16 ottobre 2011

AbeceDIARIO africano: lettera R

15 ottobre

R come RADICI

Enrico viene da Gorgonzola e, proprio come il formaggio della sua terra, mi è piaciuto subito.

Da sedici anni è qui per accogliere ragazzi di strada: maltrattati, allontanati, trascurati, con quelle forme di affido fatte più col cuore che con la carta bollata tipiche dell'Associazione Giovanni XXIII. Parlare con lui stamattina è stata una di quelle rare occasioni per andare alle radici dei problemi e delle scelte. Le sue analisi, frutto di un'esperienza probabilmente unica, sono precise: non tagliate con l'accetta dei cosiddetti “esperti" ma piuttosto scavate nel profondo dalla passione che, come dice la parola stessa, è un insieme di entusiasmo e di sofferenza. La fede profonda e la tenacia umana sono i binari su cui il treno della sua vita sta camminando.

Non voglio metterlo su un piedistallo, lui per primo non vorrebbe: mi piacerebbe solo che altri potessero conoscerlo meglio, anche di come è capitato a me. Per questo l'ho invitato a mettersi a scrivere, perché la ricchezza della sua storia possa circolare ed essere condivisa di più; io, attraverso un piccolo diario, posso solo riportare stati d'animo e riflessioni a caldo.

Le radici sono anche quelle che ti legano alla terra dove sei nato: radici tagliate come quelle dei due ragazzi aggrediti e uccisi l'altra notte sulla strada da Iringa a Mgongo, uno per essere derubato di due sacchi di carbone, l'altro che passava per caso per non poter testimoniare contro gli aggressori; radici mai piantate come il bambino di una ragazza, sempre di Mgongo, morto prima di nascere nonostante la corsa all'ospedale; radici che stanno crescendo grazie alla consapevolezza delle donne che oggi, sempre a Mgongo, hanno finito il livello avanzato del corso di formazione e dalla prossima volta potranno essere loro stesse a trasmettere conoscenze e capacità alle loro colleghe che iniziano.

Tutto ciò si interseca sulla strada verso il villaggio di Mgongo (che vuol dire “schiena, dorso”), strada percorsa molte volte in questi giorni forse alla ricerca del giusto carico da portare e del giusto peso da proporre agli altri.

Non posso poi dimenticare le mie radici, la mia storia, i miei sogni che non sono solo miei ma che cerco di condividere a partire da chi li conosce meglio di chiunque altro. Penso a mia moglie da cui non sono stato mai così lontano e per così tanto tempo, penso a radici che grazie a lei possano prendere le ali e, superando le leggi della natura, prendere il volo. Era un'espressione che girava qualche anno fa (forse una frase di qualche autore famoso): avere insieme le radici per stare saldi e le ali per volare: ali come quelle della casa dove mi trovo adesso.

2 commenti:

Enrico dalla Tanzania ha detto...

Ciao Patrizio, sono Enrico; grazie per l'abecediario africano. La freschezza, la sensibilita' e il saper andare dentro la VITA e' un dono che metti a servizio di chi ti conosce e non.
Grazie per la presentazione che fai di me anche se non credo di meritarmela, cerco solo di vivere la quotidianita' come irripetibile e intrisa di infinito.
Un caro saluto e un abbraccio

Chiara C. ha detto...

Quando hai confermato che saresti andato in Tanzania con Bruna, lei era da me a Mestre e io mi sono quasi commossa. Ho sempre pensato che al vostro sodalizio non solo di sangue, ma anche di cultura, di tradizioni, di sentimenti, mancasse Nyumba vista dal vero. Adesso sono contenta. Chiara