31 dicembre 2022

Foglietto in tasca a Capodanno 2023 (non pubblicato)


Questa settimana e la prossima La Voce di Ferrara-Comacchio non esce per la meritata pausa natalizia.
Io, distratto come la solito, ho scritto comunque un "Foglietto in tasca", che ho anche inviato alla Redazione.
Mi dispiaceva non poterlo condividere con gli amici a cui piace seguire le mie divagazioni settimanali.

Ecco, quindi, il testo integrale ispirato da una lettura della Messa del 1° gennaio. La foto l'ho scattata durante il ritiro di questi giorni "camminando sereno" per le campagne di Galeazza: oltre la nebbia si intravvede qualcosa: ce la possiamo fare!

Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.”

Inizio il 2023 con un brano della lettera che Paolo scrive alla comunità dei Galati. La frase che riporto è l’unica in cui l’autore usa il “tu” in modo diretta e chiaro. Come mai questo cambio? Mi immagino che Paolo non stia scrivendo ma si trovi davanti all'assemblea dei credenti della Galazia: ad un certo punto il suo sguardo incontra una persona a cui tiene molto e decide di parlare al singolare. Sembra dire: "questa frase è per te” puntando direttamente lo sguardo sulla persona amica. In questa fantasia immagino anche che si trattasse di una donna: Paolo conosce la forza straordinaria delle donne che sostengono la società e la Chiesa. La frase, poi, è stata scritta e raggiunge ciascuno di noi, persone di oggi. Paolo dà del tu a Francesco, Lucia, Enrico, Cinzia che sicuramente leggono queste righe ed anche a me che, per un regalo immeritato, le trascrivo.

So di essere figlio ed erede, libero di entrare nella massima confidenza con chi mi ha donato la vita.

Essere figli, fra l’altro, è una caratteristica che accomuna tutti gli esseri umani, un elemento universale che ci può aiutare ad abbattere le barriere che ci dividono: un modo di passare dal “tu” del legame diretto al “noi” della comunità di cui siamo corresponsabili.

Mi basta questo per iniziare il nuovo anno con un po' più di spinta: spero che ciascuno di noi possa camminare più sereno in mezzo agli sbalzi fra entusiasmo e disperazione che la vita ci propone.


22 dicembre 2022

Il Foglietto in tasca n.17


Natale in ricerca delle persone capaci de vedere coi propri occhi la presenza del Signore che è già in mezzo a noi. Isaia le chiama "sentinelle" e sono capaci di esultare e alzare la voce: dove le trovo oggi?
Il Foglietto in tasca del giorno di Natale: pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio si può leggere qui di seguito.

Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.” 

In questo Avvento Isaia, mi ha provocato spesso: il giorno di Natale mi sorprende con questa immagine stupenda.

Mi chiedo se sono capace di riconoscere le "sentinelle" che oggi alzano la voce ed esultano insieme poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore. Sono sicuro che non sono sentinelle in senso militare: non sono compatibili con le descrizioni di Isaia sul disarmo, sul passaggio necessario anche oggi dai carri armati ai trattori.
Altrettanto, credo di non trovarle nei poteri forti dell'economia, nelle stanze dove uomini ed aziende accumulano enormi ricchezze che aggravano la miseria nel mondo.

Sentinelle non si trovano nemmeno nelle grandi organizzazioni di massa, comprese quelle religiose, soprattutto là dove ci si limita ad applicare norme e regole utili più a consolidare un potere terreno che a servire la verità, la pace, la giustizia.

Non riesco a continuare nelle esclusioni: mi sono già reso conto che anche oggi le persone che vedono e annunciano il ritorno del Signore le posso incontrare fra la gente umile, fragile, consapevole di aver bisogno di donare e ricevere amore.

È il presepe della vita di tutti i giorni: l’umanità che si incontra davanti ad un bambino appena nato e porta quello che può in semplicità. Lo sento come una chiamata ad aprire il mio sguardo per vedere il Signore che, a differenza dei tempi di Isaia, non deve tornare perché è già in mezzo a noi.

Buon Natale in ricerca.




 

17 dicembre 2022

Il Foglietto in tasca n.16


 A volte bisogna metterci un di più di attenzione per far si che cervello e cuore si uniscano per cogliere il significato profondo di quello che si legge.
Questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio e, qui di seguito, il testo integrale.

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – (...) - a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

A volte mi capita di essere reclutato come lettore alla messa domenicale per sostituire l'improvvisa assenza di chi, ordinariamente, svolge questo servizio: se si tratta di una lettera di San Paolo corro a leggerla per capire se richiede uno sforzo particolare. 
È il caso di questo saluto ai Romani: è talmente ricco e ben scritto da risultare molto impegnativo: mi colpisce, al punto di rinnovare il terrore dell’analisi grammaticale e logica a scuola.

Fra i due trattini ho contato dodici proposizioni in cui Paolo sintetizza la storia della salvezza: una sequela di frasi difficili da cogliere ai giorni nostri in cui i ragionamenti, concatenati in sequenza, sono una rarità per appassionati.

Invito me stesso e chi vorrà (fra i dieci fedeli lettori di questo "Foglietto") a prepararsi alla seconda lettura di domenica 18 dicembre. Io, ad esempio, memorizzo alcune parole e sarò pronto ad ascoltarle: promesso, riguarda, nato, costituito, in virtù, ricevuto, suscitare…e tra queste siete anche voi.

Voglio provare a mettere cervello e cuore in movimento per farmi riempire della bellezza di essere chiamato e scelto per annunciare il vangelo di Dio: un filo, proposto da Paolo, che collega i profeti di un tempo agli uomini di oggi.


10 dicembre 2022

Il Foglietto in tasca n.15


Incontrare se stessi da adolescenti e fare esperienza dell'abbraccio terapeutico: la fortuna di poter  giocare a raccogliere stimoli dalle letture domenicali.
Su La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito: 1500 caratteri si leggono in un minuto.

Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.”

Mentre leggevo questo brano della lettera di Giacomo mi è apparso davanti il me stesso di quattordici anni. Ho fatto un po' fatica a riconoscermi: anche lui mi ha scrutato con la curiosità di chi cerca conferme.

Esauriti i convenevoli mi ha dato una pacca sulla spalla dicendomi "Per favore non dirmi nulla sulle fatiche della vita, su come sei diventato quello che sei: evita la lista dei passaggi che ti hanno cambiato. Voglio scoprire da solo la mia strada, senza sconti o anticipazioni.”

Non ricordavo di essere capace di toccare subito i punti dolenti, di rivelare un atteggiamento che ho assunto negli anni e che mi rende perfettamente assimilabile a molti degli adulti che ho incontrato quando ero adolescente. Mi riferisco al gusto di porre davanti ai giovani le difficoltà, le incoerenze, la mancanza di costanza: sembra quasi di provare piacere nello scoraggiarli gettando loro addosso le mie esperienze negative.

Il desiderio di metterli in guardia, di inviare segnali di pericolo in realtà trasforma l’esperienza in sfiducia giudicante.

Non avevo più parole da dire: mi è venuto naturale partire con uno di quegli abbracci terapeutici che conosco adesso e ignoravo da ragazzo. 
Venti secondi ben stretti stimolano la produzione di ossitocina e di endorfine: sento il suo respiro caldo, la consistenza del suo corpo (è alto quasi come me), il battito del cuore che lentamente si accorda sullo stesso ritmo del mio. 
Venti secondi che rinfrancano nel cammino di ogni giorno.

 

3 dicembre 2022

Il Foglietto in tasca n.14


Ho scritto questo Foglietto il 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”: da Isaia vengono spunti importanti e mi spingo anche a proporre di rivedere uno dei dieci comandamenti.  Come sempre il testo si trova su La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito. 

Non giudicherà secondo le apparenze 
e non prenderà decisioni per sentito dire; 
ma giudicherà con giustizia i miseri 
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.”

La Redazione della Voce di Ferrara-Comacchio chiede di inviare i propri contributi quasi dieci giorni prima della domenica in cui verrà letto il brano a cui faccio riferimento. Per il 4 dicembre, perciò, scrivo il 25 novembre quando tutto, attorno, mi parla della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Oggi la dicitura “giornata contro la violenza” è più spesso corretta in ”giornata per l’eliminazione della violenza”. Mi piace: “contro” è un atteggiamento generico, “l’eliminazione” è un obiettivo preciso. Dovremmo usarlo di più anche in altri ambiti: eliminazione della guerra, eliminazione del razzismo, eliminazione della schiavitù, eliminazione delle discriminazioni. L’elenco è da completare e condividere con chi non è condizionato da rigide appartenenze ideologiche. Su questa strada già Isaia era chiaro: per decisioni eque non bisogna giudicare secondo le apparenze, non decidere per sentito dire, ma agire con giustizia. Sulla violenza alle donne sento dire, proprio adesso, che inizia con l’idea che le donne siano una proprietà dei maschi. Mi viene da chiedere ai nostri teologi se sono sicuri che il comandamento “Non desiderare la donna d’altri” sia espresso in modo corretto: le donne non sono propietà di nessuno e su questo non ci possono essere interpretazioni e ambiguità.


25 novembre 2022

Il Foglietto in tasca n.13


Squarci di speranza: anche l'inverno che sta arrivando può essere una primavera: forse Isaia, oggi, abita vicino a casa mia. Canti, suoni, luci odori nel "Foglietto in Tasca n.13" su  La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana.
Il testo è qui di seguito.

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.”

Chiudo un attimo gli occhi per immaginare la scena descritta da Isaia: sono davvero dentro a un popolo che esulta, un po' come nei filmati dei festeggiamenti al termine della seconda guerra mondiale. Sento suoni di canti popolari accompagnati da urla di gioia con un sottofondo incredibile di migliaia di campanelli da bicicletta. Questa immersione ad occhi chiusi si prolunga al punto che riesco a sentire gli odori della pace ritrovata: sono quelli delle lenzuola stese al sole primaverile, quando un vento delicato diffonde la certezza olfattiva del buono della pulizia naturale. Ecco, Isaia descrive la pulizia naturale del mondo riappacificato: lo assaporo tra la nostalgia e la speranza. 
Forse è solo suggestione ma mi viene da piangere.
Gli occhi umidi si riaprono. È il momento di tornare alla realtà: è ora di fare pulizia in casa spalancando le finestre per cambiare aria. Il fresco della mattina è mitigato da un pallido sole. Mi affaccio e, in quel momento, passa in bici una persona che conosco a malapena e mi fa un cenno di saluto sottolineato dal suono del campanello. In lontananza si sentono i bambini della scuola elementare in cortile per l'intervallo: corrono, giocano, ballano, cantano, urlano. Sorrido, mentre sollevo il cesto delle lenzuola appena lavate e ci sprofondo dentro il viso: sono qui.


18 novembre 2022

Il Foglietto in tasca n.12



Momenti di vita tra musica, gesti e balli, per condividere la gioia a tutte le latitudini e le età.
Il Foglietto in tasca n.12 su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana e, di seguito, qui.

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!».

Mi piace quando alla messa domenicale c'è un salmo che conosco a memoria perché l'ho già imparato come un normale canto.
Questa domenica è così: mi è capitato centinaia di volte di cantare "Quale gioia mi dissero: andremo alla-a-casa del Si-i-gnore". Spero che il gruppo liturgico della mia parrocchia lo proponga: l'assemblea darà il meglio di sé seguendo il testo proiettato sul muro. Senza foglietti fra le mani è, come sempre, semplice e spontaneo accompagnare col battito di mani il ritmo proposto dalle ragazze che, con dedizione e passione, suonano chitarre e cembalo. Secondo me è un modo per vivere oggi quello che succedeva coi Salmi ai tempi di Davide.

C'è bisogno di gioia nelle nostre celebrazioni e la musica può aiutare: non si tratta di esibizioni o di legittimare la confusione ma di sperimentare e promuovere forme di partecipazione piena.
Ricordo le messe nella missione del villaggio di Mgongo in Tanzania: la gioia della fisicità di canti e balli che accompagnano il rito è una catechesi coinvolgente da cui è naturale farsi coinvolgere.

I bambini (anche secondo il salmo 8) sono i testimoni naturali della volontà di partecipare col corpo e con la voce: meritano di essere aiutati a sprigionare le loro energie e non compressi o mal sopportati.

Anche l'esperienza che ho vissuto recentemente con gli adultissimi di Azione Cattolica conferma che a tutte le età è possibile usare musica e corpo per comunicare la gioia dell'incontro col Signore e fra di noi.


13 novembre 2022

Il Foglietto in tasca n.11


Malachìa, un messaggero con diverse sfaccettature, stimola ricordi e riflessioni e porta ad una scoperta che diventa una domanda (anzi, due): "Chi  taglia a metà i versetti delle letture domenicali?  Con quale criterio?

Chi non ha occasione di leggere La Voce di Ferrara-Comacchio può trovare qui di seguito il testo.

Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia (e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla.)

Questa settimana leggendo il nome del profeta Malachia mi è venuto in mente il gatto che, nei fumetti Disney, passa da Paperino a Paperoga: un gatto paziente che ogni tanto sbotta per le angherie che deve subire.

Forse anche il profeta omonimo reagiva a situazioni poco simpatiche: era già predisposto di suo ad annunciare sventure (“sta per venire il giorno rovente come un forno”) e “Il Signore degli Eserciti” gli ha chiesto di mettersi al suo servizio. Per questo la profezia si chiude con un annuncio di speranza, coi raggi benefici del sole di giustizia che sorgerà.

In questo periodo, però, stimolato dall’impegno settimanale con “La Voce” cerco di approfondire un po’ per non fermarmi solo al livello emotivo. Così ho scoperto che Malachia è un nome simbolico: significa "il mio messaggero" e non individua una persona precisa.

Poi ho scoperto che al versetto finale è stata tolta questa frase: “e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla.” La trovo molto efficace e mi dispiace che sia stata tagliata dalla lettura domenicale. Mi fa sentire più vicino Malachia e mi comunica l’energia, la gioia, l’entusiasmo di chi finalmente esce da spazi ristretti e può liberare il proprio corpo nella festa. È l’immagine della fine della guerra, della pandemia, dell’oppressione...la speranza di un futuro di cui anch’io (come Malachia) sento la mancanza.


5 novembre 2022

Il Foglietto in tasca n.10


Questa settimana il Foglietto in tasca raggiunge la doppia cifra. Sulle orme del Salmo 16 vado alla ricerca di appuntamenti regolari che dal risveglio mi accompagnino per tutta la giornata: non è facile...

Pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio si può leggere integralmente qui di seguito.

"Al risveglio mi sazierò della tua immagine."

Anch’io, come l’autore del Salmo 16, ogni tanto rinnovo il proposito di darmi una regola per mantenere un rapporto costante con Dio nella vita quotidiana.

Se avessi tenuto tutti i foglietti in cui ho scritto obiettivi e impegni di vita spirituale avrei certamente riempito una scatola da scarpe delle mie: considerato che porto il n.48 non si tratta di una piccola quantità.

Fra le esperienze più recenti, però, una funziona meglio delle altre: iniziare la giornata con la Messa. 

Grazie ai ritiri spirituali proposti a settembre ho ri-scoperto la Messa delle 7,30 dalle Clarisse: mi alzo in fretta, prendo la bici, entro trafelato nella piccola chiesa e provo ad affidarmi a Dio.
La Messa dura mezz’ora e quando andavo a lavorare facevo in tempo a raggiungere l’ufficio: ora che sono un pensionato mi fermo un po’ di più a seconda degli impegni che mi aspettano.
Provo a saziarmi dell’immagine di Dio al risveglio: la vedo nelle persone presenti in Chiesa, nei sacerdoti che si alternano, nelle sorelle che dal loro “angolo” fanno traboccare il grande dono che sono per noi. Mi appare un terreno fertile per accogliere l’Eucaristia e provo a trovare qualche frutto da raccogliere e portare con me durante la giornata.

Prevedo che forse non durerà, che coi primi freddi calerà l’entusiasmo, che l’abitudine renderà tutto meno interessante: lo so ma so che se io sono fragile e incostante “il Signore è fedele” come conferma, questa settimana, San Paolo.


29 ottobre 2022

Il Foglietto in tasca n.9


Dal libro della Sapienza colgo l'invito ad amare le cose che esistono: ci provo guardandomi attorno nel pezzo di mondo in cui abito.
1.500 caratteri pubblicati su La Voce di Ferrara-Comacchio : si possono leggere qui di seguito.

Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;

La prima lettura di questa settimana, dal libro sella Sapienza è una boccata di ossigeno. Pregusto il momento in cui la sentirò proclamare domenica nella mia Parrocchia: conosco chi andrà a leggerla, sarà chiaro e preciso come sempre. Io sarò seduto nel solito banco accanto a mia moglie, ben disposto ad ascoltare queste frasi su cui ho riflettuto dieci giorni prima grazie all’impegno del ”foglietto in tasca” che mi dà un motivo per riscoprire le prime letture domenicali.

La frase di oggi l’ho avuta in testa tutte le volte che ho attraversato il mio quartiere. Tra parchi e palazzi incontro tanta gente: bambini che giocano fra loro mentre i genitori o i nonni fanno quattro chiacchiere, adulti e anziani che camminano o corrono per tenersi in forma. Il libro della Sapienza afferma che Dio ama tutte le cose che esistono: io, umilmente, provo a confermarlo.
Non ignoro le brutture, le cattiverie, i drammi che incrociano la mia vita: semplicemente in questi giorni riscopro la convinzione che, se provo ad amare le cose che esistono, mi si aprono nuovi orizzonti di speranza.
E questi orizzonti si allargano naturalmente: la mia casa, la Parrocchia, i palazzi, i parchi, la realtà più prossima in cui mi muovo si identifica col nome di una città della Russia: sarebbe bellissimo se il contagio dell’amore per le cose arrivasse a cambiare i troppi cuori di chi alimenta le guerre che rovinano il nostro mondo.

 

23 ottobre 2022

Il Foglietto in tasca n.8

 

Questa settimana provo a mettere insieme la prima e la seconda lettura, a fare incontrare Sirac ( i cui testi sono il riferimento del Libero del  Siracide) e Paolo di Tarso. 
L'esito è nel "Foglietto in tasca n.8" pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito.

“La preghiera del povero attraversa le nubi - io sto già per essere versato”

Questa settimana mi muovo indeciso fra le prime due letture: oscillo fra la limpida descrizione del Siracide di come Dio guarda e ascolta gli uomini e la straordinaria tenerezza delle espressioni di Paolo.

Paolo scrive a Timoteo una frase stupenda: “Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita”: penso che ognuno di noi vorrebbe chiudere la sua esistenza con una simile affermazione. Sapere di “essere versato in offerta” sintetizza in modo efficace il senso della vita, quello che travalica anche le diverse visioni religiose o morali: essere un dono, un'offerta su cui altri possono trovare senso e possibilità di crescita.

Mi chiedo, però, chi potrà beneficiare di questo dono versato in offerta e mi sembra di vedere la risposta proprio nel brano del Siracide.  

L’offerta è a favore dei poveri le cui preghiere superano le nubi e chiamano l’intervento di Dio, quasi forzandolo ad agire per la  giustizia. 

È così che le frasi di Sirac, trascritte dal nipote due secoli prima della venuta di Gesù, arrivano a noi uomini di oggi: provo ad ascoltarle con la consapevolezza che l’intervento di Dio non piomba all’improvviso ma è affidato a ciascuno di noi. Siamo noi, come San Paolo, a “portare a compimento l’annuncio del Vangelo” nelle scelte e nelle azioni di ogni giorno. Con semplicità e tenacia si può ri-cominciare, come dice il Salmo 33,  a stare “vicino a chi ha il cuore spezzato”.

 

16 ottobre 2022

Il Foglietto in tasca n.7


 Anche se Mosè era in forma ha avuto bisogno di aiuto per sostenere il bastone che faceva vincere la battaglia a  Giosuè. Un uomo qualunque, chiamato Cur, con la sua disponibilità gioca un ruolo fondamentale...anche Mosè, come tutti noi, da solo non va da nessuna parte.
Il "Foglietto in tasca" n.7 si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

"Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole."

Chissà se Mosè aveva fatto un po' di preparazione atletica in prossimità del grande sforzo che gli era richiesto per sostenere il bastone di Dio durante la battaglia contro Amalèk. 

Certamente da giovane, quando frequentava l'alta società egiziana, aveva potuto potenziare le sue doti fisiche insieme a quelle culturali e morali.
Siccome non erano ancora passati tre mesi dall'uscita dall'Egitto Mosè era in buone condizioni per sostenere in alto il bastone che determinava la vittoria sul campo di battaglia. 
Con un po’ di stretching era già al massimo delle sue potenzialità.

Eppure ha avuto bisogno di sostegno da parte di altri. 
Anche Mosè, come tutti noi, da solo non va da nessuna parte: da vero leader è forte di suo ma diventa imbattibile quando sa accogliere e dare spazio agli altri.

Mi incuriosisce Cur che affianca Aronne nel ruolo di “sostenitore”: di lui si sa poco. Lo immagino come il classico amico a cui basta chiedere una mano e lui non si tira mai indietro. Sono certo che si chiama Cur proprio perché sa prendersi cura di chi ha bisogno. La prova è nel successivo racconto della costruzione del tempio in cui si parla di Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro…tutto suo nonno!


8 ottobre 2022

Il Foglietto in tasca n.6


La prima lettura della Messa che celebra la Madonna delle Grazie, Patrona della nostra Diocesi, ci fa incontrare Ester. Di fronte ad una figura femminile così forte viene naturale chiedersi  come mai, ancora oggi, le donne non abbiano 
il giusto spazio nella nostra società e, purtroppo, anche nella Chiesa.

Il testo integrale si trova su  La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito.

Per i Giudei vi era luce, letizia, esultanza, onore.”

Per celebrare Maria, Patrona della nostra Diocesi, si parte da Ester che realizza una festa di “luce, letizia, esultanza, onore”.

È l’occasione per provare a celebrare le donne che tengono insieme i brandelli delle nostre storie: personali, comunitarie, sociali ed ecclesiali. Non sono un sociologo e nemmeno un teologo: posso solamente balbettare la certezza, che sperimento ogni giorno, che le donne sono il fulcro della mia vita.

Mi guardo attorno e verifico che c’è ancora troppo da fare per dare il giusto spazio allo specifico carisma femminile nella nostra società e, purtroppo, anche nella Chiesa.

Per questo chiudo con un piccolo testo che ho scritto e diffuso l’8 marzo del 2011

Prego…
come dopo ogni “grazie”:
per la quieta gentilezza
di gesti forse inusuali.
Una porta da aprire, 
un posto da indicare,
un piccolo dono da festa.

Prego…
come per chiedere scusa:
per la vuota presenza
che non sfugge il disprezzo.
Una storia da rifare,
un sapore da trovare,
un cuore da farsi plasmare.

Prego…
come uomo in ricerca
con la sola certezza
che guida il mio sguardo:
se esiste, come credo,
Dio è certamente donna.


1 ottobre 2022

Il Foglietto in tasca n.5


 La Voce di Ferrara-Comacchio questa settimana pubblica il "Foglietto in tasca n.5".
Timoteo mi fa vagare fra Braccio di Ferro, il Molise e il passaggio a livello di Via Bologna.

Ecco il testo integrale (1500 caratteri spazi compresi).

"Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato."

È ancora Paolo che scrive a Timoteo e, di fatto, si rivolge anche a me.

Ho voluto provare a conoscere meglio Timoteo, anche per liberarmi dell'immagine del nemico di Braccio di Ferro (Popeye) che si chiama Bluto/Brutus ma in italiano è stato ribattezzato, appunto, Timoteo. 

Ho scoperto che Timoteo, discepolo di Paolo, ha fatto un sacco di cose insieme a lui viaggiando, crescendo nella fede e testimoniando la novità del messaggio di Gesù.
Timoteo è stato il primo Vescovo di Efeso ed è morto lapidato per aver condannato i culti pagani. Il suo corpo è conservato nel Duomo di Termoli: nel mio prossimo “viaggio della memoria” in Molise (nei luoghi dove ho svolto una parte del mio servizio civile) farò una deviazione per andarlo a salutare.

Mi sembra sempre più che l’impegno del “foglietto” mi stia aiutando a sentire più vicina la Parola che viene proclamata alla domenica: Paolo, Davide, Filemone, Amos, Timoteo diventano dei compagni di viaggio nelle fatiche della fede incarnata nel quotidiano. Loro ce l’hanno fatta: non grazie ai superpoteri ma perché hanno saputo far fruttare “il bene prezioso che è stato loro affidato”.

Li immagino accanto a me mentre vado in bici. In particolare mi aiutano quando scendono le sbarre del passaggio a livello di via Bologna: invece di seguire l’iracondo Timoteo nemico di Braccio di Ferro provo a sperimentare la calma, capace di custodire, del discepolo di Paolo.


25 settembre 2022

Il Foglietto in tasca n.4


Questo "Foglietto" nasce dalla constatazione che anche San Paolo può essere inserito nell'elenco di padri della nonviolenza: le armi con cui combattere la "buona battaglia" escludono le pratiche perverse a cui assistiamo, purtroppo, anche oggi.
Si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito.

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.”

Paolo scrive a Timoteo e va diretto al nocciolo della questione. Ho voluto capire quali sono le cose che Paolo chiede di evitare: si trovano nel versetto precedente (10) che dice L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.” Anche qui mi sembra che ci siano pochi dubbi su cosa intende San Paolo. Da una parte c’è il denaro che è la radice di tutti i mali e dall’altra una lista di obiettivi a cui tendere. Lo rileggo e mi accorgo che è un vero manifesto della nonviolenza.

Scopro in Paolo una dimensione molto moderna di attitudine alla gestione dei conflitti, al punto di rendere comprensibile in una luce nuova la frase successiva Combatti la buona battaglia della fede”. Combattere una buona battaglia con le armi elencate prima è la negazione della guerra.

Mi dispiace constatare che anche oggi si usa la fede come pretesto per giustificare conflitti armati e che capiti (come sta succedendo a pochi chilometri da noi) che popoli che si richiamano ad uno stesso Dio siano in guerra fra loro: forse la risposta a questi scandali si può trovare nelle stesse cose che Paolo ci chiede di evitare.

Questo “foglietto” ha preso una piega molto impegnativa, lo concludo con una domanda: perché la lettura comincia dal versetto 11 e non dal 10?


18 settembre 2022

Il Foglietto in tasca n.3

Questa settimana la frase da scrivere sul foglietto da tenere in tasca viene dal profeta Amos, Lui, insieme ad un altro Amos, aiuta la riflessione di questa settimana.

Il testo si trova su La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito.

«Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese»

La frase che porto in tasca è all’inizio della prima lettura, dal libro del Profeta Amos. 
Amos è diretto e denuncia gli imbrogli dei potenti che si arricchiscono sfruttando i bisogni della gente, manipolando i prezzi e truccando le unità di misura dei prodotti.

A leggere l’elenco mi vengono in mente tutte le speculazioni in atto sui prezzi dell’energia, sui traffici in borsa, sulle guerre giustificate con scelte ideologiche che mascherano interessi economici di pochi a svantaggio di tanti. Amos è vissuto otto secoli prima di Gesù ma potrebbe benissimo essere un nostro contemporaneo.

Amos, poi, mi porta ai ricordi della mia infanzia, al cortometraggio “Il mio amico Ben” di Walt Disney. Era uno dei brevi filmati che precedevano i film di Natale che puntualmente andavo a vedere accompagnato da mia sorella: ora si può vedere integralmente su YouTube. 
Viene raccontata la storia di Benjamin Franklin, delle sue invenzioni e attività politiche, dimostrando che in realtà sono tutte nate dal topolino Amos che viveva insieme a lui. Persino l’incipit della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti viene proposta dallo stesso Amos.

Mi sembra che la risposta alle ingiustizie e allo sfruttamento possa nascere proprio dall’ascolto dei più piccoli: le persone semplici che mi stanno accanto possono aiutarmi a trovare la strada dell’indipendenza dall’egoismo e dalla sopraffazione. “Ascoltate”, quindi, è rivolto anche a me (a noi?).



 

10 settembre 2022

Il Foglietto in Tasca n.2

La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana pubblica "Il "Foglietto in tasca"  n.2.
Dal Salmo 50 all'esperienza personale con Paolo, compagno di scuola alle medie diventato Don Paolo: le relazioni sono un regalo da accogliere.

Ecco il testo:

Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode.”

Questa frase del salmo 50 è già nella mia tasca. Domenica 11 settembre la proclamerò nel passaggio dalla sofferenza alla gioia, dalla consapevolezza dei propri limiti alla scoperta che “affidarsi è la strada da percorrere”.
Cercavo fra le letture e mi è saltata agli occhi quando sono tornato dal funerale di Paolo, mio compagno di scuola delle medie. Era alto quasi come me e sua sorella Piera mi ha confessato che, quando mi ha intravisto in chiesa, di spalle, con la postura un po' piegata in avanti tipica di noi spilungoni, ha avuto un momento di sbandamento vedendo in me suo fratello. Le ho risposto che certamente Paolo era in me e in noi che condividiamo con lui il desiderio di una vita piena. 
È così che ero già nel percorso del Salmo 50: un sentiero difficile ma ricco di doni inattesi.

Dopo le medie ho ritrovato Paolo nell’ambito della Chiesa di Ferrara: era diventato Don Paolo e io, da laico in ricerca, trovavo un altro riferimento fra i sacerdoti con cui ho avuto la fortuna di condividere la parte più importante della mia crescita umana e religiosa.

Schiettezza, profondità, autenticità e simpatia naturale hanno accompagnato i nostri incontri in una relazione non troppo frequente ma costante.

Il nuovo regalo di Don Paolo sono proprio le relazioni che ho ritrovato con tante persone al momento di preghiera ed al funerale: è la gioia di provare ad aprire le labbra per proclamare la lode di Dio.

 

2 settembre 2022

Il Foglietto in tasca n.1


Il primo numero de La Voce di Ferrara-Comacchio dopo la pausa estiva propone una nuova rubrica  a cui collaboro settimanalmente. 
"Il foglietto in tasca" è un metodo  per conservare e ritrovare frasi significative su cui soffermarsi brevemente e con semplicità.
Ecco il testo del n.1.
Il nuovo appuntamento settimanale "Il foglietto in tasca" nasce da una mia abitudine: quando trovo una frase che mi fa pensare la trascrivo su un foglietto e la tengo in tasca per qualche giorno. Ogni tanto, mettendo le mani in tasca, ritrovo e rileggo la frase.

In questa “seminuova” rubrica sono libero di scegliere la frase da trascrivere tra tutte le letture della domenica.

Questa settimana è presa dalla Lettera a Filemone: “Ti prego per Onesimo, figlio mio, che ho generato nelle catene”.

San Paolo esce dalla statua di marmo dove l’ho visto l’ultima volta e diventa un “amico fragile” (la canzone che sto ascoltando adesso): una persona attenta ai bisogni degli altri e ai diritti dei più deboli. Capace di mettere la sua esperienza e i suoi doni a disposizione.

Con lui affronto questo autunno che si avvicina: un tempo che provoca attraverso la degenerazione dei rapporti umani, il dissolvimento del patrimonio naturale, la gestione assurda dei conflitti interpersonali e fra nazioni.

Filemone, però, accoglie Onesimo come un dono e non come un impegno.

Per questo, come Paolo secoli fa e come Papa Francesco oggi, posso ancora sperare in un mondo senza schiavi, abitato solo da “fratelli carissimi”.

Ho fiducia, da questo foglietto emerge anche l’immagine di un Onesimo in carne e ossa: rispecchia il suo nome dando assistenza quotidiana al nostro amico Zawadi in Tanzania.

Un ragazzo di 18 anni che si prende cura di un coetaneo disabile: è un po' un figlio mio (nostro?) per cui pregare insieme a San Paolo.


 

26 giugno 2022

104


Questa è l'ultima “fantasticheria”, perciò, mentre Gesù parla alla radio, mi sento autorizzato a dare consigli.
Ringrazio chi mi ha fatto compagnia e resto in ricerca di "segnali di futuro".

Segue il testo pubblicato sull'ultimo numero prima della pausa estiva del settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio

                                                        104

In questa fantasticheria n. 104 Gesù, dopo averci rimproverato quando vogliamo incenerire chi non la pensa come noi, è ospite di una trasmissione radiofonica: ogni tanto mandano in onda i vocali degli ascoltatori e lui risponde. La pubblicità e le canzoni del momento impongono tempi stretti: le risposte, perciò, sono rapide e sintetiche. 

La maggior parte degli ascoltatori usano la radio come un sottofondo mentre guidano o lavorano: le considerazioni del Messia passano senza lasciare traccia. Fra quelli che ne capiscono il significato profondo solo alcuni decidono di mettersi in gioco. È la stessa situazione della parabola del seminatore. Per quanto mi riguarda è quello che mi capita a messa: cerco di ascoltare ma poi la mente si aggroviglia e fatico ad essere davvero presente.

Per fortuna, da quasi un anno e mezzo, grazie a questa "sfida" settimanale, sono provocato a leggere e rileggere in anticipo il vangelo della domenica, a lasciarlo sedimentare fino a diventare lo stimolo per un piccolo viaggio.

Questa è l'ultima “fantasticheria”, perciò mi sento autorizzato a dare consigli. Mi limito a uno solo: leggere e rileggere il Vangelo è un antidoto efficace contro l'incapacità di ascolto di cui siamo pervasi; non a caso è un invito che la Chiesa propone con insistenza. Io sono stato "costretto" a farlo sperimentando anche un collegamento inatteso con tante persone che mi hanno fatto sapere che mi seguivano. Un piccolo modo per creare relazioni che, forse, è il regalo prezioso dello Spirito in questo tempo. Saluto cantando “See you later, alligator”


18 giugno 2022

103

Tra primo e penultimo: il sapore speciale che passa attraverso gli incontri.
Don Alessandro, Irene, Matteo, Corrado, The Sun: la festa, gli incontri, la comunità, la testimonianza che scardina i pregiudizi. 

La Fantasticheria n. 103, pubblicata  su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana, si può leggere qui di seguito.


                                                       103
103 è un numero primo ed è anche il penultimo di questa rubrica: evoca l’incertezza di etichette e previsioni.
Immagino gli Apostoli che, dopo aver sfamato 5.000 uomini, discutono fra loro e confermano che la vita propone continuamente situazioni inattese, a volte belle sorprese.
Sono andato alla giornata conclusiva la festa della Parrocchia di Malborghetto: ci tenevo a ritrovare il filo che, passando attraverso un piatto di cappellacci, collega San Maurelio e Rock a Fè
Il video del ricordo di Don Alessandro ha aperto grandi brecce emotive. 
Ero pronto per godermi le canzoni e la voce di Irene Beltrami accompagnata da Matteo Tosi e da Corrado Calessi: 3 persone la cui conoscenza, storica o recente, è condita con simpatia e tenerezza . Vederli e sentirli ha confermato la bellezza della serata.
Dopo di loro era il momento dei “The Sun”, il clou della festa. 
Avevo evitato di ascoltarli o di leggere qualcosa in anteprima per non farmi condizionare. 
In realtà avevo un pregiudizio verso i gruppi musicali orientati dal punto di vista religioso: temevo sorrisi di circostanza o dichiarazioni preconfezionate. 
Invece mi sono trovato di fronte a uomini veri, capaci di mettersi a nudo davanti al pubblico e di dare una testimonianza autentica condita con ottimi testi e musica ad altissimi livelli. 
La dimostrazione di una fede profonda, capace di contagiare chi li vede ed ascolta. Credo di aver vissuto lo stato d'animo di chi, dopo aver mangiato il pane offerto dai discepoli di Gesù, si chiedeva da dove venisse quel sapore speciale che aveva potuto gustare.


 

13 giugno 2022

102


 Abbondanza di stimoli: dal grembo al grembiule, da mia madre alla Trinità...passando per l'ortolano che girava fra le case . La Fantasticheria numero 102 sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio

Il testo per chi avrà voglia di leggerlo:

                                                      102

102 è un numero abbondante. Si tratta di un numero naturale minore della somma dei suoi divisori interi (escludendo sé stesso). 102, infatti, si può dividere per: 1, 2, 3, 6, 17, 34, 51. La loro somma fa 114 e conferma che 102 è un numero abbondante.

Da questa constatazione deriva lo spunto da "fantasticheria": quante realtà della nostra vita sono abbondanti e non ce ne rendiamo conto?

In altri passi il Vangelo ci conferma che se siamo pronti a donare ci sarà versata nel grembo "una misura buona, pigiata, colma e traboccante”(Luca 6, 38): più ci svuotiamo nel dare più abbondanza ci verrà donata.

Questo principio, carico di una forza rivoluzionaria che ancora oggi fatica a diventare stile di vita quotidiano, mi appare in immagini della mia infanzia. Rivedo mia madre che scende in strada richiamata dal fruttivendolo che passava nel quartiere col suo camioncino. "C'è l'ortolano, venite donne…patate, cipolle, melanzane…c'è l'ortolano". Mia mamma scendeva veloce lasciando le faccende in cui era impegnata e risaliva col grembiule pieno di verdure.

Il grembo del vangelo diventa il grembiule, una derivazione linguistica che ci consegna un simbolo semplice del servizio di tutti i giorni, un esempio di generosità donata e ricevuta. Forse un richiamo all'asciugatoio che Gesù si lega ai fianchi quando lava i piedi agli apostoli.

A ulteriore conferma dell'abbondanza dei doni di Dio c'è il vangelo di questa settimana: nel mistero della sua vicinanza a ciascuno di noi, Dio "si fa in tre".


4 giugno 2022

101


Da Leopardi a Bruce Springsteen: scrivere, suonare, costruire relazioni nel tempo da vivere fra macerie e progetti.

La Fantasticheria n° 101, pubblicata su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana.
Si può leggere anche qui.

                                                     101

Primavera d’intorno brilla nell’aria, e per li campi esulta, sí ch’a mirarla intenerisce il core”

Ricordo un tema alle medie in cui dovevo commentare questi versi de “Il passero Solitario” di Leopardi: provo ad affrontare con lo stesso cuore tenero il numero 101, che arriva nel pieno della primavera.

In questi giorni tra matrimoni, battesimi, funerali, cresime, prime comunioni, la liturgia mi accompagna e la vita quotidiana continua a regalarmi incontri non banali. Mi chiedo se sia questo il tempo dello Spirito o se è solo una coincidenza la presenza costante di persone che mi richiamano il loro esempio di Fede vissuta. Incontro (casualmente?) i familiari dei miei due amici che sono diventati Vescovi e accolgo notizie importanti sulla vita e la morte di persone che certamente sono nell'abbraccio di Dio.

Un amico, che ho appena accompagnato suonando al suo funerale, non ha nascosto le sue fragilità con me e contemporaneamente mi ha messo di fronte ai miei limiti. Grazie a lui ho chiara la facilità con cui ci si difende da chi “disturba”, ignorando che proprio quel disturbo può essere la provocazione a cercare risposte autentiche.

Forse il tempo dello Spirito è quello in cui fra macerie e progetti, croci e sepolcri spalancati, si può ancora “lavorare su un sogno”. “Working on a dream” è il titolo di una canzone e di un intero album di Bruce Springsteen: in questi giorni si parla tanto di lui, anche nei suoi testi si possono trovare spunti per consolidare la ricerca profonda che dà senso alla nostra storia personale e comunitaria.

 

30 maggio 2022

100


Numero 100: come l'Ascensione non è la fine.
Tra impazienza e speranza in buona compagnia, su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana di fine maggio 2022.

                            Per leggere meglio il testo:
                                             100

Il numero 100 coincide con l'Ascensione: un traguardo importante, da vivere con pienezza. Gesù, prima di portare i discepoli verso Betania, dà loro le ultime istruzioni e li "mette in pausa": non sarà facile ma dovranno aspettare ancora un po' l'arrivo dello Spirito per proclamare le meraviglie che hanno vissuto. Me li immagino in subbuglio dopo aver ricevuto la benedizione e aver visto Gesù staccarsi e venire portato su in cielo. In spazi ristretti si muovono ansiosi e frenetici nelle preghiere quotidiane, con un velato sorriso che pregusta il momento in cui potranno finalmente essere "in uscita". È la pausa, lo “stand by”, in cui mi trovo anch’io, con la differenza che non ho visto direttamente coi miei occhi Gesù salire al cielo. Vivo l' ansia e la frenesia cercando di conservare la serenità e il sorriso: fra tante incertezze e fragilità so che lo Spirito è già fra noi.

Ne ho avuto la prova in questi giorni salutando Adele Barone. Nei vari incontri con lei ho trovato la conferma che la “bolla” in cui stiamo vivendo è il preludio ad una grande gioia. Il misto di impazienza e speranza in cui siamo immersi trova senso nella conferma che - come chiedeva Adele - la sofferenza non va perduta ed è di beneficio per altri. È così e lo sappiamo: l’entusiasmo con cui Adele cantava, ballava, percorreva le montagne, ragionava sul bene comune e sul futuro del nostro mondo, rimane un dono potenziato dal passaggio nel solco della sofferenza. La vedo insieme a Laura Vincenzi: nella comunione dei santi so che cantano insieme a noi.


22 maggio 2022

99

AVVISO AI LETTORI 😉: le "Fantasticherie" continueranno fino al n. 104 e finiranno con la pausa estiva. Sul n. 99 si potrà leggere di relazioni e ricerca fra il mondo dei giovani e un lontano conoscente che si chiamava Paraclito.

Qui il testo pubblicato questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio 
La "Fantasticheria" n°99  non è la penultima: con la Redazione abbiamo deciso di andare avanti fino a 104, chiudendo con la pausa estiva. Tutto ciò è compatibile con questo periodo in cui provo a lasciarmi coinvolgere nelle situazioni che mi capitano: se posso, non rinuncio a dire di si. È così che mi sto rendendo conto che c'è sempre bisogno di relazioni autentiche, di ascolto, di arricchimento reciproco: è ancora il tempo di mettersi in discussione con l'umile pazienza di chi sa che la vita è una ricerca continua.

Le lezioni più importanti di questo periodo (forse le più dure da digerire) mi arrivano dal tanto bistrattato mondo giovanile con cui, volente o nolente, ho un confronto quotidiano. Sentirmi ributtare addosso le tante incoerenze di cui sono imbevuto, sul momento mi ferisce, ma poi provo a trasformare "le ferite in feritoie" (una bellissima immagine attribuita a Don Tonino Bello). Chissà se questo sforzo, non sempre compiuto a dovere, è un frutto dello Spirito o è un vano imperativo morale.

Mi consola ricordare un lontano conoscente che di nome si chiamava proprio Paraclito. Morto a 99 anni era stato battezzato con quel nome all'inizio del secolo scorso, secondo le usanze di dare ai figli nomi sentiti in Chiesa.

Figlio di contadini, era diventato infermiere e diceva "Sono il paramedico Paraclito: per quello che riesco curo e aiuto". So che altri, più di quello che immagino, vivono come lui confermando la frase di Gesù “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. La ricerca continua.


 

14 maggio 2022

98

Glorificazione, amore, stupore, comunità energetiche e "alte vie" nella "Fantasticheria sul Vangelo della Domenica" n.98.
Come sempre su La Voce di Ferrara-Comacchio 
Qui di seguito il testo:

                                              98

Gesù è a tavola coi suoi discepoli: Giuda è appena uscito e c'è tensione e smarrimento.

Di cosa c'è bisogno in un momento del genere? Quale messaggio per chi, come me, è presente a questo momento topico?

Da Gesù arrivano due parole chiare: glorificazione e amore.

In casa mia è arrivato un libro sui “Cammini in Italia”: a pagina 98 si parla proprio di “Alte Vie” da affrontare in modo consapevole: come sempre non è un caso.

Glorificazione e amore possono essere i segnali che ci accompagnano sulle vie che siamo chiamati a precorrere: punti cardinali da cercare ogni giorno nelle sfide che la realtà ci propone.

La glorificazione mi proietta fuori da me: non devo certo glorificare me stesso (non c'è nemmeno un briciolo di materia prima per farlo), ma posso valorizzare quello che vedo nelle tante persone che si dedicano a realizzare un'umanità vera. Glorifico loro e, con loro, chi ce li ha donati.

Mi piacerebbe avere nei confronti delle persone lo stesso atteggiamento che mi anima di fronte ai capolavori della natura e della creatività umana: essere capace di gratitudine e stupore per il dono di ogni uomo e donna oggi, qui, sulle fragili gambe che ci fanno fare un po’ di strada insieme.

Da qui potrebbe venire l'energia per decidersi ad amare in modo autentico e gratuito, generando un circolo virtuoso che si autoalimenta.

Sogno una “comunità energetica” nutrita da fonti rinnovabili che nascono dentro ciascuno di noi: assaporare l’essenziale per fare della nostra vita un cammino di glorificazione e amore sulle alte vie dell’esperienza quotidiana.

 

6 maggio 2022

97


 Persone famose che danno il meglio nel proprio campo di attività e lasciano il segno nella mia  piccola storie quotidiane.
La "Fantasticheria sul Vangelo della domenica" n° 97 su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana.

Ecco il testo.

Cercando spunti per la fantasticheria settimanale ho incontrato la lista delle persone famose che sono morte nell'anno 1997. Ho visto nomi interessanti tra cui ricordo: Alberto Manzi, Benito Jacovitti, Madre Teresa di Calcutta, Ivan Graziani, Helenio Herrera, Sergio Strehler.

Sono persone che hanno lasciato il segno in diversi campi della mia vita.

Ciascuno, a modo suo, mi ha dato un esempio, un modello da imitare e da adattare a quello che penso sia il mio modo di essere. Li collego al Vangelo di questa settimana: alla proposta di stare in ascolto e seguire, fidandosi di chi mi parla e guida e mettendo a frutto le mie capacità. So che il Maestro è uno solo, ma altri, che danno il meglio nel proprio campo di attività, possono aiutare a seguirlo.

Fra le persone citate quello a cui oggi guardo con più affetto è certamente Jacovitti: ho ancora il Diario Vitt che usavo alle medie e ricordo le tavole del suo Pinocchio in mostra a Collodi. Cocco Bill, Pippo Pertica e Palla ogni tanto tornano nei miei pensieri.

Se invece di scrivere potessi disegnare mi piacerebbe fare apparire qua e là un salame, una lisca di pesce, un viso stralunato col naso grosso: quel tocco surreale (ma vero) che aiuta ad avere uno sguardo attento sulla realtà. Penso sarebbe il modo giusto per trasmettere la voglia di ascoltare e seguire senza rinunciare alla curiosità, al gusto di mettersi in gioco con un pizzico di creatività.

Qualcosa che assomiglia molto a mettere a frutto i propri talenti.



1 maggio 2022

96

 

Tra grigliate, domande, dubbi, risposte un bel momento ricco di cambiamenti 153 pesci diventano 96.
La fantasticheria di questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio

Questo il testo:

96

Il vangelo di questa domenica è uno dei miei preferiti.

Come altri che sono nel mio cuore accende la fantasia: leggendo scorrono immagini che evocano colori, odori, sapori capaci di suscitare emozioni vere.

Giovanni, che era sul posto, parla di sé in terza persona e poi mi accompagna ad assistere allo straordinario dialogo tra Gesù e Pietro. Li vedo insieme agli altri discepoli, davanti a una grigliata di pesce cotta da Gesù: il Maestro aveva preparato le braci già dall'alba raggiungendo un livello di cottura che nessuno chef stellato è in grado di avvicinare.

Pietro che aveva dubitato, ostacolato, tradito riesce a rimettersi in gioco dichiarando chiaramente il suo amore per Gesù: è così che da pescatore diventa pastore.

Ho capito che è la stessa cosa anche per me: provare a voler bene a Gesù significa avere continuamente nuove scoperte, sensibilità e impegni che mi si presentano se accetto di convertirmi davvero. Ci provo ma non ho ancora capito se sono un pescatore, un pastore o un curioso che legge il vangelo o lo guarda come un film.

Mentre rifletto noto che dei 153 grossi pesci pescati ne sono rimasti 96, che i discepoli doneranno ai poveri: 11 li hanno mangiati insieme a Gesù e 56 (8 per ognuno di loro) li porteranno a casa alle loro famiglie.

Vorrei essere così anch’io, consapevole del mio “ruolo”, capace di donare, accudire, accompagnare, ricominciare: forte del pesce pescato, cotto, donato e, soprattutto, del pane spezzato con Gesù.