Nel "Foglietto in tasca" della festa di "Cristo Re" (il Capodanno dei cattolici), confesso la mia difficoltà all'idea di seguire un re: preferisco, come descritto nel Salmo, seguire un pastore.
Se proprio devo scegliere un Re utilizzo quello del pentagramma: ma questa è un'altra storia.
Il testo è disponibile qui di seguito, di colore azzurro come le acque tranquille a cui sono condotto.
“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare. Ad acque tranquille mi conduce.”
Nella domenica di “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo” il salmo 22 presenta il Signore come un pastore: è un’immagine che preferisco a quella del re.
Me l’hanno già spiegato che la regalità di cui si parla non è quella dei monarchi che si studiano a scuola ma, per me, il re rimane quello che comanda di testa sua e ogni tanto dichiara una guerra per i propri interessi (mandando i sudditi - che non ci guadagnano nulla - a morire per lui).
Il pastore, invece, mi accompagna sui pascoli erbosi e verso le acque tranquille: mi fa mangiare, dissetare e riposare. Protegge me e gli altri come me: siamo una comunità di cui si prende cura con amore.
E mentre sono rilassato sul prato mi viene in mente che il Re è anche una nota musicale: la musica sarà con noi nel prato e nella casa del Signore dove abiteremo per lunghi giorni.
Re è l’accordo con cui ho scritto la mia prima canzone con la chitarra: è stato ormai più di 50 anni fa e da allora, tra alti e bassi, non ho mai smesso. Questa settimana sono andato al concerto dei Manhattan Transfer, un gruppo vocale che mi piace particolarmente e che si trova in Italia per il concerto di addio dopo 50 anni di carriera. Anche questa esperienza è stata un regalo (quindi molto simile a “regale”): una comunità di musicisti che stanno bene insieme (e fanno stare bene) senza rinunciare alla propria identità e valorizzando i talenti di ciascuno. Davvero “non manco di nulla”.
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