30 maggio 2022

100


Numero 100: come l'Ascensione non è la fine.
Tra impazienza e speranza in buona compagnia, su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana di fine maggio 2022.

                            Per leggere meglio il testo:
                                             100

Il numero 100 coincide con l'Ascensione: un traguardo importante, da vivere con pienezza. Gesù, prima di portare i discepoli verso Betania, dà loro le ultime istruzioni e li "mette in pausa": non sarà facile ma dovranno aspettare ancora un po' l'arrivo dello Spirito per proclamare le meraviglie che hanno vissuto. Me li immagino in subbuglio dopo aver ricevuto la benedizione e aver visto Gesù staccarsi e venire portato su in cielo. In spazi ristretti si muovono ansiosi e frenetici nelle preghiere quotidiane, con un velato sorriso che pregusta il momento in cui potranno finalmente essere "in uscita". È la pausa, lo “stand by”, in cui mi trovo anch’io, con la differenza che non ho visto direttamente coi miei occhi Gesù salire al cielo. Vivo l' ansia e la frenesia cercando di conservare la serenità e il sorriso: fra tante incertezze e fragilità so che lo Spirito è già fra noi.

Ne ho avuto la prova in questi giorni salutando Adele Barone. Nei vari incontri con lei ho trovato la conferma che la “bolla” in cui stiamo vivendo è il preludio ad una grande gioia. Il misto di impazienza e speranza in cui siamo immersi trova senso nella conferma che - come chiedeva Adele - la sofferenza non va perduta ed è di beneficio per altri. È così e lo sappiamo: l’entusiasmo con cui Adele cantava, ballava, percorreva le montagne, ragionava sul bene comune e sul futuro del nostro mondo, rimane un dono potenziato dal passaggio nel solco della sofferenza. La vedo insieme a Laura Vincenzi: nella comunione dei santi so che cantano insieme a noi.


22 maggio 2022

99

AVVISO AI LETTORI 😉: le "Fantasticherie" continueranno fino al n. 104 e finiranno con la pausa estiva. Sul n. 99 si potrà leggere di relazioni e ricerca fra il mondo dei giovani e un lontano conoscente che si chiamava Paraclito.

Qui il testo pubblicato questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio 
La "Fantasticheria" n°99  non è la penultima: con la Redazione abbiamo deciso di andare avanti fino a 104, chiudendo con la pausa estiva. Tutto ciò è compatibile con questo periodo in cui provo a lasciarmi coinvolgere nelle situazioni che mi capitano: se posso, non rinuncio a dire di si. È così che mi sto rendendo conto che c'è sempre bisogno di relazioni autentiche, di ascolto, di arricchimento reciproco: è ancora il tempo di mettersi in discussione con l'umile pazienza di chi sa che la vita è una ricerca continua.

Le lezioni più importanti di questo periodo (forse le più dure da digerire) mi arrivano dal tanto bistrattato mondo giovanile con cui, volente o nolente, ho un confronto quotidiano. Sentirmi ributtare addosso le tante incoerenze di cui sono imbevuto, sul momento mi ferisce, ma poi provo a trasformare "le ferite in feritoie" (una bellissima immagine attribuita a Don Tonino Bello). Chissà se questo sforzo, non sempre compiuto a dovere, è un frutto dello Spirito o è un vano imperativo morale.

Mi consola ricordare un lontano conoscente che di nome si chiamava proprio Paraclito. Morto a 99 anni era stato battezzato con quel nome all'inizio del secolo scorso, secondo le usanze di dare ai figli nomi sentiti in Chiesa.

Figlio di contadini, era diventato infermiere e diceva "Sono il paramedico Paraclito: per quello che riesco curo e aiuto". So che altri, più di quello che immagino, vivono come lui confermando la frase di Gesù “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. La ricerca continua.


 

14 maggio 2022

98

Glorificazione, amore, stupore, comunità energetiche e "alte vie" nella "Fantasticheria sul Vangelo della Domenica" n.98.
Come sempre su La Voce di Ferrara-Comacchio 
Qui di seguito il testo:

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Gesù è a tavola coi suoi discepoli: Giuda è appena uscito e c'è tensione e smarrimento.

Di cosa c'è bisogno in un momento del genere? Quale messaggio per chi, come me, è presente a questo momento topico?

Da Gesù arrivano due parole chiare: glorificazione e amore.

In casa mia è arrivato un libro sui “Cammini in Italia”: a pagina 98 si parla proprio di “Alte Vie” da affrontare in modo consapevole: come sempre non è un caso.

Glorificazione e amore possono essere i segnali che ci accompagnano sulle vie che siamo chiamati a precorrere: punti cardinali da cercare ogni giorno nelle sfide che la realtà ci propone.

La glorificazione mi proietta fuori da me: non devo certo glorificare me stesso (non c'è nemmeno un briciolo di materia prima per farlo), ma posso valorizzare quello che vedo nelle tante persone che si dedicano a realizzare un'umanità vera. Glorifico loro e, con loro, chi ce li ha donati.

Mi piacerebbe avere nei confronti delle persone lo stesso atteggiamento che mi anima di fronte ai capolavori della natura e della creatività umana: essere capace di gratitudine e stupore per il dono di ogni uomo e donna oggi, qui, sulle fragili gambe che ci fanno fare un po’ di strada insieme.

Da qui potrebbe venire l'energia per decidersi ad amare in modo autentico e gratuito, generando un circolo virtuoso che si autoalimenta.

Sogno una “comunità energetica” nutrita da fonti rinnovabili che nascono dentro ciascuno di noi: assaporare l’essenziale per fare della nostra vita un cammino di glorificazione e amore sulle alte vie dell’esperienza quotidiana.

 

6 maggio 2022

97


 Persone famose che danno il meglio nel proprio campo di attività e lasciano il segno nella mia  piccola storie quotidiane.
La "Fantasticheria sul Vangelo della domenica" n° 97 su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana.

Ecco il testo.

Cercando spunti per la fantasticheria settimanale ho incontrato la lista delle persone famose che sono morte nell'anno 1997. Ho visto nomi interessanti tra cui ricordo: Alberto Manzi, Benito Jacovitti, Madre Teresa di Calcutta, Ivan Graziani, Helenio Herrera, Sergio Strehler.

Sono persone che hanno lasciato il segno in diversi campi della mia vita.

Ciascuno, a modo suo, mi ha dato un esempio, un modello da imitare e da adattare a quello che penso sia il mio modo di essere. Li collego al Vangelo di questa settimana: alla proposta di stare in ascolto e seguire, fidandosi di chi mi parla e guida e mettendo a frutto le mie capacità. So che il Maestro è uno solo, ma altri, che danno il meglio nel proprio campo di attività, possono aiutare a seguirlo.

Fra le persone citate quello a cui oggi guardo con più affetto è certamente Jacovitti: ho ancora il Diario Vitt che usavo alle medie e ricordo le tavole del suo Pinocchio in mostra a Collodi. Cocco Bill, Pippo Pertica e Palla ogni tanto tornano nei miei pensieri.

Se invece di scrivere potessi disegnare mi piacerebbe fare apparire qua e là un salame, una lisca di pesce, un viso stralunato col naso grosso: quel tocco surreale (ma vero) che aiuta ad avere uno sguardo attento sulla realtà. Penso sarebbe il modo giusto per trasmettere la voglia di ascoltare e seguire senza rinunciare alla curiosità, al gusto di mettersi in gioco con un pizzico di creatività.

Qualcosa che assomiglia molto a mettere a frutto i propri talenti.



1 maggio 2022

96

 

Tra grigliate, domande, dubbi, risposte un bel momento ricco di cambiamenti 153 pesci diventano 96.
La fantasticheria di questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio

Questo il testo:

96

Il vangelo di questa domenica è uno dei miei preferiti.

Come altri che sono nel mio cuore accende la fantasia: leggendo scorrono immagini che evocano colori, odori, sapori capaci di suscitare emozioni vere.

Giovanni, che era sul posto, parla di sé in terza persona e poi mi accompagna ad assistere allo straordinario dialogo tra Gesù e Pietro. Li vedo insieme agli altri discepoli, davanti a una grigliata di pesce cotta da Gesù: il Maestro aveva preparato le braci già dall'alba raggiungendo un livello di cottura che nessuno chef stellato è in grado di avvicinare.

Pietro che aveva dubitato, ostacolato, tradito riesce a rimettersi in gioco dichiarando chiaramente il suo amore per Gesù: è così che da pescatore diventa pastore.

Ho capito che è la stessa cosa anche per me: provare a voler bene a Gesù significa avere continuamente nuove scoperte, sensibilità e impegni che mi si presentano se accetto di convertirmi davvero. Ci provo ma non ho ancora capito se sono un pescatore, un pastore o un curioso che legge il vangelo o lo guarda come un film.

Mentre rifletto noto che dei 153 grossi pesci pescati ne sono rimasti 96, che i discepoli doneranno ai poveri: 11 li hanno mangiati insieme a Gesù e 56 (8 per ognuno di loro) li porteranno a casa alle loro famiglie.

Vorrei essere così anch’io, consapevole del mio “ruolo”, capace di donare, accudire, accompagnare, ricominciare: forte del pesce pescato, cotto, donato e, soprattutto, del pane spezzato con Gesù.