Si può leggere nel "Foglietto in tasca n.61" su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.
“I cittadini di Nìnive credettero a Dio e
bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide
le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta
malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di
fare loro e non lo fece.
Sto
rimettendo in ordine i miei diversi quaderni, agende, raccoglitori
dove ho scritto negli anni cose di vario genere: riflessioni, pezzi
di diario, poesiole, appunti di riunioni, frasi raccolte qua e là,
stimoli da esercizi spirituali.
È
un lavoro lungo e difficile per il tempo che richiede e per la
valanga di emozioni che scatena.
Ho
trovato una specie di poesia che ho scritto una decina d'anni fa
proprio sul brano del Libro di Giona che si legge nella messa di
domenica 21 gennaio 2024.
Eccola.
Dio mi è vicino,
prima ancora di incarnarsi in un bambino:
entra nelle parole di Giona,
la gente lo ascolta e subito raGiona.
Dio mi sta accanto,
nella gioia del canto
e nel dramma del pianto:
nel digiuno di tutti
che produce i suoi frutti.
Dio è divino ed anche umano
e offre la sua mano:
crede nell’uomo con pazienza
e si fida contro ogni evidenza.
Guarda ognuno in faccia:
lo ama e ritira la sua minaccia.
Dio cambia il finale
e sconfigge con l'amore il male:
per questo è misericordioso
invece che permaloso.
È un Padre che dimostra di amarmi,
una Madre che sa ascoltarmi:
il Dio degli eserciti è andato via
per fare posto al Dio dell'armonia.
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