"In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri."
Come hanno fatto i Filippesi a leggere la bellissima lettera inviata a loro da Paolo? Da inesperto mescolo immagini di film, quadri e ricordi e li frullo nella mia testa: immagino i cristiani radunati (forse di nascosto) e uno di loro che legge a voce alta il testo. Forse dopo la lettura qualcuno ha spiegato meglio alcuni passaggi: alla fine assomiglia alla lettura con omelia della Messa.
Non credo che i fedeli siano stati coinvolti in ulteriori approfondimenti e, non avendo il testo scritto, molte suggestioni saranno rimaste a metà strada tra cuore e cervello.
Io sono fortunato e posso rileggere, ruminare, far sedimentare: ci cammino insieme. A volte invento musiche per poterci cantare sopra (nulla che meriti di essere ascoltato da altri). Così ho messo in fila: vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode. Provo a fare in modo che sia "oggetto dei miei pensieri".
A prima vista è evidente che ogni parola, oggi, non ha un significato univoco e indiscusso: tutto è opinabile in un inconcludente dibattito "da social" che ormai sembra invadere ogni comunicazione. Una via d'uscita la intuisco nella parola "fratelli": vorrei concretizzarla in incontri fisici, onesti, sinceri, affettuosi per dare un senso condiviso all' elenco di Paolo. Gli esperti lo chiamano "discernimento".
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