27 giugno 2021

Teodoro


Domenica 27 gennaio 2021 è uscita la prima "Fantasticheria sul Vangelo" scritta da me: domenica 27 giugno si chiude questa prima fase e inizia la pausa estiva. 

Ho seguito l'ordine dell'alfabeto inglese arrivando alla U di Ultimo (anticipato alla settimana scorsa) per chiudere oggi con Teodoro.

Ci tenevo a ricordare i tanti amici che lavorano per far uscire il tesoro nascosto nei bambini che convivono con difficoltà di comunicazione.

Non so se ci ritroveremo a settembre: l'omaggio a Teodoro (che significa "dono di Dio") mi sembra un buon saluto, carico di speranza.


Ecco il testo pubblicato anche questa settimana su La Voce di Ferrara - Comacchio


Teodoro fa l'educatore professionale: si occupa di bambini e bambine con varie patologie collegate all'apprendimento e alla comunicazione. Mi piace sentirlo raccontare le sue esperienze, soprattutto la ricerca di risposte su misura per ogni singolo bambino che incontra.

"C'è chi li chiama "casi" come se fossero oggetti di studio: per me sono persone in carne e ossa con nomi, desideri, storie, relazioni, sogni. Sono cuccioli di uomo e di donna e vanno coccolati ognuno a modo suo perché possano sprigionare la loro bellezza. Non sempre ci si riesce: tutti, però, sono scrigni che contengono una grande ricchezza; a me tocca fare di tutto per aiutarli ad aprirsi". Ho voluto registrare questa sua frase di qualche giorno fa mentre, davanti ad un cappuccino, mi spiegava come è cambiato il suo lavoro con la pandemia.

Mi piace la parola "scrigno", sa di fiaba, di ricerca tenace, di fiducia vera nell'esistenza di un tesoro.

Sono andato a verificare: Teodoro significa "dono di Dio" e credo definisca bene il mio amico e tutti quelli come lui che si dedicano, con passione, alla ricerca della chiave per aprire gli scrigni nascosti sotto l'etichetta generica della "disabilità".

Rivedo la luce accesa nei suoi occhi mentre accelera il ritmo del racconto per condividere i grandi progressi di una bambina. Penso proprio a lei e la ricordo chiamandola Talità, l'invito esplicito di Gesù ad aprire il proprio scrigno.

La canzone di questa settimana è "Teach Your Children" di Crosby, Stills, Nash & Young.


17 giugno 2021

Ultimo

Siamo alla penultima uscita del settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio prima della pausa estiva. Avevo pensato al nome "Ultimo" per chiudere la stagione (e forse la rubrica stessa) ma il Vangelo di questa settimana mi ha provocato questa "Fantasticheria" mettendomi davanti agli occhi le tempeste, le rassicurazioni, la forza di accoglienza che caratterizzano l'esperienza di paternità. 

Ultimo è un nome di fantasia ma rappresenta i padri adottivi con cui mi sono incontrato in undici anni di esperienza come genitore affidatario.

Ho scelto una canzone dello Zecchino d'oro del 1991, mi ha sempre fatto molta tenerezza: ritrovandola ho scoperto che il testo è di Lino Banfi e la musica di Augusto Martelli.

Ecco il testo pubblicato questa settimana (la prossima recupero la T di Teodoro): 

Ultimo. Ti avevo tenuto per chiudere questo periodo delle “Fantasticherie”: il giornale si ferma per l’estate e forse alla ripresa autunnale non ci sarà più questa rubrica.

L’urgenza del vangelo di questa domenica mi consiglia di anticipare la tua “uscita” cambiando l’ordine alfabetico delle narrazioni di fine giugno.

Hai il nome di tuo bisnonno, il più giovane di sette figli nato in una famiglia “proletaria”: ricca solo di figli messi al mondo nella speranza di un futuro migliore.

Tu e tua moglie Cinzia, invece, non potete avere figli. Quando l’avete saputo non è stato un momento facile, così come non è stato facile salire sull’altalena emotiva del percorso per l’adozione. Voi non avete mai perso la speranza finché non è arrivata la calma dell’approdo.

Ricordo i giorni passati insieme nell’emozione che ci univa: io, padre affidatario, consegnavo a te il bambino che stavi aspettando. Io l’avevo accudito per diversi mesi in attesa proprio di te che sei il padre destinato a lui.

E’ il mistero della vita che chiede di diventare genitori anche senza generare.

E’ stato duro vedervi andar via col piccolo che avevo addormentato tante volte sulla mia pancia: ma ero sereno perché l’avete accolto come i discepoli con Gesù che “lo presero con sé, così com’era”. Ci siamo appena sentiti: presto ci vedremo e sarà la conferma che anche oggi, come ai tempi del bisnonno di cui porti il nome, i figli sono la certezza di un futuro migliore.

Canzone: “Bambinissimi papà” dello Zecchino d’oro 1991.

 

11 giugno 2021

Shukuru

Questa settimana il ricordo di Shukuru

(per noi semplicemente Shuku).

Una storia vera della Nyumba Ali a Iringa (Tanzania),

un seme di speranza.

Chi non conosce la Nyumba Ali può vedere il sito Nyumba Ali

e la pagina Nyumba Ali su facebook


Per me è un pezzo di famiglia e ne ho parlato spesso in questo blog.

In questa foto del 2011, al mio primo arrivo a Iringa, Shuku fa il suo lavoro di guardiana all'entrata della "Casa con le Ali".  La scritta sul cancello significa: “Passo dopo passo possiamo cambiare il mondo”.



Qui di seguito il testo pubblicato su La Voce di Ferrara - Comacchio

Lontano dai clamori della comunicazione di massa, ora come ai tempi di Gesù, i semi crescono: da piccoli granelli nascono grandi alberi.

Shukuru (per noi semplicemente Shuku) ha iniziato come guardiana nella casa della Nyumba Ali a Iringa (Tanzania): l'ho conosciuta lì nel 2011, la prima volta che sono stato nella casa famiglia e Centro Diurno per disabili fondati da mia sorella Bruna e mio cognato Lucio. Mi ha colpito la dolcezza con cui accoglieva le persone e la tenerezza con cui si rapportava coi bambini del centro.

In poco tempo è diventata un'operatrice del Centro, una delle Dade che, attraverso importanti momenti di formazione, hanno reso l'esperienza della Nyumba Ali unica per qualità e per integrazione fra personale locale e volontari italiani. Quando è stato aperto un nuovo Centro per rispondere ad altri bambini disabili che chiedevano opportunità di accoglienza e crescita, Shuku si è trasferita diventando una delle "Mamme del Centro". Vivono stabilmente insieme ai bambini che non possono tornare a casa: facendoli crescere insieme ai propri figli realizzano una comunità educativa e non solo assistenziale.

Ho rivisto Shuku a Natale del 2016: era quasi irriconoscibile, già aggredita dalla malattia che l'ha fatta morire qualche mese dopo.

Shukuru in Swahili significa ringraziamento: ringrazio di aver incontrato in lei un seme di speranza che chiede di essere accolto e fatto maturare.

La canzone da ascoltare è "Upendo" (amore, in Swahili) di Lino Cannavacciuolo insieme a diversi artisti napoletani e africani.

 

3 giugno 2021

Roger

A volte la fantasia riporta alla luce eventi reali: si unisce così con la memoria. E' il caso di questa settimana che evoca  il ricordo del mio incontro con Frère Roger, il fondatore della comunità di Taizé. So che per tanti, come per me, Taizé è il luogo di forti esperienze di fede, di condivisione, di fratellanza: chi ne volesse sapere di più può cominciare con una visita al sito Comunità di Taizé 

Frère Roger, quindi, è il protagonista della "Fantasticheria" sul vangelo di domenica 6 giugno.

Questo il testo pubblicato su  La Voce di Ferrara-Comacchio

Frère Roger, è il fondatore della comunità di Taizé.

Nel giorno del Corpus Domini è uno dei tanti che, sulle orme di Gesù, ha versato il suo sangue per l’alleanza. Quando fu accoltellato da una persona con problemi psichiatrici ospite della comunità era molto anziano, fragile e indifeso. Ricordo bene, era il 16 agosto del 2005: pensando a lui il pianto è diventato subito ringraziamento per la fortuna di averlo incontrato.

Quando gli sono stato davanti per la prima volta, dopo una preghiera della sera nel grande capannone di Taizé, mi ha colpito il suo sguardo profondo che mi guardava dentro e mi accoglieva. Gli ho detto: “Vengo dall’Italia, sono qui con la mia famiglia” e lui mi ha risposto “Cristo è veramente risorto ed ha fatto della nostra vita una vita di comunione” poi mi ha posato la mano sopra la testa facendo la croce col pollice sulla fronte. Non era un trattamento speciale ma ho sentito che era un attimo solo per me, per la mia vita.

L’ultima volta che sono tornato a Taizé, nel 2017, ho visto la grandezza di frère Roger nella continuità dell’esperienza, sotto la guida di frère Alois e, soprattutto, dello Spirito Santo.

Fra i nuovi canti che ho imparato in quella settimana uno riporta una frase di frère Roger: poter cantare “la fiducia del cuore, la gioia, la semplicità, la misericordia” è come riascoltarlo quando invocava lo Spirito e la parola confiance era un sospiro capace di riempire lo spazio ed i cuori.

Il brano, quindi, è “Heureux qui s'abandonne à toi” della Comunità di Taizé.