24 dicembre 2012

“AVVENTWEET 2012": tutti i numeri, ma proprio tutti, da 1 a 24


UNO è lo sguardo che cattura l’immagine: l’immagine di UNO che sono io.


DUE: tutto è più falso o tutto più vero? Forse è soltanto “DUE punto zero”.

TRE lettere per dire “noi”: la vita vera è solo plurale.

“QUATTRO pirati sul Mar dei Sargassi, sopra una zattera fatta di assi”…ora, nell’era del tweet, assaltano Wall Street

CINQUE li ho attesi per nove mesi: accolti come un regalo, amati come la sfida per la vita.

SEI lati: sopra, sotto, destra, sinistra, davanti, dietro… vorrei vedere anche dentro.

SETTE van da  Roma, asciutti verso Anagni, SETTE nella pioggia stan a SETTEbagni

OTTO è l’OTTimismo. Non sogni vuoti o illusioni ma lOTTare per OTTenere l’OTTimo possibile.

NOVE è la novità: più che  tecnologia o innovazione, è l’attenzione alle persone

DIECI dita: una carezza,  un pugno. Per stringere, legare, consolare, donare

UNDICI dicembre contro la pirateria compro un CD. UN DI CI per UN CI DI.

DODICI mesi misurano un anno, ma non bastano per raccontarlo tutto.

TREDICI, paradosso della superstizione. Dare un senso  a ciò che non può averlo e non cercarlo dove si trova.

QUATTORDICI minuti di silenzio: li cerco ma non li trovo. Li trovo ma non li so ascoltare.

QUINDICI volumi della vecchia enciclopedia: sugli scaffali del mercatino profumano ancora d’infanzia.

SEDICI alberi fanno ombra ai lati del viale che percorro lentamente accanto a mio padre: in fondo intravvedo mia madre.

DICIASSETTE personaggi nel presepe di famiglia: persone comuni, ancora capaci di mettersi a cercare.

DICIOTTO è la pagina del libro che sto leggendo adesso. All’inizio c’è scritto “ Io scappo “. E nel tuo?

DICIANNOVE anni: ti ho sfiorato la mano incerto, imbranato, appena innamorato. Non è solo un ricordo.

VENTI che soffiano fra i numeri, nell’ambiguità dei significati...ogni parola ha almeno due facce.

VENTUNO: cambia stagione, cambia ciclo, cambia cielo, cambia pianeta. Cambia, ricambia, contraccambia.

VENTIDUE animali nel presepe: pecore, maiali, cani, galline. Precedono l’uomo che ancora non capisce.

VENTITRE respiri profondi, con calma, ad occhi chiusi. Ossigeno per cuore e cervello...mi preparo.

VENTIQUATTRO ore da contare una per una: aspetta l’ultima e scopri che è già Natale! Ce l’ho fatta...

30 novembre 2012

AVVENTWEET 2012, da 1 a 24 - introduzione


Domani inizia il mio “AVVENTWEET 2012, da 1 a 24”. 
Una breve frase (compatibile con twitter) numerata fino alla vigilia dei Natale. Grazie ai soliti 5 affezionati lettori.
Ogni giorno su Twitter https://twitter.com/PFergnani e su Facebook.
Qui sul mio blog ogni tre giorni.

9 novembre 2012

9 novembre


Il 9 novembre del 1989 ero a casa: da giovane padre dipendente pubblico studiavo per un esame all’università (le famose 150 ore...) approfittando delle mattine coi bambini al nido.
Mi ricordo bene, in una pausa, le immagini del muro di Berlino che cominciava a venire giù.
Ho pianto da solo qualche strana lacrima sugli appunti di Hobbes.

Il 9 novembre 2012 sono ancora a casa: da vecchio genitore vigilo il deserto della casa (siamo in tanti  a vivere insieme, ma tutti gli altri sono fuori) mentre l’installatore monta le nuove finestre sperando che davvero tengano dentro il caldo e lascino fuori il freddo e i rumori. 
E’ l’epoca del risparmio energetico: oggi fai un sacrificio sperando in un sollievo futuro.

Il 9 novembre 2010 ero a casa quando, alle 7, mi hanno telefonato dall’ospedale... mia madre stava molto male. Esattamente due anni fa.
Ricordo tutto e conservo i dettagli nel mio spazio più intimo: sono diventati il terreno su cui crescono fiori inattesi e stupendi. 
Tu Stamura, come sempre, vedi le cose meglio di me e sai a cosa mi riferisco.

Un muro, una finestra, qualche lacrima, un fiore che che cresce nonostante tutto: io sono qui.

20 ottobre 2012

21 ottobre 2011 - 21 ottobre 2012

E' già il 21 ottobre del 2012. Oggi è un anno esatto che sono tornato dal mio primo viaggio in Africa, dalla prima esperienza  - inattesa - presso al Nyumba Ali.
Oggi, poi, sono tre messi esatti dalla festa per l'adozione di Viki (21 luglio 2012).
Ho voluto festeggiare queste "ricorrenze" mettendo su you tube un piccolo collage  di due video girati il 21 luglio...dopo il corteo con le torte si vede che suono la chitarra e insieme cantiamo "Nyumba Ali Rock". Sono proprio io: allora è proprio vero che queste esperienze le ho  vissute in prima persona...

A questo link il video...Altro video sulla festa per Viki

30 settembre 2012

29 e 30 settembre: date importanti


Non c’è solo la canzone di Mogol – Battisti (resa famosa dall’Equipe 84) che inizia il 29 e finisce il 30 settembre: nelle stesse date ricordo due avvenimenti importanti della mia vita.
  • 29 e 30 settembre 2004 il trasloco (l’ultimo?) nella casa di Viale Krasnodar dove attualmente abitiamo ancora tutti insieme. Spazi nuovi da scoprire e abitare con un bambino di un anno e altri ragazzi e ragazze più o meno adolescenti.
    Oggi una casa vivibile e ospitale in un quartiere che è sicuramente fra i migliori di tutta la città nonostante le vecchie questioni reali (diventate poi leggende metropolitane) che lo hanno caratterizzato nella storia.
Chi non c’è mai stato venga  a fare un giro nel Parco dell’Amicizia (tra Viale Krasnodar e Via Ippolito Nievo) attorno alle 17 di un giorno feriale…

  • 29 e 30 settembre 2011 il mio primo viaggio in aereo: con Bruna, verso la Nyumba Ali. A distanza di un anno esatto ripercorro quelle emozioni a cui se ne sono aggiunte altre.
    Non avrei immaginato di tornare là così presto (a luglio 2012) con un pezzo importante della mia famiglia, di avere qui in Italia Bruna con Ageni per un mese (…e per qualche giorno a casa nostra, quella del trasloco di cui sopra), di vederle ripartire accompagnate da Marco che proprio adesso si trova a Iringa)
Un anno all'insegna della Nyumba Ali, un anno che si chiude col protocollo col Comune di Ferrara che inserisce il Centro di Iringa fra quelli in cui sperimentare e diffondere forme di comunicazione per disabili.
Quando ripenso alle emozioni del primo decollo mi rendo conto che ben altre ali mi hanno sollevato in questo periodo incredibile.

2 agosto 2012

...E SONO ANCORA QUI – 7- ULTIMI FRAMMENTI nella Nyumba Ali (la casa con le ali) – Iringa – Tanzania luglio 2012.


5 SVANTAGGI - 5 VANTAGGI
Ageni ci ha raccontato che una volta alla settimana a scuola viene proposto il “dibattito” in cui uno studente, scelto prima, propone un argomento al confronto in classe.
Per questo si usa uno schema rigido in cui vanno illustrati sempre 5 vantaggi e 5 svantaggi del tema scelto.
Una tecnica interessante che obbliga a valutare diversi punti di vista già all’origine: un sistema che molti dei nostri “grandi pensatori” potrebbero adottare prevenendo obiezioni che invece non vengono quasi mai considerate.
Detto il positivo rimane l’evidente degenerazione. Innanzitutto gli argomenti, col passare del tempo, tendono a essere sempre meno interessanti così il rischio di finire bastonati per temi non idonei aumenta in maniera esponenziale.
A tavola spesso abbiamo proposto e discusso temi con questa tecnica. Il più coinvolgente, data la situazione che ci stava affliggendo, è stato“5 vantaggi e 5 svantaggi della diarrea” con una classificazione completa e inattaccabile (che comunque vi risparmio, salvo non arrivino richieste esplicite).
Al termine dei nostri giorni qui, insieme a Nicola e Elena abbiamo iniziato a scrivere “5 vantaggi e 5 svantaggi del nostro viaggio in Tanzania”.
Ecco cosa è venuto fuori:
5 SVANTAGGI
1. tutte le medicine che devi prendere prima e durante il viaggio
2. avere avuto tutti un po’ di diarrea, mal di stomaco e mal di testa
3. non conoscere abbastanza bene la lingua
4. non riuscire a guidare la macchina
5. sentire la nostalgia dei fratelli /figli
5 VANTAGGI
1. volare in aereo con cibo, film e giochi
2. essere sempre portati in giro per strade sconnesse senza dover guidare
3. mangiare frutta buonissima appena raccolta
4. cominciare a conoscere un mondo nuovo
5. incontrare tante persone diverse, tutte interessanti

Qui ci si accorge che lo schema rigido taglia sempre fuori qualcosa…forse il dibattito successivo potrebbe aiutare a integrare.

Io aggiungo solo una sensazione nuova che mi sembra svantaggio/vantaggio insieme: essere quelli diversi, la minoranza, quelli con la pelle strana…quelli da indicare col dito per strada, da cercare di imbrogliare o da cui difendersi…forse i discendenti di chi ti ha rubato un pezzo di storia.
Qui, dove non è ancora obbligatoria l’ipocrisia del linguaggio, senza tanti giri di parole te lo urlano per strada “Mzungu!”, e se anche credi sia un complimento in realtà è abbastanza dispregiativo: ha la stessa connotazione negativa che ha “negro” rispetto a “nero”.
Confesso che questa sincerità non mi dispiace, ci fa stare al nostro posto senza il falso buonismo di dichiararci tutti uguali quando invece partiamo da posizioni diverse (e, comunque sia, la nostra è quella più avvantaggiata).
La diversità, sia chiaro, è un valore…a patto che si rispetti la dignità di ogni singola persona che non dipende dalle condizioni di vita. Quello che comincia a non piacermi è il far finta di niente per cui tutto diventa piatto, senza pieghe e contrasti. In sostanza preferisco sentirmi gridare dietro “biancastro, pallido, anche un po’ stupido!” che sentirmi dire che sono “diversamente nero”.
Così i miei amici africani sono “neri” e non “di colore”... che non si sa nemmeno quale sia.

INFINE...
Confermo l’impressione avuta la prima volta: l’Africa non serve a rendere migliori le persone. Credo, piuttosto, che esista una specie di effetto moltiplicatore che esalta le capacità positive e, nello stesso tempo, rallenta per un po’la manifestazione dei difetti più profondi.
Prima o poi, però, questi ultimi esplodono con una forza inattesa. Anche qui, come probabilmente nel resto del mondo, l’importante è avere un saldo positivo in cui il dono prevale sul guadagno, il regalo sull’accaparramento.

Nel mio secondo viaggio africano ho provato a guardarmi di più attorno, meno abbagliato dalle tante novità. Ho potuto lasciarmi perdere nel paesaggio naturale, in quello su cui l’uomo ha inciso ancora poco. “C’è tanta Tanzania qui intorno” ripetevo ogni tanto e anche adesso che l’aereo del ritorno sorvola le coste frastagliate della Croazia mi rendo conto di che ricchezza e bellezza sia il nostro pianeta.
Constatazioni ovvie, certo, ma proprio per questo da non dare per scontate finendo per trascurarle.
Questo ultimo giorno mi ha proposto le luci di Dar Es Salaam alle 3.45 di mattina: luci buttate sulla terra come stelle o brillantini del presepe, senza un ordine preciso a disegnare una città che cresce senza disegno.
Poi le architetture di Istanbul nel blitz durante lo scalo, tra moschee chiuse per la preghiera e resti romani inaccessibili per mancanza di tempo: anche qui una trama che unisce immagini in cui ho intuito più futuro che passato.
Infine la laguna veneta in cui l’acqua misteriosamente si solidifica nella pista di atterraggio del nostro ultimo aereo, le cui ali sembrano accarezzare in lontananza il campanile di San Marco.
Ho avuto il privilegio di vivere anche giornate come questa, con parte della mia famiglia, legato strettamente a quel pezzo rimasto a Ferrara (o in viaggio per altre avventure) e a quello (sempre più importante) che si trova ad Iringa.
Anche le ali dell’aereo servono a fare famiglia e a dare una rotta concreta ai sogni.
Le stesse ali porteranno Bruna e Ageni qui da noi il 13 agosto…è già domani: un nuovo frammento da scrivere insieme.

31 luglio 2012

...E SONO ANCORA QUI – 6- penultimi frammenti nella Nyumba Ali (la casa con le ali) – Iringa – Tanzania luglio 2012.


Siamo ai penultimi frammenti...
POMERINI
La Nyumba Ali ha aperto da poco più di un mese un nuovo Centro Diurno, in collaborazione con altre associazioni, in un villaggio che si chiama Pomerini. E’ persino difficile scrivere il nome: il correttore automatico scrive immediatamente “poverini” dimostrando di ignorare la geografia della Tanzania e permettendosi di dare definizioni inesatte. A parte il nome (di probabile derivazione dai tempi della dominazione tedesca) il villaggio è sulla cresta che separa una valle dall’altra dove la regione di Iringa raggiunge le punte più alte. Una parte dei bavaglini che abbiamo portato dall’Italia sono già a Pomerini: i bambini aumentano ogni giorno e ormai la capienza massima si avvicina. Proprio qualche giorno fa la visita insieme ad un medico in un villaggio vicino ha permesso di individuare  circa 20 bambini con diverse disabilità: per ognuno si pensa ad un percorso specifico partendo da quelli sordi, muti e ciechi per cui esiste già una discreta tradizione di assistenza. Per gli altri le porte della Nyumba Ali 2 – Pomerini – sono aperte (finché c’è posto).
A Pomerini, sulla spianata, le partite a calcio si fermano quando passano le mucche...

Pomerini non è solo il nuovo centro diurno…è l’occasione, per me, di parlare di Fra Paolo. Un francescano “essenziale” (credo sai dica dei “riformati” che cercano di rifarsi direttamente allo spirito originario del Santo di Assisi) che gira completamente scalzo e, sempre scalzo, guida lungo le strade sterrate con perizia da Camel Trophy . Ho scoperto che la distanza in auto qui non si misura in KM ma in “TGA” (Tempo Guida per Autista). Ad esempio la distanza Iringa – Pomerini è 90 minuti se guida Bruna, 60 se guida Lucio, 40 se guida Fra Paolo.
A parte queste amenità sono contento di aver potuto passare un po’ di tempo con lui: siamo quasi coetanei ma la sua fede e la sua esperienza di vita me lo hanno fatto percepire più come un padre che come un fratello: una persona da cui raccogliere perle da mettere nella collana della mia vita.


con Fra Paolo...
LA CHITARRA AL CENTRO.
Non immaginavo  che la chitarra comprata a Dar avesse un effetto così dirompente.
Innanzitutto su di me, costringendomi a suonare in tutte le occasioni in cui qualcuno me lo chiedeva: mi sono tornati i calli nelle dita e ho sfoderato un repertorio raccogliendo un grande successo soprattutto con le dade e i bambini del Centro Diurno. “Siamo andati alla caccia del leon” con gesti e suoni ripetuti ha scalato la Hit Parade in pochi giorni. Con gli ospiti alle varie cene di compleanno e non solo, il “tiru tiru lero” e “con la mia faccia” hanno mietuto vittime e consensi.
Poi, dopo tanto che non mi succedeva, ho composto una canzone nuova: per Viki – Victoria, per la sua festa e anche dopo, per provare a raccontare il senso di una nuova avventura..
Insieme all’altra canzone “Nyumba Ali Rock” (sulla musica di “Be Bop A Lula”) segna, forse, l’inizio della “Nyumba Ali Records”?
Entrambi i pezzi potrebbero, a breve, essere disponibili on line.
L’esperienza più incredibile  con la chitarra è stata vedere Zawadi suonarla pizzicando le corde col plettro tenuto con le dita dei piedi. (anche su questo esiste un video: non è un’invenzione). Dopo di lui Priva si è messo di fianco trovando la posizione che permette alla sua “presa a pinza” di usare il plettro. Poi Imma (è un maschio: l’abbreviazione di Immanuel) l’ha leccata e sbavata in abbondanza, altri hanno urlato nella cassa armonica ascoltando le vibrazioni di ritorno: tutti hanno tirato in qualche modo le corde e, come ricompensa, hanno avuto una chitarra sbattuta sulla testa sentendo il suono amico del tamburo.
Non posso competere col senso del ritmo e del ballo che ha la gente di qui: ho provato, però, a “dire la mia” giocando un po’ con suoni e rumori. Ora la chitarra, esito della caccia al tesoro a Dar, è appesa sul muro della Nyumba Ali accanto alla carta geografica dell’East Africa: spero che altri la usino evitando che venga spostata solo al venerdì sera quando, per la “serata cinema” si trova a interferire con la traiettoria del proiettore.


La chitarra, appesa accanto alla carta dell'East Africa, aspetta altri suonatori

26 luglio 2012

"...E SONO ANCORA QUI - 5 - I FRUTTI DELLA NYUMBA ALI


I  FRUTTI DELLA NYUMBA ALI 
Il 16 e 17 giugno ho partecipato, per conto della Nyumba Ali, al Convegno di Napoli organizzato dalla Comunità di S.Egidio e dall’Associazione Giovanni XXIII sul tema “Chiesa di tutti, particolamente dei poveri”. Ho fatto un intervento nel gruppo di lavoro sulla solidarietà internazionale dove erano rappresentate moltissime organizzazioni internazionali.
Mi ero scritto il testo per non perdermi davanti ad una platea qualificata: la conclusione era sui "frutti della Nyumba Ali". Eccolo. 
NEL PICCOLO DI UNA PICCOLA ASSOCIAZIONE CRESCONO FRUTTI INTERESSANTI.
Ne elenco alcuni:
  • Affrancamento per le donne
a)      Le “colpevoli” della disabilità del figlio: le mamme grazie al Centro Diurno possono cercare un lavoro che le renda indipendenti
b)      Le operatrici che diventano consapevoli della differenza fra “accudire” e “promuovere” e rappresentano, in potenza, un gruppo locale di educatrici più attente ai bisogni dei disabili (e che cominciano già a fare loro stesse scuola alle altre)
·        Opportunità per i bambini. Condizioni di vita migliori, cure, cibo adeguato…si direbbe “Piani Personalizzati” che, quando è possibile, aprono varchi inattesi. Sul web ci sono già vari filmati di bambini che, contro ogni pronostico, iniziano a camminare e altri (fra cui il famoso Zawadi) che grazie ad ausili ormai superati in Italia scrivono sul PC usando i piedi ed i pugni. Interessante anche l’applicazione della comunicazione aumentativa e alternativa con l’utilizzo dei simboli proposti dal Metodo Bliss nella cultura africana.
·    Un segno per noi, qui oggi ma non solo. L’occasione per riflettere in Africa e in Italia  sul senso della dignità di ogni persona, nella ricerca di strade semplici, verificabili, autofinanziate e trasparenti per promuovere una cultura vera della carità. La carità, come ci siamo detti stamattina, è diversa dall’elemosina che genera dipendenza e alimenta le disparità: la carità è far si che ognuno possa volare con le ali che ha.

Ora sono qui nella “casa con le ali” e apprezzo anche i frutti degli alberi, quelli che si possono mangiare (e come sono buoni: raccolti e mangiati!).
Banane, papaye, avocado, manghi (che in questa stagione non ci sono) crescono direttamente nel giardino: li abbiamo fotografati tutti, a volte con Nicola sopra l’albero.

Nicola sull'albero di mapere - guava
Insieme alle famose “fragole Lucio” che avevo già mangiato in ottobre, la vera scoperta di questi giorni sono state le “mapere” che riempiono l’albero e maturano in questi giorni. Grazie alla mia statura e all'abilità di arrampicarsi di Nicola ne abbiamo raccolte ogni giorno in buona quantità.
Pare che il nome ufficiale di questo frutto sia “guava” e forse da noi si trova in qualche negozio specializzato e sicuramente nei succhi di frutti tropicali.
Attenzione a non abusarne: la mapera è certamente fra le cause (insieme alla papaya) delle frequenti visite di questi ultimi giorni al WC (il “WC con le ali”?).
Propongo di inserire le mapere nel nostri vari gruppi d’acquisto: biologicamente controllato...raccolto, mangiato e defecato a chilometri zero e dopo meno di 60 secondi.

Mapere appena raccolte


                 


Banane
Papaye












                       
  


                                                       










22 luglio 2012

...E SONO ANCORA QUI - 4 - Nicola racconta il Ruaha Park – Iringa – Tanzania luglio 2012

NICOLA AL RUAHA PARK 

Il parco di Ruaha l'abbiamo visitato con un pullmino speciale dove si alzava il tetto e noi potevamo star fuori con la testa per vedere meglio gli animali. Eravamo in 7: io con la mia famiglia e Elena (non mia sorella), Stefania e Nicoletta. Tutte stavano scalze coi piedi sui sedili, Patrizio non aveva bisogno perché toccava già il tetto e io stavo sui braccioli davanti così ero il più alto di tutti.
Quando qualcuno vedeva un animale faceva un segno all'autista di fermarsi e, dopo un po' doveva dire se avevamo già fatto abbastanza foto e poteva ripartire. Lui era il più bravo a vedere gli animali anche da lontano e sapeva distinguere le impronte sul bordo della strada: anche io, però, dall'alto vedevo bene gli animali già da lontano. Le ragazze che erano con noi mi chiamavano “La piccola vedetta” e poi anche “Dico Go!” perché ero io che davo il segnale di ripartire.

All'entrata del Parco mio padre è riuscito a farsi dare l'ultimo manifesto con disegnati tutti gli animali che si possono vedere nel parco. Su 48 che sono disegnati ne abbiamo visti 44, ci mancavano solo il gufo, il pipistrello, il leopardo e la tartaruga. Quando lo racconto qui non mi credono, ma è davvero così...se non ci credete abbiamo le foto e magari ne mettiamo una anche qui (se Patrizio si ricorda come si fa).
Il più speciale di tutti è stato il Ghepardo che in pochi riescono a vedere, siamo stati fortunatissimi  a vederlo alla mattina presto dopo che abbiamo dormito nel Parco.


Il leone mi faceva un po' paura e ogni tanto dicevo sottovoce “dico Go!” perché volevo andar via presto, ma adesso sono contento che abbiamo fatto foto e filmati coi leoni vicinissimi.
Non voglio scrivere tanto ma è stata una bella avventura dormire nelle baracche. Noi due maschi eravamo da soli in una casettina tonda di lamiera e le cinque ragazze in una baracca quadrata. Davanti ad ogni baracca c'era una lampada a petrolio L'abbiamo portata dentro per fare i letti poi siamo rimasti al buio perché la luce doveva stare accesa fuori tutta la notte. Infatti fuori giravano gli elefanti e col fuoco stavano un po' lontani...noi, però, non potevamo uscire. Il ranger fuori stava pronto tutta la notte: prima di andare a dormire ci ha fatto vedere con la pila che dove si sentiva un rumore passavano proprio due elefanti.
Che fifa! Per fortuna non è successo niente e noi abbiamo dormito bene...dall'Elena e la mamma hanno avuto gli elefanti cher mangiavano proprio fuori dalla finestra dietro e con la pila li illuminavano.
L'ultima avventura che racconto è stata al picnic del primo giorno. La guida ci ha portato fuori pista in un posto che sembrava tranquillo. Appena una delle tre ragazze ha mangiato una banana e ha appoggiato la buccia a terra, subito una scimmia che era su un albero non troppo lontano si è fiondata sulla buccia e poi è scattata verso il pullmino sopra il vetro e poi è entrata dal tetto aperto.
Per fortuna Tom (la guida) aveva portato fuori il nostro cestino ma la scimmia ha preso al volo tre banane che erano apooggiate su un sedile. Siamo subito saliti e scappati via perchè non volevamo fare la guerra delle banane con le altre scimmie.

Alla fine sono contento di essere tornato sano e salvo a Iringa nella casa di Bruna e Lucio che è anche un po’ casa mia.

20 luglio 2012

...E SONO ANCORA QUI - 3- nella Nyumba Ali (la casa con le ali) – Iringa – Tanzania luglio 2012


Prima di raccontare delle avventure al Ruaha Park (cosa che forse non farò io) voglio fissare nella memoria di questo viaggio la giornata a Mapanda. In cima al villaggio, dopo una impegnativa strada sterrata, sorge la parrocchia “fidei donum” della diocesi di Bologna: in pratica è una parrocchia con un parroco di Bologna solo che si trova nel cuore della Tanzania. Dopo 10 anni dovrebbe poi passare alla locale diocesi: non si può essere missionari in eterno e la missione o serve a far crescere la gente del posto o altrimenti fallisce il suo scopo di promozione. Il modello sembra funzioni, dato che proprio all'inizio del 2012 la parrocchia di Usokami è stata affidata al clero locale.
Più sotto, proprio lungo la strada fra Usokami e Mapanda (ribattezzate Uso il Camion e Ma-Panda4X4 data la tipologia della strada), si trova la sede dove i fratelli e le sorella della Visitazione vivono in estrema povertà. Dovevo andare per vedere dove vive Marta la mia compagna di viaggio nel ritorno di ottobre (Ne ho gia’ parlato nel post del 21 ottobre 2011http://pieffe.blogspot.com/2011/10/abecediario-africano-finalmente-la-zeta.html).

E' stata una domenica davvero speciale, in due strutture modeste dove l'acqua è quella piovana raccolta nelle cisterne e l'elettricità è prodotta da tre piccoli pannelli solari.
Clima monastico coi fratelli impegnati nella traduzione delle scritture e dei padri della chiesa direttamente dalle versioni antiche allo swahili e le sorelle in assistenza all'ospedale e nella conduzione della casa. Semplicità e amicizia intorno ad una bella tavola per una domenica dal sapore antico e, soprattutto, vicino ad ogni forma di povertà materiale ma non spirituale.
Durante la visita alla chiesa abbiamo trovato i tamburi che normalmente accompagnano la Messa...è stata subito una festa grazie ai bambini che suonavano senza remore accompagnando i loro canti: anche noi ci siamo lasciati contagiare e persino io sono riuscito a fare un ritmo lontano dalle mie conoscenze che non vanno oltre i ritmi delle tifoserie.
E’ bello sentirsi a casa a migliaia di chilometri da casa.


...E SONO ANCORA QUI - 2 -, nella Nyumba Ali (la casa con le ali) – Iringa – Tanzania luglio 2012


DUE CALCI A IRINGA E UNO A FERRARA.
Abbiamo portato con noi in valigia dei palloni sgonfi, con la pompa per poterli usare e lasciare qui.
Un pomeriggio io e Nicola siamo andati nel campo vicino alle scuole per dare quattro calci e vedere cosa succedeva.
Dimentichiamo l'erba, ma anche la pianura: il campo è una lunga sequenza di buchi e crepe sul terreno irregolare con polvere mescolata a ghiaia e sassi.
I pali sono due lunghi bastoni più o meno dritti senza traversa.
Mi viene subito da rimpiangere il Parco dell'Amicizia di Viale Krasnodar e prometto che d'ora in poi non mi lamenterò più delle sue condizioni.
Dopo un po' è arrivato Afusi un bambino appena più piccolo fisicamente ma più grande di età di Nicola con un pallone fatto di stracci. E' iniziata subito una sfida a due mentre io restavo in porta.
Poco più tardi è finita la scuola e  il campo si è riempito per una incredibile partita tutti contro tutti e tutti contro me (che ero l'unico portiere e l'unico bianco in campo: Nicola con la saggezza dei bambini vista la confusione si è messo appena dietro la porta intervenendo di rado).
Con un po' di pazienza avrei potuto provare ad organizzare due squadre ma lo spettacolo del gruppone che correva dietro alla palla alzando una polvere stile western anni '60 non meritava interruzioni.
Subito i migliori venivano battezzati Balottelli (famosissimo anche qui: chi ha visto gli europei con la parabola tifava per lui e per l'Italia), un nome che suona anche come riscatto.

Poi è arrivata anche qui la notizia della scomparsa della SPAL. La nuova società che ripartirà da zero può venire qui a trovare giocatori motivati...ragazzi che hanno più da insegnare che da imparare da chi, trasformando il gioco in affari, cancella parte del senso della nostra storia sportiva e sociale.
Credo mandero’ una proposta ufficiale alla nuova dirigenza della SPAL (se esiste, indipendentemente dal nome che avra’).
Potrebbero venire qui e aprire una scuola elementare che al pomeriggio insegna il calcio ai tanti bambini appassionati: tutto cio' costa meno della meta’ di uno scarso giocatore di serie C che viene a chiudere la carriera in serie D a Ferrara.
Gli allenatori delle giovanili ferraresi potrebbero stare qui15 giorni all’anno a formare gli istruttori locali e a verificare i progressi... potrebbe esserci una squadra “SPAL Iringa” e ogni anno 3 o 4 ragazzi potrebbero essere inseriti nella rosa della Spal Ferrara (o come si chiamera’). Anche questo costerebbe poco e darebbe un senso nuovo alla storia della nuova SPAL, una storia di solidarieta’, passione e riscatto.
Asante!

16 luglio 2012

...E SONO ANCORA QUI, nella Nyumba Ali (la casa con le ali) – Iringa – Tanzania luglio 2012.


Voglio condividere alcuni fotogrammi del mio ritorno a Iringa, nella Nyumba Ali, in questo luglio del 2012.-.
Questa volta non sono solo: con me c’e’ un pezzo importante della mia famiglia.

Comincio proprio con un frammento di diario scritto da Nicola che il 25 luglio compira’ 9 anni
 10 e 11 luglio 2012.
 La prima cosa che vi voglio dire è sull'AEREO. Avevo paura che si schiantasse alla partenza ma poi invece mi sono divertito sui due aerei che ho preso. Specialmente il secondo era un po' speciale.
Davanti al sedile di ogni persona c'era uno schermo tv dove si potevano guardare film, cartoni o giocare ai videogiochi. Se vuoi potevi vedere il nostro areo a che punto del viaggio era.
Ognuno poteva scegliere e io vedevo cosa stavano guardando gli altri: Elena guardava qualche film siccome le  piace imparare l'inglese poi è riuscita a trovare un film in italiano. La Bicia ha guardato  Harry Potter 3 in inglese e il papà l'ultimo di Shrek.
Ogni tanto ci portavano da mangiare poi tutti dormivano.
Solo io sono rimasto sempre sveglio soprattutto a giocare ai videogiochi. C'era una specie di Forza 4 e ho fatto in tutto 88 partite: ne ho vinte 45 e perse 43.
Alla fine siamo arrivati a Dar alle due e mezza di mattina e io ero quello che aveva dormito meno di tutti: abbiamo fatto una fila che non finiva più per entrare in Tanzania e a un certo punto mio padre era preoccupato perché non trovavano il mio passaporto. Poi tutto è andato bene e siamo andati a letto che erano quasi le 5. Per fortuna all'aeroporto c'erano la zia Bruna, lo zio Lucio e l'Ageni che ci stavano aspettando.
Il giorno dopo siamo andati sull'oceano indiano in una bella spiaggia che si chiama “farfalla” KIPEPEO. Ho fatto tanti bagni e ho visto l’ONDA più alta della mia vita.

Da qui in poi, invece, scrivo io.
IL MONDO IN UN CORRIDOIO
10 luglio ore 17.48 aeroporto di Istanbul. “living in a movie” cantano gli Aerosmith sul mio mp3 mentre sonnecchio: ed è davvero come vivere in un film. La canzone copre i rumori di fondo e questa folla che attraversa il corridoio in attesa del volo mette in scena la sfilata dell'umanità.
Qui c'è il mondo, ed è un mondo colorato di pelli diverse, di vestiti variopinti e veli neri.
Cuffie, ipad, ipod, smartphone, bambini in gruppi, auto elettriche per ricchi...e in mezzo noi: punto interrogativo sul senso di un viaggio che è fin da ora la sfida di un futuro diverso in un mondo in cui il bianco è forse lo sfondo su cui nuovi colori ricamano equilibri ancora indefinibili.
  
LA CHITARRA CON LE ALI
Comprare una chitarra a Dar era una proposta che facevo da tempo. In fondo in una citta’ da 5 milioni di abitanti si deve poter trovare di tutto. Mi immaginavo, infatti, di aprire la versione locale di “TuttoCitta’” alla voce MUSICA per trovare il posto dove acquistare una normale chitarra acustica da studio da aggiungere agli elementi di conforto gia’ presenti nella Nyumba Ali.
Nulla di piu’ sbagliato.
Abbiamo dovuto trovare prima qualcuno che avesse qualche idea della zona dove andare: poi, con una piantina abbozzata su un foglio, abbiamo raggiunto grosso modo il quartiere indicato. Qui abbiamo chiesto a uno che mentre ci ha fatto parcheggiare si e’ offerto di accompagnarci. Cosi’ Lucio ed io siamo entrati a KARIAKOO, il rione – mercato di Dar, seguendo la nostra guida che quasi correva fra negozi e vicoli stretti in un labirinto di suoni e pertugi. Superato il venditore di chitarre elettriche abbiamo raggiunto uno sgabuzzino dove si trovavano appese (in mezzo ad altre merci di vario tipo) due chitarre acustiche. Erano in alto, polverose, scordatissime (in tutti i sensi) e chiedevano aiuto: desideravano poter fare quello per cui sono nate...suonare.
Ne ho scelta una dopo aver a lungo provato a riportarla ad un’intonazione degna del suo rango.
Ora alla Nyumba Ali, appesa alla parete accanto alla carta geografica della Tanzania, si trova una chitarra sufficientemente accordata.
Stiamo gia’ preparando le canzoni da suonare per il “VICTORIA DAY” il 21 luglio. Alla grande festa per l’adozione di Viki – Victoria festeggeremo anche i compleanni di Elena e Nicola: fra i canti e i balli delle Dade ci sara’ spazio per qualche canzone (ne stiamo preparando una nuova) suonata con la “chitarra con le ali”.


 

1 giugno 2012


SUL PONTE DELLA PACE NEI GIORNI DELLE SCOSSE

Il fiume arrancava tra morte e vergogna,
solcando uno spazio di crisi globale
ormai rassegnato a un futuro di fogna
schiacciato dal dubbio tra il bene ed il male.

Così come lui, io vago perplesso
fra poche risposte e molte domande
vagheggio un domani diverso da adesso
ma vedo lo schifo che deciso si espande.

Sarà colpa di noi, sicuri di niente,
incerti viandanti sul mondo che crolla:
partiti individui, diventati poi gente.
Sarà colpa del tempo che stacca la colla,
che spegne la voglia di un senso presente.

Un tempo che arranca tra morte e vergogna
Ormai rassegnato a un futuro di fogna.      
                                                                (31 maggio 2012)

  
COMMENTO CRITICO

“L’Autore del breve brano, difficile da inquadrare in un sistema tassonomico (si direbbe una sorta di sonetto anomalo caudato dalla metrica piuttosto incerta), esprime una serie di luoghi comuni nel vano tentativo di suffragare una assai prevedibile visione tragica della vita.
Il meccanismo, ormai consueto e desueto dell’osservazione della natura che apre a riflessioni sul senso profondo delle cose, appare fin troppo scontato e l’esito complessivo lascia decisamente poco soddisfatti.
Non riteniamo di stroncarlo pienamente: ci limitiamo ad attenderlo alla prossima prova.”
                                                                                                                        (N. Sapegno)

7 marzo 2012

Ancora l'otto marzo (2012)



L’otto marzo è nato come un lutto
poi la lotta lo ha trasformato nell’otto,
il numero pieno che raddoppia e contiene la vita.

L’otto marzo è nato come un lutto,
poi la lotta…
finita anche quella, è diventata lotteria.

L’otto marzo è nato come un lutto,
poi la lotta,
poi il lotto:
oggi se ti va bene vinci una cena
con spogliarello maschile.