2.700 anni dopo la profezia di Isaia le nazioni sono ancora accecate da interessi che scatenano guerre in cui, come sempre, muoiono persone che nulla hanno a che fare con gli obiettivi di chi le manda al massacro. E' possibile avere ancora speranza? I giovani possono essere maestri di speranza...
Piccole riflessioni che condivido sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio leggibili anche qui di seguito.
"Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni."
Sono passati più di 2700 anni da quando Isaia ha scritto questa frase, 19 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e pochi giorni dalla ripresa della strage tra Israele e Palestina. Ancora, con Francesco Guccini, "Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare": velo e coltre sono ancora presenti su popoli e nazioni.
Nell’ambito della settimana di iniziative “Il diritto di non uccidere”, abbiamo organizzato laboratori sui temi della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza con 50 ragazzi e ragazze impegnati nel Servizio Civile. Partendo dalla loro esperienza e dalle loro riflessioni abbiamo conosciuto le vicende del movimento nonviolento italiano (e ferrarese) che ha portato alla legge sull’obiezione di coscienza, fino a “sbattere” contro la realtà dei giorni nostri in cui tanti obiettori di coscienza Ucraini, Russi e Bielorussi stringono amicizia fra di loro e vengono perseguitati pesantemente dai loro governi. Yurii, Katya, Olga, Vitali, Darya, Nastya e Misha sono diventati amici a cui scrivere lettere personali che saranno consegnate ai destinatari. Ne sono usciti testi ricchi di consapevolezza che bisogna cambiare modo di agire. Rileggendole ho capito che si può realizzare la profezia di Isaia se smettiamo di dividerci fra popoli e nazioni, se abbattiamo interessi e divisioni in nome della comune appartenenza all’umanità. I giovani mi insegnano che non è un’utopia ma una vera speranza.
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