23 giugno 2009

23 giugno 2009

C’è quell’estate che c’era: giornate infinite in cortili sconfinati.
Non bastava il tramonto e nemmeno le urla delle madri ottenevano risultati immediati: solo lo sfinimento, la crisi energetica totale, la scomparsa di qualche attrezzo da gioco sancivano la fine della giornata.

In altre occasioni anche l’arrivo di un meteorite passava inosservato.

Io ero lì, fuori dal tempo, nello spazio tra una partita sull’erba medica appena tagliata o la fuga nel nascondiglio oltre la quercia secolare.

Io sono ancora lì, incapace di accorgermi del tempo che passa: ancora in ritardo, ignaro del tramonto e del passato di verdura che si raffredda.

C’è un passato, oltre la verdura, che non è mai passato.

Patrizio