27 febbraio 2024

Il Foglietto in tasca n.66

Abramo torna a provocarmi con la sua storia di fiducia, viaggi, abbandono e promesse realizzate per il futuro.
Il ricordo di una canzone su di lui mi riporta alla realtà.  Dove possiamo trovare oggi il senso del viaggio? Perché partire? Abramo è ancora in giro, ai giorni nostri?
Il n° 66 del "Foglietto in tasca" si trova su La Voce di Ferrara-Comacchio e si può leggere qui di seguito.

«Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Abramo è un punto fermo nella storia e nella fede di molti popoli: il prototipo di chi si affida al proprio Dio ed è pronto a mettersi in discussione, a partire, a rinunciare a quello che possiede ed a quello che ha avuto in dono.

Mentre scrivo mi torna in mente la canzone “Esci dalla tua terra”: nel mio passato di animatore l’avevo trasformata in quadri viventi in cui le persone coinvolte ricoprivano i vari ruoli narrati nelle strofe (l'ho fatto persino coi seminaristi: ricordo con particolare emozione quel momento).

Mi ritorna una frase che mi lasciava perplesso: “Partire non è tutto, certamente c'è chi parte e non dà niente, cerca solo libertà.”

Non conosco l'autore né il contesto in cui ha scritto questa canzone: trovo, però, che non si possa sostenere che chi cerca la libertà non dà niente. Sinceramente mi sembra esattamente il contrario: credo che la ricerca della libertà sia un atteggiamento pienamente inserito nella fame e sete di giustizia, una delle beatitudini proclamate da Gesù.

Oggi, poi, non si può sminuire il senso di essere costretti a mettersi in viaggio: la migrazione indotta dalle guerre e dallo sfruttamento indiscriminato delle persone e dell'ambiente è sotto gli occhi di tutti.

Forse oggi Abramo lo troviamo fra chi affronta un viaggio spinto dalla disperazione che lo fa uscire dalla sua terra, mettendo a rischio la vita e le persone della propria famiglia.


20 febbraio 2024

Il Foglietto in tasca n. 65

Inizio la Quaresima nel segno della ricerca che è, secondo me, la caratteristica del cammino di fede.

E' difficile spiegarlo a chi è convinto che la fede fornisca regole certe da seguire senza partecipazione affettiva e spirito critico: è difficile soprattutto quando chi sostiene questo si dimostra inamovibile nelle sue certezze. Io so, invece, di avere tanti dubbi che mi stimolano a riflettere sulla mia vita.
Bastano 60 secondi per leggere "Il Foglietto in tasca n.65"pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio  e riportato integralmente qui di seguito. 

O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.”

Riporto per intero la preghiera (Colletta) che introduce le letture della prima domenica di Quaresima.

Non c'è pausa nella vita di fede. Sarei rimasto volentieri seduto a contemplare Gesù bambino nella grotta assaporando la tenerezza del Natale: invece devo alzarmi, convertirmi, crescere nella conoscenza, testimoniare. 
Ho scritto “devo” come se fosse una regola morale: in realtà è più corretto “posso” poiché si tratta di una proposta a cui decido se aderire o no.

Ho sempre vissuto la fede come uno stimolo a mettermi in ricerca, un cammino da imparare strada facendo con pochi grandi punti fermi e tanti segnali da interpretare. 
In positivo è un’opportunità fantastica per rimanere giovani, in negativo è la certezza di non trovare mai un punto d’arrivo definitivo.

Incontro amici che si dichiarano atei e sostengono che la fede sia una solidità granitica che anestetizza lo spirito critico: provo a convincerli che non è così ma loro (con la solidità granitica che vorrebbero trovare in me) sostengono di avere ragione. 
Non so, onestamente, se nella loro vita quotidiana hanno così tanti dubbi come ne ho io.

La soluzione a questa disputa in realtà è molto concreta ed è scolpita nell’ultima frase della Colletta: avere “una degna condotta di vita”. 
Questa, penso, è la vera ricerca, (molto pratica) che può unire credenti e atei.

11 febbraio 2024

Il Foglietto in tasca n.64

San Paolo agiva senza cercare il proprio interesse: un atteggiamento controcorrente ai suoi tempi e anche ai nostri. Anzi, i dati dell'economia mondiale e locale confermano sempre più l'idea che chi ha la ricchezza ed il potere  fa soprattutto i suoi interessi senza considerare i bisogni degli altri. 
Forse è necessario farsi qualche domanda su come ci stiamo comportando e se è possibile trovare un rimedio.
Come ogni settimana "Il Foglietto in tasca" è pubblicato sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e si può leggere integralmente qui di seguito.

...senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.”

San Paolo, in Paradiso, dopo aver riletto questa sua frase, scritta ai Corinzi quasi due millenni fa, si è preso una pausa ed è andato a fare un giro su Internet.

Curioso di vedere com'è la situazione nel mondo a inizio 2024 ha scoperto che l’obiettivo principale delle persone che gestiscono le risorse del nostro pianeta è esattamente il contrario.

Non importa se sono credenti o no, non è chiaro a quale salvezza intendano giungere: il dato di fatto è che oggi nel mondo l’1% più ricco possiede il 43% di tutta la ricchezza disponibile.

Il rapporto Oxfam esplicita che i cinque uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato le proprie fortune, passando da 405 miliardi di dollari a 869 miliardi di dollari, mentre la ricchezza del 60% più povero, quasi cinque miliardi di persone, è, al contrario, diminuita.

Poiché Paolo ha a cuore il nostro paese (dove fu decapitato) continua a leggere il report mondiale e scopre che in Italia siamo sostanzialmente allineati: il 5% delle famiglie più ricche possiede il 46% della ricchezza totale.

È così che l’apostolo delle genti ha cercato di contattare un po’ di persone che vivono attualmente sulla terra generando un’ispirazione che aiuti a riflettere sulla china in cui ci siamo infilati.

A me ha messo un foglietto (!) che ho trovato stamattina nella Bibbia proprio sulla lettura di domenica 11 febbraio 2024. Sopra c’è scritto: “Sei sicuro di fare tutto quello che puoi?”


4 febbraio 2024

Il Foglietto in Tasca n.63


Giobbe mi mette di fronte alle notti che, nella sofferenza, si fanno lunghe.
Don Alessandro Denti ,nel pieno del suo calvario, regala spiragli di vera luce. 
Per fortuna non sono solo e posso affrontare il cammino quotidiano appoggiandomi su chi ha già fatto tanta strada e raggiunto il traguardo finale.
Si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure nel testo riportato qui di seguito.

Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.

Giobbe mi provoca, mi affascina e spaventa, mi attira e respinge: lo trovo vicino nella tragedia di vivere che incontro nei grandi drammi del mondo e nelle sofferenze del mio cammino quotidiano. Giobbe è attorno e dentro di me: lo sento racchiuso nel respiro rilassato del cucciolo d’uomo che mi si è appena addormentato in braccio alle soglie dell'alba.

Dovrei scrivere qualcosa anche questa settimana ma non trovo nulla che abbia senso di fronte al baratro del testo di Giobbe: ho solo frasi retoriche come quelle che ho appena scritto.

Per fortuna ho dei “ganci in mezzo al cielo” a cui attaccarmi: santi che ho conosciuto e che mi accompagnano con la forza della fede vissuta attraverso le fatiche e i drammi inspiegabili della vita.

In questi giorni sto leggendo “Tutto passa, solo l’amore resta” in cui ho ritrovato Don Alessandro Denti: lui può certamente aiutare me e chi legge queste righe a entrare pienamente nella Parola che ci arriva attraverso Giobbe.

Il 26 marzo 2016, pochi giorni prima della sua “morte corporale”, ha scritto alla comunità di Malborghetto:

In questa notte e giorno di Pasqua un solo augurio: le nostre ferite, le nostre fragilità possano diventare delle fessure che, nel tempo della fatica e della prova, la luce di Gesù risorto trasformi piano piano, insegnandoci ad abitarle, in nuove sorgenti di amore, di vita e di pace. Che tutte le nostre fatiche, lacrime e notti buie possano essere embrioni di lampadine per un nuovo inizio.”