Anche se Mosè era in forma ha avuto bisogno di aiuto per sostenere il bastone che faceva vincere la battaglia a Giosuè. Un uomo qualunque, chiamato Cur, con la sua disponibilità gioca un ruolo fondamentale...anche Mosè, come tutti noi, da solo non va da nessuna parte.
Il "Foglietto in tasca" n.7 si può leggere su La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.
"Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole."
Chissà
se Mosè aveva fatto un po' di preparazione atletica in prossimità
del grande sforzo che gli era richiesto per sostenere il bastone di
Dio durante la battaglia contro Amalèk.
Siccome non erano ancora passati tre mesi dall'uscita dall'Egitto Mosè era in buone condizioni per sostenere in alto il bastone che determinava la vittoria sul campo di battaglia.
Con un po’ di stretching era già al massimo delle sue potenzialità.
Eppure
ha avuto bisogno di sostegno da parte di altri.
Anche
Mosè, come tutti noi, da solo non va da nessuna parte: da vero
leader è forte di suo ma diventa imbattibile quando sa accogliere e
dare spazio agli altri.
Mi incuriosisce Cur che affianca Aronne nel ruolo di “sostenitore”: di lui si sa poco. Lo immagino come il classico amico a cui basta chiedere una mano e lui non si tira mai indietro. Sono certo che si chiama Cur proprio perché sa prendersi cura di chi ha bisogno. La prova è nel successivo racconto della costruzione del tempio in cui si parla di Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro…tutto suo nonno!
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