28 aprile 2021

Mariolina














La libertà di fantasticare  a volte porta a creare situazioni non del tutto reali: altre volte  le esperienze vissute e le persone incontrate si propongono quasi da sole con una forza particolare. E' il caso di Mariolina: tanti l'hanno consosciuta, tanti di più meritano di poterla conoscere. Questo on può essere altro che un piccolo stimolo, come scritto su La Voce di Ferrara-Comacchio 

Ecco il testo:

                                         Mariolina

La settimana della vite e dei tralci: ognuno è il frutto delle relazioni della sua vita, un “grappolo” di rapporti fra persone e con Dio. Ogni tralcio esiste perché ha potuto innestarsi grazie all'esempio di altri.

Così mi sono apparse davanti agli occhi le persone che mi hanno fatto crescere anche con contatti non frequentissimi.

Una di queste è Mariolina a cui ora è dedicata una sala nella parrocchia della Sacra Famiglia. Quando l'ho conosciuta era la responsabile del settore femminile dell'ACR di Ferrara nell'anno in cui si è organizzato il primo campo scuola estivo misto unendo ragazzi e ragazze. Da lì (era, forse, il 1974) è nato il centro diocesano della "nuova" ACR di Ferrara: un'esperienza che mi ha cambiato la vita. Con Mariolina ci siamo un po’ persi di vista (salvo assistere alle sue esilaranti rappresentazioni teatrali) per ritrovarci poi a contatto diretto in parrocchia “alla Sacra”. Di lei all’inizio mi aveva un po’ intimorito la parvenza un po’ burbera; invece ho scoperto la sua grande tenerezza unita alla tenacia, la competenza insieme all‘umiltà. In una parola la passione autentica per il suo lavoro educativo di insegnante, catechista, donna attenta alle realtà del mondo. Tutto condito con uno sguardo attento ed uno spirito ironico: valeva sempre la pena ascoltarla.

In questo periodo si riflette sui “Santi della porta accanto”: sono convinto che Mariolina, un tralcio robusto a cui rimanere attaccati, vada inserita nell’elenco.

Canzone da cercare: “Andrò ancora” dei New Trolls


 

23 aprile 2021

Dante


Questa settimana l'ordine alfabetico si interrompe per un "recupero": quando toccava alla lettera D è stata sostituita dalla L per parlare di Laura Vincenzi. Ora viene recuperata la D, addirittura con un richiamo al "sommo poeta".

In realtà si tratta, più banalmente, della più tradizionale esperienza dell'esame di maturità  con una riflessione sulla paternità.

Grazie a chi avrà la pazienza di leggere: riporto il testo pubblicato sulla La Voce di Ferrara-Comacchio

Questa settimana recupero la D con Dante in persona, “the man of the year” a 700 anni dalla morte.

E’ un ricordo personale, all’orale della maturità. Dopo aver stupito la commissione con una splendida relazione in inglese su William Faulkner mi è stato chiesto di commentare l’inizio del canto XVII del Paradiso. E’ famoso dalle nostre parti perché cita Fetonte, precipitato nel Po a Francolino. La prima terzina si chiude col verso “quei ch’ancor fa li padri ai figli scarsi”. Non ero pronto: ho tentato di spiegare che Dante intendeva che i padri non volevano riconoscere i figli, rinunciando facilmente al proprio ruolo per fare altro. Con molta gentilezza il profe mi ha spiegato che, invece, il senso era che i padri diventarono più guardinghi nel dare e cose ai figli. Tutto, comunque, è finito bene e da quel momento ho potuto definirmi “maturo”.

Negli anni ho fatto (e sto facendo tuttora) diverse esperienze come padre affidatario ed ho riscoperto il senso di quel malinteso “dantesco”. Confermo che c’è bisogno di padri presenti, attenti, affettuosi, teneri e tenaci: tutt’altro che scarsi. 

Dante aveva ragione: bisogna amare e seguire i figli per non vederli precipitare. 

Avevo ragione anch’io: è necessario riconoscere i figli, accoglierli, accompagnarli: non rinunciare ad essere padri. Ce lo insegna anche Gesù che parla di sé definendosi un pastore amato dal Padre: un modello interessante, da approfondire per metterci in gioco negli infiniti modi in cui possiamo vivere la nostra paternità.

La canzone di questa settimana: “Ragazzo Padre” di Enzo Jannacci



16 aprile 2021

Karen

Continua l'ordine alfabetico: tocca alla K di Karen, incontro "saporito" con una persona che vive a Salt Lake City. La conferma che realtà e fantasticherie si rincorrono in un percorso imprevedibile.

Ecco il  testo, pubblicato, come sempre, su La Voce di Ferrara-Comacchio

Karen vive a Salt Lake City: la più importante città fondata dai Mormoni nella migrazione verso Ovest. È l'unica femmina di 5 figli: esonerata, perciò, dall'anno di missione lontano da casa a parlare del profeta Mormon e della predicazione di Gesù risorto apparso ai nativi dell’America del Nord. Sono anche a Ferrara: ne ho conosciuti diversi fra cui, nel ‘76, John, il fratello di Karen. Dopo una serata a casa nostra per tentare di convertirci, aveva iniziato a venire quasi tutti i pomeriggi a giocare a basket nel campetto all’aperto della Buontemponi. Qualche anno dopo essere tornato a casa, mi scrisse che sarebbe venuto in Italia e passava da Ferrara coi genitori e la sorella.

Fu così che conobbi Karen: occhi azzurrissimi, capelli biondi a caschetto, un po' “in carne”: sembrava uscita da una puntata de "La casa nella prateria".

Davanti ai un piatto di cappellacci mi sono sorpreso a sentirla parlare di religione. Ricordo che dava molta importanza al fatto che Gesù, sia nella Bibbia sia nel Libro di Mormon, spezza e moltiplica il pane. Fu lei a farmi notare il passo del Vangelo di oggi in cui Gesù risorto mangia il pesce arrosto.

Non ho in mente grandi ragionamenti: l’idea che la vicinanza con Gesù passi anche attraverso la convivialità della tavola mi semplicemente stare bene. Così come mi fa tenerezza vedere le foto di Karen (meraviglia dei social) davanti alla sua casa in Walker Lane circondata da figli e nipoti col marito David (che sembra Anthony Perkins in Psycho).

La canzone di questa settimana “Girotondo intorno al mondo” di Sergio Endrigo.

 

9 aprile 2021

JACOPO


Questa settimana La Voce di Ferrara-Comacchio esce solo in formato digitale: le Fantasticherie sono regolarmente presenti e riportate qui.

E' stato il mio amico Jacopo a provocarmi per sapere se avrei seguito l'alfabeto italiano o quello inglese. Io ho optato per l'alfabeto più internazionale  e, volendo affrontare la lettera J ho scelto propio Jacopo.

Come al solito gli ho mandato in anteprima il pezzo  e lui mi ha massacrato di obiezioni facendo notare che la J di Jacopo non  è nemmeno una lettera ma una variante grafica della I. Mi ha mandato anche il link  al Vocabolario Treccani

Come sempre ha ragione lui: avrei dovuto scegliere un nome anglofono che inizia con la J  (come James). Lui, però non sa che il mio primo obiettivo era usare il suo nome per fare pubblicità alla mia raccolta di racconti "La Maggiorana Silenziosa" (Vedete la copertina qui di fianco più in alto nella pagina 😊): è fuori commercio ma ne ho recuparato diverse copie che mi piacerebbe distribuire (a prezzi stracciati) a chi potrebbe essere interessato ad averlo.

Ovviamente come San Tommaso (il vero protagonista del pezzo) siete liberi di non credere a nulla se non  riuscite a verificare di persona.

Intanto ecco qui il testo.

Jacopo è un lettore appassionato: mi piace confrontarmi con lui.

L'ho coinvolto per una lettura della bozza del mio secondo libro "La Maggiorana Silenziosa"

È stato talmente utile che si è meritato il ruolo di protagonista nel primo racconto e riappare nell'ultimo. (A proposito: ho diverse copie del libro recuperate dal magazzino della casa editrice che ha chiuso l'attività: se qualcuno è interessato mi può contattare).  

Jacopo mi ha mandato un messaggio: "ti seguo sulla Voce: usi l'alfabeto italiano o quello inglese?". Ecco la risposta: dopo lnri è il turno di Jacopo. Lui (come si può verificare nel racconto "Appendice Inedita") è un po' come San Tommaso e pretende le prove: mi chiede quante persone esistono veramente fra quelle che ho citato finora.

La ricerca di riscontri tangibili, in un mondo dominato dalla falsa informazione, è più che doveroso. Mi viene, però,da rispondere a Jacopo che forse non esiste nemmeno lui; che l'esistenza non dipende da un certificato anagrafico.

La vita non si afferra solo con le mani: la fantasia, le emozioni, i sogni ci cambiano anche se non li possiamo toccare.

Per quello che ne so persino la fede va oltre i sensi. Anche Tommaso, infatti, di fronte al mistero di Gesù risorto rinuncia alla pretesa di "metterci la mano".

Il brano di questa settimana viene da quelli che Jacopo ha scelto da eseguire al suo funerale: "River of Collections" di Paul Cantelon, dalla colonna sonora del film "Ogni cosa è illuminata".


2 aprile 2021

INRI


Buona Pasqua 2021 con la "Fantasticheria" su una persona che si chiama INRI. 
Ho scritto di lui per una singolare coincidenza: a volte mi sembra che la vita, nonostante tutto, ci offra delle opportunità che vanno, se possibile, accolte.

Come al solito metto il testo: alcuni mi confermano che leggere dalla foto del giornale La Voce di Ferrara- Comacchio non è sempre facile.

                                                                            INRI

È la notte del 23 marzo, venerdì santo del 1951: la neve circonda le strade del borgo medievale dove si svolge la Via Crucis.

Si tratta di una sacra rappresentazione che coinvolge tutto il paese. Elio, il falegname, fa la parte del soldato romano che inchioda sulla croce la tavola con su scritto INRI.

Quando finisce si alza in piedi proclamando 

“Popolo di oggi e del futuro

questa scritta è un monito eterno:

guardate la croce con animo puro 

e non finirete mai all’inferno”.

A quel punto Olga, sua moglie al nono mese di gravidanza, comincia ad avere le doglie generando scompiglio nel gruppo delle pie donne ai piedi della croce.

Mentre la rappresentazione continua viene portata immediatamente a casa dove in pochissimo tempo dà alla luce un bambino. Tutto è andato bene grazie al fatto che, essendo il sesto figlio, “la strada era già aperta”.

Olga impose di chiamare il bambino Inri in ricordo di quella serata particolare.

Per il suo 70° compleanno ci siamo visti in videochiamata: Inri continua a fare il falegname nel suo paese. E’ sempre stato generoso, a volte, soprattutto con chi è in difficoltà, non si fa pagare. Si è sempre affidato alla provvidenza e alla sua famiglia non è mai mancato nulla.

E’ lui l’amico della Buona Pasqua 2021: un falegname meno famoso di quello di Nazareth.

Di lui so con certezza che è capace di guardare alla croce con cuore puro perché sa che, oltre i chiodi e il sudario, c’è la grande festa della Resurrezione.

La canzone per Pasqua: Operator dei Manhattan Transfer