29 gennaio 2024

Il Foglietto in tasca n.62

Massa e Meriba (citati nel Salmo di questa settimana)sono luoghi geografici, fisici, fantastici, interiori: uno stimolo ideale  per cercare, ancora una volta, il significato delle esperienze di una semplice vita di provincia. 
Meno di un minuto di lettura: La Voce di Ferrara-Comacchio questa settimana mi ha concesso meno spazio del solito 😉

Il testo è leggibile anche qui di seguito.

Se ascoltaste oggi la sua voce! «Non indurite il cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa».” 
Ogni volta che incontro questa frase le parole Massa e Meriba mi distraggono: so che accadrà anche alla Messa del 28 gennaio.

Massa rinnoverà il senso di colpa per non avere mai studiato seriamente la Fisica. Mi perderò dietro i ricordi del Liceo, di come sia stato fantastico, per me, avere rapporti umani ricchi facendo finta di studiare. Più avanti ho scoperto di avere raccolto dei semi preziosi che ancora adesso producono frutti inattesi.

Poi andrò dietro alla suggestione del nome di un pilota di Formula Uno, o al pensiero di chi conosco che abita o lavora a Massa Fiscaglia. Chissà come stanno dopo che il nome ufficiale del loro paese ha perso proprio “la Massa” nella fusione con Migliaro e Migliarino?

Forse il giorno di Massa è stato proprio così: la gente invece di ascoltare e apprezzare il momento che stava vivendo ha inseguito i suoi pensieri e, facendo “massa acritica”, ha finito per mettere in dubbio la capacità di Dio.

Allora come ora, per fortuna, la pazienza del Signore è enormemente più forte della nostra debolezza.

Avrei voluto scrivere anche di Meriba, ma questa settimana la Redazione mi ha concesso meno spazio del solito…😉

 

20 gennaio 2024

Il Foglietto in tasca n.61

Il racconto  del Libro di Giona ci mostra Dio che cambia opinione  e decide di salvare gli abitanti di Ninive. Un'apparente fragilità diventa una forza: un'idea che avevo già espresso con una piccola poesia scritta anni fa e ritrovata in questi giorni.
Si può leggere nel "Foglietto in tasca n.61" su  La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. 
Sto rimettendo in ordine i miei diversi quaderni, agende, raccoglitori dove ho scritto negli anni cose di vario genere: riflessioni, pezzi di diario, poesiole, appunti di riunioni, frasi raccolte qua e là, stimoli da esercizi spirituali. 
È un lavoro lungo e difficile per il tempo che richiede e per la valanga di emozioni che scatena.
Ho trovato una specie di poesia che ho scritto una decina d'anni fa proprio sul brano del Libro di Giona che si legge nella messa di domenica 21 gennaio 2024. 
Eccola.

Dio mi è vicino,

prima ancora di incarnarsi in un bambino:

entra nelle parole di Giona,

la gente lo ascolta e subito raGiona.

Dio mi sta accanto,

nella gioia del canto

e nel dramma del pianto:

nel digiuno di tutti

che produce i suoi frutti.

Dio è divino ed anche umano

e offre la sua mano:

crede nell’uomo con pazienza

e si fida contro ogni evidenza.

Guarda ognuno in faccia:

lo ama e ritira la sua minaccia.

Dio cambia il finale

e sconfigge con l'amore il male:

per questo è misericordioso

invece che permaloso.

È un Padre che dimostra di amarmi,

una Madre che sa ascoltarmi:

il Dio degli eserciti è andato via

per fare posto al Dio dell'armonia.



13 gennaio 2024

Il Foglietto in tasca n. 60


Finita la pausa natalizia torna il "Foglietto in tasca": sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio sono arrivato al n. 60!
Questa settimana uno strano incrocio fra Samuele e il Pampepato di casa mia produce esiti inattesi.

Qui il testo: buona lettura!

«In quei giorni, il giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.»

Sembra che dai tempi di Samuele la situazione non sia cambiata.

A caldo direi che anche oggi la parola del Signore è rara, basta un rapido sguardo in giro per vedere il disastro che ci circonda: nel piccolo di una borgata e nel grande di un pianeta gravemente malato.

Poi mi rendo conto che non è così: ai tempi di Samuele, Gesù non era ancora venuto.

Oggi abbiamo già ricevuto il dono dell’incarnazione, della morte in croce, della resurrezione e dello Spirito. Onestamente non si può dire che la parola del Signore manchi: gli aiuti per vivere alla grande” ci sono tutti, dipende da noi usarli o no.

Quando la mia famiglia si riunisce per fare il Pampepato, secondo l’antica ricetta ereditata da mia madre, sulla tavola ci sono tutti gli ingredienti. Se il risultato è scadente vuol dire che abbiamo sbagliato noi a impastare, a sbattere, a dare la forma, a cuocere, a mettere alla nebbia, a ricoprire col cioccolato. Siamo noi che possiamo trascurare o dosare male gli ingredienti (fra cui spicca il Macis che mia madre comprava dai “Grisùn”); sempre noi rischiamo di mettere poca passione, attenzione, disponibilità al lavoro di gruppo.

Forse la vita è proprio la ricerca di buoni sapori da mettere insieme nella ricchezza di relazioni profonde, per cogliere le parole e le visioni che possiamo incontrare.

Così, in ogni stagione, si potrà fare il miglior dolce da regalare agli altri.