5 marzo 2013

Il mio personale Lucio Dalla


Il mio personale Lucio Dalla sta fra due concerti dal vivo in cui l'ho potuto vedere.

Il primo era (forse) il 1976 al Comunale di Ferrara: un concerto gratuito offerto (dal Comune ?) per ricordare qualcosa di importante. Ero andato a vederlo con mia madre: come al solito in posti scomodi nei palchi del quarto ordine.
Era uscito da poco l'album “Anidride Solforosa” che proponeva, credo per la prima volta, Dalla come musicista un po' sperimentale con testi di Roberto Roversi, un vero poeta.
Per me è stata una rivelazione, una festa da gustare in ogni momento: uno spettacolo.
Ricordo il famoso pezzo in cui Dalla smontava il clarinetto riducendolo ai minimi termini, ottenendo comunque suoni accompagnati dal suo canto senza parole comprensibili.
Solo più tardi all'Università avrei saputo che si chiamava “grammelot” e si rifaceva direttamente alla commedia dell'arte.
Alcune canzoni mi sono rimaste sempre in testa.
In “Borsa valori” Dalla cantava il listino della borsa di Milano. L'avevo trovata affascinante: anche io negli anni successivi ho inventato canzoni improvvisando, con la chitarra, musiche su cui cercavo di cantare testi vari o acrostici improvvisati (ho ancora le audiocassette con su scritto “experimental production” a testimonianza della pessima qualità di questi tentativi).
Un'altra canzone la ricordo come “Ferrante Aporti” sul carcere minorile di Torino: In realtà ho scoperto che si chiama “mela da scarto” o, più correttamente, “mela DI scarto”....”furto d'auto, furto di benzina, furto di gomme...u-ho!” “in Piemonte, là dove c'è un monte che porta alla luna”.
Sono stato poco a Torino ma conosco gente che là ha lavorato in carcere e non mi stanco di guardare la luna quando ho la fortuna di incontrare qualche monte.

L'ultima volta, invece, è stato pochi anni fa alla “Notte Rosa” al Lido delle Nazioni.
La piazza era piena di ragazzine urlanti nell'attesa isterica della boy band del momento (ora puntualmente scomparsa): prima del “clou” altri ospiti tra cui Lucio Dalla.
Mentre cantava Caruso mi guardavo attorno condividendo coi pochi adulti presenti uno sguardo solidale di entusiasmo e di tristezza...l'indifferenza del pubblico più giovane, insofferente nell'attesa dell'effimero inconsistente, non permetteva loro di capire dove stesse di casa la vera musica e la vera poesia.
Mi fece molta tristezza.
In questi giorni mi piace pensare che in qualche modo le mani di Lucio, che quella sera sorvolavano la tastiera, avranno trovato un modo per accarezzare anche chi in quel momento non ha saputo apprezzarlo...la buona musica trova sempre la strada del cuore.

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