Don Alessandro Denti ,nel pieno del suo calvario, regala spiragli di vera luce.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
Giobbe mi provoca, mi affascina e spaventa, mi attira e respinge: lo trovo vicino nella tragedia di vivere che incontro nei grandi drammi del mondo e nelle sofferenze del mio cammino quotidiano. Giobbe è attorno e dentro di me: lo sento racchiuso nel respiro rilassato del cucciolo d’uomo che mi si è appena addormentato in braccio alle soglie dell'alba.
Dovrei scrivere qualcosa anche questa settimana ma non trovo nulla che abbia senso di fronte al baratro del testo di Giobbe: ho solo frasi retoriche come quelle che ho appena scritto.
Per fortuna ho dei “ganci in mezzo al cielo” a cui attaccarmi: santi che ho conosciuto e che mi accompagnano con la forza della fede vissuta attraverso le fatiche e i drammi inspiegabili della vita.
In questi giorni sto leggendo “Tutto passa, solo l’amore resta” in cui ho ritrovato Don Alessandro Denti: lui può certamente aiutare me e chi legge queste righe a entrare pienamente nella Parola che ci arriva attraverso Giobbe.
Il 26 marzo 2016, pochi giorni prima della sua “morte corporale”, ha scritto alla comunità di Malborghetto:
“In questa notte e giorno di Pasqua un solo augurio: le nostre ferite, le nostre fragilità possano diventare delle fessure che, nel tempo della fatica e della prova, la luce di Gesù risorto trasformi piano piano, insegnandoci ad abitarle, in nuove sorgenti di amore, di vita e di pace. Che tutte le nostre fatiche, lacrime e notti buie possano essere embrioni di lampadine per un nuovo inizio.”
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