20 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.54


Conforta sentirsi dire che siamo "figli della luce": confermo di incontrare tante "lampade accese" che illuminano nuovi pezzi di strada. Questi lampioni viventi spesso non sono nemmeno credenti o frequentatori della Chiesa.  
Sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio parlo di questo e accenno all'esperienza nella mensa di Viale K e del corso di chitarra in carcere: forse la luce viene nuova da chi ha toccato con mano la durezza delle tenebre. Si può leggere qui di seguito.

Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. ”

Siamo ormai alla fine dell’anno liturgico: in vista del racconto dei tempi bui che precedono la glorificazione definitiva di Gesù, San Paolo lancia ai Tessalonicesi (ed a noi) segnali di conforto.

Ci dice chiaro che possiamo guardare con fiducia a quello che succede. Non è cosa da poco, anzi: è esattamente quello di cui ho bisogno in questo periodo.

Se vogliamo usarli, abbiamo tutti gli strumenti per leggere in profondità i segni della nostra vita: non siamo nelle tenebre ma siamo figli della luce e del giorno.
Ricerco negli altri questa luminosità e mi accorgo che conosco tante “lampade accese” che, quando le incontro, illuminano nuovi pezzi di strada. Questi lampioni viventi spesso non sono nemmeno credenti o frequentatori della Chiesa e questo conferma ciò che Gesù per primo ha segnalato: non basta l’iscrizione al club della salvezza per avere la garanzia del risultato finale.

Rivedo i volti di persone a cui porgo il vassoio quando sono a distribuire la cena alla mensa di Viale K, mi risuonano dentro le brevi battute che riesco a scambiare con gli allievi del corso di chitarra che, grazie e insieme alla mia amica Chiara, sto facendo in carcere: forse la luce viene nuova da chi ha toccato con mano la durezza delle tenebre.

Riparto da qui, dalla consapevolezza che la luce, persa e ritrovata, ha un’intensità speciale che rafforza chi la sa cercare con umiltà e pazienza.

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