31 dicembre 2013

Natale 2013 non finisce il 25 dicembre: 3 di 3

Siamo alla fine dell'anno, ancora sulla scia del Natale.
Ho scritto questa piccola poesia come "biglietto" di Natale: la pubblico qui proprio l'ultimo giorno del 2013 quando il ritmo del passaggio notte/giorno assume in significato addirittura esagerato... quasi che la nostra società creda davvero che il trascorrere del tempo porti automaticamente il cambiamento.
Se non c'è una base salda su valori veri anche questa speranza rischia di essere la solita operazione di facciata.
Questa base, questo scoglio in mezzo al mare, credo sia proprio l'accoglienza ai bambini, alla vita, al futuro...al senso del Natale: un senso che può, secondo me, appassionare anche chi non ha nessun interesse per gli aspetti religiosi.

Ci vediamo l'anno prossimo.

Ci sono notti

che aprono giorni

pieni di sorprese,

ci sono giorni

che preparano notti

di sogni profondi.

In questo scambio infinito

Natale viene,

ancora una volta,

per farci ripartire.

28 dicembre 2013

Natale 2013 non finisce il 25 dicembre: 2 di 3

Per preparare il Natale 2013 ho sperimentato gli # (hashtag), creandone uno #preparonatale2013.
A partire dal 1° dicembre ho scritto ogni giorno un breve pensiero su twitter con una foto scattata col cellulare, fra le cose di casa mia (con una sola eccezione a casa di mio padre). 
Il tutto rispettando il vincolo dei 140 caratteri che comprendono anche l’indirizzo della foto.
Frasi brevi in un gioco che, come al solito, non sapevo dove mi avrebbe portato.
Uno dei miei cinque lettori mi ha chiesto di rivederli tutti in sequenza, un altro si è lamentato che non ha Twitter o Facebook (in cui le frasi quotidiane venivano riportate automaticamente). Eccole qui dall’1 al 24 dicembre 2013…con una foto anche per il 25.

1 dicembre. Oggi porto con me una noce: dura fuori e buona dentro.
 2 dicembre. Oggi porto con me un omino della Lego-Duplo: non sarei adulto se non fossi bambino.


 3 dicembre. Oggi un quaderno fatto con la cacca degli elefanti: "dai diamanti non nasce niente".
4 dicembre. Porto con me una bustina di camomilla: avere ritmi rilassati senza fuggire dal mondo.
 5 dicembre. Ritrovo il vecchio View Master: ho capito che guardare non è vedere...
6 dicembre. Oggi le chiavi, tutte assieme: possono aprire o chiudere
 7 dicembre. Ho in tasca un kazoo: musica semplice, per tutti, per la vita...
 8 dicembre. Primo pampepato fatto in casa pronto per Natale: la gola sconfigge la pazienza.
 9 dicembre. L'orologio mi guarda: è sempre l'ora di provare a cambiare in meglio.
 10 dicembre. Col pallottoliere faccio i conti con le mie debolezze, una alla volta...
 11 dicembre. Una piccola medicina ricorda che nella vita a volte bisogna sapersi trattenere.
 12 dicembre. Una bustina di semi dall'Irlanda: saper aspettare il tempo giusto per seminare.
 13 dicembre. Un libro minuscolo regala grandi pensieri, come ogni libro.
 14 dicembre. Un dado per la preghiera a tavola: ringraziare per il dono della vita.
 15 dicembre. Segni visibili del terremoto: in pochi secondi scopri che non sei padrone del mondo
 16 dicembre. Un avanzo di pane è ancora pieno di senso: non si butta via...
 17 dicembre. Un valido aiuto per la crescita: è uno sporco lavoro ma qualcuno deve farlo!
 18 dicembre. Un gettone telefonico: posti speciali per dire parole misurate a persone mai banali.
 19 dicembre. Stelline di buccia d'arancia: riciclo, ri-creo, ripenso oltre ciò che appare.
 20 dicembre.Mio padre a 55 anni ha corso fino al mare:ogni anziano è stato adulto e giovane...
 21 dicembre. La porta come una lavagna: ricordarsi di tenerla aperta per uscire e fare entrare.
 22 dicembre. Una gomma per cancellare: serve agli errori della matita ma non a quelli della vita
 23 dicembre. La colla per rimettere insieme i vari pezzi: ormai ci siamo!
 24 dicembre. Ci siamo, stanotte nasce un bambino: anche io mi preparo a prendermi cura di lui
 25 dicembre #Natale è qui. Per caso il presepe sotto una foto: come Giuseppe anche io ho un bambino non mio :-)








27 dicembre 2013

Natale 2013 non finisce il 25 dicembre: 1 di 3

Il mio amico Enrico vive a Iringa in Tanzania (la stessa città dove vivono mia sorella, mio cognato e la mia unica nipote)  in una casa famiglie in cui si prende cura di bambini. Da quando l'ho conosciuto sono rimasto colpito dalla sua grande forza interiore, frutto di una fede non comune.
Condivido la sua riflessione sul Natale: arrivata prima si diffonde oltre la data del 25 dicembre.
Penso possa offrire qualche spunto anche ai tanti non credenti che in un qualche modo si imbatteranno in questo blog.

             Qui nella cittadina di Iringa tutto si svolge con i ritmi scanditi dalla natura; l’aurora preannuncia l’inizio del nuovo giorno, il sole del mezzodì dice che se non vuoi avere un colpo di sole e iniziare a straparlare e’ meglio stare all'ombra di qualche albero.
            La sera, prima ancora che il sole scompaia all'orizzonte,  già le stelle indicano un nuovo inizio della notte; la luna sembra voglia venire sulla terra,  per raccontare ciò che ha visto nel suo peregrinare.
            A questo punto voi direte che probabilmente oggi mi trovavo al sole di mezzodì , ecco il motivo del mio straparlare.
            Vi chiedo scusa ma non e’ mia intenzione annoiare nessuno, vorrei solo farvi gli auguri di un Santo Natale.
            In Tanzania,  precisamente ad Iringa e in particolare qui nella nostra casa famiglia,  il Natale e’ già arrivato; e sì proprio ieri guardando il cielo dopo il tramonto,  ho visto la cometa che si stava dirigendo verso casa nostra.
            A mezzogiorno qui il sole picchia per davvero !!!!
            Allora mi sono chiesto perché, perché il Signore ha voluto venire proprio qui e poi prima della data ufficiale; vorrà mica nascere col cesareo che poi mi scombussola tutto il vangelo.
            Non certo perché ci sono io, povero peccatore da quattro soldi;  ne tanto meno per pietismo verso l’Africa, non ne ha proprio bisogno.
            Forse per i bambini che hanno storie tremende sulle spalle, no neanche per questo; sai quante persone soffrono nel mondo.
            Tutta la notte per cercare di diramare la matassa e trovare una spiegazione ....ma niente da fare.
            Poi mi son detto, perché per ogni cosa deve esserci per forza un motivo, perché dobbiamo ridurre qualcosa di eterno in una briciola di razionalità?
            Per la smania di avere tutto sotto controllo,  far rientrare ogni cosa nella sfera scientifica e razionale,  mi sto dimenticando di un punto centrale; ciò  che  ha riempito la mia vita, le ha dato e da un senso profondo,  ha ben poco del razionale  di come lo intendiamo noi.
            Sta a vedere che il sole di mezzogiorno nel volermi fare uno scherzo mi ha aperto all'infinito.
            Il Signore ha deciso di venire qui, ora e in questa casa; per me e’ sufficiente.
            Ha deciso tutto questo per Amore, semplice e infinito Amore; infinito,  ecco perché non riuscivo a trovare una spiegazione con la mia mente finita.
            Ogni giorno quando mi sveglio e vivo la quotidianità e’ Natale.
            Oggi quando Helena si e’ messa a piangere perché ha litigato con il fratellino, e’ stato Natale.
            Quando,  stanco ho cercato ristoro in cappellina e mi sono messo davanti alla Croce, e’ stato il mio-nostro Natale.
            Si perché il Natale non e’ una festa personale  ma di popolo, di famiglia.
            Anche quando noi,  per tanti motivi, non abbiamo tempo per accoglierlo; lo releghiamo alla periferia della nostra storia, Lui sceglie di nascere nelle nostre grotte, nei luoghi più freddi e disperati,  nei meandri della nostra anima.
            Lui ci ama e vuole riempire di luce il nostro spirito e la nostra Vita.
            Coraggio apriamo le porte delle nostre locande, facciamo il censimento e scriviamo sul foglio della nostra esistenza il nome di Cristo che e’ venuto nella nostra casa, nella nostra famiglia non con violenza ma con trepidazione e Amore.
            Certo che con me ha rischiato;  qui a sud dell’equatore e col sole che ci ritroviamo,  potevo anche non riconoscerlo ma per fortuna ci sono i piccoli della storia,  prediletti da Dio che mi hanno dato uno scossone e mi hanno ridato la vista per vedere la cometa.
            Purtroppo per voi,  il Natale a sud dell’equatore e’ arrivato prima; del resto non vorrete mica sempre avere tutti i primati della storia, visto che  siete già il “primo mondo” a noi lasciateci pure il terzo ma la cometa quest’anno e’ passata prima a sud.
            Nel frattempo che arrivi anche da voi vi auguriamo un Santo Natale  pieno di gioia e di Luce
            Non dimentichiamoci di coloro che sono nella sofferenza e  solitudine, gli ultimi della storia a cui il Signore e’ molto legato e ci chiede di essere loro prossimo.

            Un abbraccio e una preghiera da tutti noi
            Enrico e bambini 



14 ottobre 2013

14 ottobre: CERTE emozioni CHE...

Cinque giorni fa ho avuto la notizia che l’esperienza di affido che stavo vivendo insieme a tutta la mia famiglia si sarebbe conclusa (O almeno speriamo abbia trovato la giusta soluzione) il 14 ottobre.
Dopo sette mesi è arrivato il momento a cui ogni famiglia affidataria si prepara, senza arrivare mai davvero pronta (almeno per noi è così).
Un momento di emozioni speciali intrecciate sul tappeto di affetto che abbiamo steso per accompagnare il cammino di una piccola creatura indifesa.
Per prepararmi ho provato a usare twitter scrivendo cinque piccole frasi senza predefinirle prima: in sostanza dopo aver scritto la prima mi sono sfidato a provare la struttura “Certi/certe…..che….” per dire, apparentemente contraddire, indicare in qualche modo il mio stato d’animo.
Le trascrivo qui nell’ordine:

10 ottobre: Certi pesi sono così leggeri che pesano solo quando te li tolgono.
11 ottobre: Certi dettagli sono così minuscoli che se li elimini non si capisce più nulla.
12 ottobre: Certe nuvole sono così minacciose che quando il vento le porta via ci sentiamo indifesi.
13 ottobre: Certe notti sono così particolari che Ligabue non se le immagina nemmeno.
14 ottobre: Certe strade portano così lontano che quando arrivi ti trovi dentro te stesso.

Alla fine il 14 ottobre è arrivato…un giorno non qualsiasi nella mia vita: chi mi conosce sa che significato ha il 14 ottobre del 1979.
Io, poi, non dimentico che il 14 ottobre del 2011 ho celebrato per la prima volta il Nyerere Day in Tanzania durante un altro viaggio decisivo per la mia storia.

Adesso c’è anche il 14 ottobre del 2013: “Certe emozioni…che fai fatica a condividere ma che ti arricchiscono davvero”

20 marzo 2013

Ieri era la festa del papà...


Cosa sarà mai stata tutta quella voglia di festeggiare la festa del papà, proprio ieri, 19 marzo 2013?
Io continuo a non capire cosa c’è da festeggiare o, meglio, capisco che sta succedendo un fenomeno abbastanza comune: si festeggia quello che non c’è o che sta scomparendo.

E’ come ricordarsi del Panda o del Rinoceronte Bianco… razze in via di estinzione.
Oggi è già difficile trovare degli adulti, figurarsi dei padri.

Ripenso a diversi film che descrivono le famiglie dal punto di vista dei ragazzi: quando va bene il padre non c’è e quando c’è oscilla tra la totale indifferenza e la presenza imbarazzante.
Anche i cartoni animati segnalano l’idea predominante: ad esempio nei “Due fantagenitori” il vero papà e la vera mamma del protagonista sono assolutamente impresentabili, avulsi completamente dalla vita del figlio... poi ci sono i fantagenitori che altro non sono che una versione moderna del genio della lampada, pronti ad esaudire i desideri con una bacchetta magica.
Del resto la scomparsa del padre non è una novità…che dire del padre di Biancaneve, di Cenerentola, della Bella Addormentata, di Pollicino…? Quando va bene sono già morti o ignorano i figli: quando va male tentano di ucciderli.

Vorrei, comunque, aprire qualche spiraglio in questo grigio realismo che mi prende oggi pensando a ieri: l’unica cosa che mi sento di dire è che credo di non dovermi mai pensare come padre ma di voler ricordare soprattutto che prima di tutto sono un figlio.
E' lì che trovo il gusto di voler ancora cercare di esistere per quello che sono.

5 marzo 2013

Il mio personale Lucio Dalla


Il mio personale Lucio Dalla sta fra due concerti dal vivo in cui l'ho potuto vedere.

Il primo era (forse) il 1976 al Comunale di Ferrara: un concerto gratuito offerto (dal Comune ?) per ricordare qualcosa di importante. Ero andato a vederlo con mia madre: come al solito in posti scomodi nei palchi del quarto ordine.
Era uscito da poco l'album “Anidride Solforosa” che proponeva, credo per la prima volta, Dalla come musicista un po' sperimentale con testi di Roberto Roversi, un vero poeta.
Per me è stata una rivelazione, una festa da gustare in ogni momento: uno spettacolo.
Ricordo il famoso pezzo in cui Dalla smontava il clarinetto riducendolo ai minimi termini, ottenendo comunque suoni accompagnati dal suo canto senza parole comprensibili.
Solo più tardi all'Università avrei saputo che si chiamava “grammelot” e si rifaceva direttamente alla commedia dell'arte.
Alcune canzoni mi sono rimaste sempre in testa.
In “Borsa valori” Dalla cantava il listino della borsa di Milano. L'avevo trovata affascinante: anche io negli anni successivi ho inventato canzoni improvvisando, con la chitarra, musiche su cui cercavo di cantare testi vari o acrostici improvvisati (ho ancora le audiocassette con su scritto “experimental production” a testimonianza della pessima qualità di questi tentativi).
Un'altra canzone la ricordo come “Ferrante Aporti” sul carcere minorile di Torino: In realtà ho scoperto che si chiama “mela da scarto” o, più correttamente, “mela DI scarto”....”furto d'auto, furto di benzina, furto di gomme...u-ho!” “in Piemonte, là dove c'è un monte che porta alla luna”.
Sono stato poco a Torino ma conosco gente che là ha lavorato in carcere e non mi stanco di guardare la luna quando ho la fortuna di incontrare qualche monte.

L'ultima volta, invece, è stato pochi anni fa alla “Notte Rosa” al Lido delle Nazioni.
La piazza era piena di ragazzine urlanti nell'attesa isterica della boy band del momento (ora puntualmente scomparsa): prima del “clou” altri ospiti tra cui Lucio Dalla.
Mentre cantava Caruso mi guardavo attorno condividendo coi pochi adulti presenti uno sguardo solidale di entusiasmo e di tristezza...l'indifferenza del pubblico più giovane, insofferente nell'attesa dell'effimero inconsistente, non permetteva loro di capire dove stesse di casa la vera musica e la vera poesia.
Mi fece molta tristezza.
In questi giorni mi piace pensare che in qualche modo le mani di Lucio, che quella sera sorvolavano la tastiera, avranno trovato un modo per accarezzare anche chi in quel momento non ha saputo apprezzarlo...la buona musica trova sempre la strada del cuore.