23 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n.59

Il Natale di quest'anno ravviva i ricordo di quello di quarant'anni fa, quando vivevo accanto a Don Giancarlo Pirini: una piccola poesia in dialetto e il desiderio di essere profondamente semplice, capace di vedere e portare la luce vera nei luoghi della vita.
Sono fortunato a poter condividere pezzi della mia vita sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio.
Chi vuole può leggere il testo qui di seguito.

È arrivato il Natale del 2023 e la memoria mi riporta esattamente a 40 anni fa.

Il Natale del 1983 è il primo che ho vissuto come Obiettore di Coscienza in Servizio Civile presso la Parrocchia di Sant’Agostino in Via Mambro. Eravamo una comunità di quattro Obiettori e vivevamo in una stanza della canonica: andavamo a casa nel fine settimana (e nella nostra camera facevano il catechismo). Vivevamo insieme ai tre sacerdoti presenti in Parrocchia: Don Ivano Casaroli, Don Giorgio Lazzarato e Don Giancarlo Pirini. C’era già il giornalino parrocchiale “Insieme” a cui collaboravamo anche noi sia per le cose manuali sia scrivendo qualcosa. Ricordo che nell’edizione del Natale ‘83 abbiamo pubblicato una poesia in dialetto che diceva spesso Don Giancarlo.

Provo a trascriverla, sull’onda delle emozioni di questi giorni. 

            “Int’al presepi, ins’la paia, 
              a gh’è ‘na lus cla m’imbarbaia:
              ela ‘na stela?
              el un lumin?
              (...?)
              mo l’è Gesù Bambin!”

Non so scrivere bene il dialetto, e non so tradurre in italiano “imbarbaia”: credo significhi qualcosa che abbaglia, per me è una luce esteriore che stupisce e appassiona muovendo la profondità dei sentimenti.

Invece quello che cerco di trascrivere con (...?) è un suono gutturale-nasale con tono interrogativo: esprime una sequenza che parte col dubbio, continua con la curiosità, fino a raggiungere l’entusiasmo della scoperta. Lo ricordo come un suono tipico di Don Giancarlo, uno dei tanti doni della sua profondità semplice capace di vedere e portare la luce vera nei luoghi della nostra vita.


 

17 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n. 58

Sono tante le realtà della mia vita per cui posso gioire: fra queste una ricca rete di relazioni che, proprio come quella sotto i trapezisti, mi impedisce di schiantarmi a terra.
Ne parlo mentre mi preparo al Natale, anche grazie ad amici con cui condivido la ricerca dell'infanzia spirituale.
I consueti  circa 1.500 caratteri si leggono in un minuto sul Settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  oppure nel testo riportato qui di seguito.

Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio”
Sono tante le realtà della mia vita per cui, seguendo Isaia, posso gioire. Realtà decisamente semplici: doni di cui non mi rendo conto quando, preso dalla stanchezza e sopraffatto dalla razionalità, in me prevale lo sconforto.
Per fortuna, però, vivo in una ricca rete di relazioni che, proprio come quella sotto i trapezisti, mi impedisce di schiantarmi a terra.

Scrivo dopo un incontro online con “vecchi amici” conosciuti nell'ACR nazionale del secolo scorso. Ci troviamo in Avvento e in Quaresima: una bella abitudine nata col Covid. Dalla Sicilia al Piemonte stiamo insieme e ascoltiamo la riflessione del più famoso di noi che, partito come educatore, è diventato sacerdote, Assistente ACR ed ora è Vescovo in una importante città della Toscana.

Fra spunti profondi, memorie rinsaldate, risate e racconti, si riannodano i fili di un cammino di fede che ci vede ancora in ricerca per essere laici attenti e disponibili in luoghi e condizioni diverse.

Di questo incontro condivido il titolo: “Solo Dio nasce e non invecchia mai! Ma bisogna essere e rimanere bambini per accoglierlo”.
Così mi preparo al Natale, alla ricerca dell'infanzia spirituale, consapevole di avere tanto da condividere soprattutto con chi si sente soffocare dal peso delle proprie fragilità.

Siamo in una sfera: a volte sosteniamo a volte siamo sostenuti.
Sono grato per le opportunità che mi permettono di essere quello che sono.


 

11 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n.57

Il risveglio forzato nella notte può regalare preziosi momenti di sospensione che aiutano ad affrontare la vita quotidiana.
Esperienze e riflessioni si possono trovare sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure leggere qui di seguito.

"Dio grande e misericordioso, fa che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con il Cristo, nostro Salvatore. Egli è Dio, e vive e regna con te."

Ho ripreso, per motivi belli di cura, a stare sveglio nel cuore della notte: è in questo tempo notturno che mi appare chiara la bellezza di vivere momenti di sospensione che, nella fatica del sonno spezzato, preparano alla vita quotidiana. “Nel mio giaciglio di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne” si legge nel Salmo 62: in queste veglie mi vengono incontro eventi passati e futuri con una luce strana che mi aiuta a interpretarli (se sono passati) e a prepararli se accadranno domani. Rimugino su ciò che è stato e mi predispongo ad accogliere ciò che sarà. Non sempre riesco, ma quando trasformo il risveglio forzato nell’accoglienza di un dono, mi si aprono orizzonti inattesi.

Queste riflessioni (tra l'altro elaborate stanotte) mi accompagnano mentre leggo il testo della Colletta di domenica 10 dicembre 2023: la ricerca della sapienza che viene dal cielo genera la Comunione che serve per l’impegno nel mondo.

Porto questa frase in tasca per ricordarmi di vivere le mie giornate consapevole del senso di ciò che faccio.

Provo a ricomporre le fratture della mia esistenza attraverso la comunione con Gesù: una vicinanza fraterna con Lui che è già nato, morto e risorto per me.

Provare a vedere il mondo con occhi nuovi alla luce del giorno vale la spesa di un po’ di tempo notturno.

 

 

5 dicembre 2023

Il Foglietto in tasca n.56


 Il mio amico Jacopo (nome di fantasia) è tornato da un lungo viaggio in giro per l'Italia alla ricerca di se stesso. Alla fine si è convertito e adesso vede satana dappertutto...confesso che lo preferivo quando era ateo!
Sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio si possono leggere le mie brevi riflessioni settimanali, che sono riportate anche qui di seguito.

La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.”

Il mio amico Jacopo (nome di fantasia) è tornato da un lungo viaggio in giro per l'Italia alla ricerca di se stesso.

Durante una lunga colazione l'ho aggiornato sulle novità della mia vita e lui mi ha descritto, con la consueta ricchezza di dettagli, le scoperte interiori ed esteriori del suo viaggio.

A un certo punto siamo arrivati a parlare di fede e religione: ero pronto ad abbeverarmi alla fonte del suo intelligente ateismo, ricco di spunti su cui è cresciuta la nostra amicizia. Con mio grande stupore ha dichiarato di essersi convertito grazie ad una persona che ha incontrato recentemente e, a seguire, ha cominciato a parlarmi del Male, del Demonio, di Satana. Lo vedeva attorno a noi anche in quel momento e mi invitava a non abbassare la guardia e a combattere costantemente.

Non mi ha sconvolto questa riflessione, mi ha spaventato il linguaggio militaresco, l'idea di essere assediati e di doversi, per questo, chiudere nel “fortino della tradizione”.

So che viviamo il tempo in cui la zizzania cresce insieme al grano buono: credo che il nostro ruolo di cristiani sia stare nel mondo affrontando le situazioni, consapevoli che “non manca più alcun carisma”. Per questo faccio fatica a seguire chi vive il cristianesimo come un combattimento.

Gesù è già morto e risorto per noi: è il tempo della pienezza, della misericordia, del dialogo empatico.