo "foglietto": voglio vivere al massimo il fine settimana che mi offre l'abbondanza di doni e di grazia di cui parla Paolo nella Lettera ai Romani. Mi trovo, così, in auto con amiche e amici di sempre in un "Road Movie" tra Ferrara e la provincia di Rieti: autostrade intasate, borghi accoglienti e percorsi alternativi da brividi proposti da navigatori impazziti. In mezzo ci siamo noi nel dono di riempire il tempo con le nostre vite riannodate fra risate, groppi in gola e sogni ancora vivi. L'abbondanza di grazia non cancella la fatica della ricerca e si arricchisce con la condivisione.

Proprio la condivisione si è concretizzata partecipando alla professione temporanea di due ragazze nel monastero Agostiniano di Santa Chiara di Montefalco (PG).

Professione, consegna del velo, del breviario, della regola e costituzione suggellati dall'abbraccio di pace sono riti semplici e solenni insieme, antichi e attuali. Due esili ragazze (Maria Elisa ed Elisa Maria) hanno detto "lo voglio" davanti a una Chiesa pronta ad accogliere la grazia che si è "riversata in abbondanza su tutti".

Gesti veri che raccontano molto della vita di chi sceglie il monastero e di chi prova a mettere in gioco la propria fede sulle strade in cui non sempre il navigatore ha la risposta giusta.

Metto qui una foto della meta finale del nostro viaggio: il Santuario di Vescovìo in provincia di Rieti, sede di un centro gestito dall'Istituzione Teresiana in Italia