4 ottobre 2011

AbeceDIARIO africano: lettera B e C

1 ottobre

B come BRUNA

Un viaggio come questo è talmente pieno di cose nuove per me che, davvero, assomiglia ad un viaggio nel tempo. Parlo del mio tempo personale, quello dell'infanzia, del bambino che fa qualcosa per la prima volta; quello che ho condiviso con mia sorella Bruna.

Farsi accompagnare, presentare, magari in kiswahili, dalla sorella grande; raccontare insieme gli episodi della nostra storia familiare quasi con una sequenza teatrale: il teorema di Pitagora, la radice quadrata, l'Odiseea invece delle fiabe.

Poi ritorna la fase che nell'adolescenza mi metteva in crisi d'identità: “Sei il fratello della Bruna”. Allora un po' mi seccava, intento come ero ad affermare me stesso, ora mi ricorda che (almeno per adesso) sto facendo un viaggio nel tempo.


Nel mio ABECEDIARIO potranno entrare anche parole in kiswahili, man mano che le padroneggio un po', senza fretta (“pole pole”). Ecco qua la prima

B come BAJAJI.

Ribattezzati da me “Bagigie” i mini taxi su Apecar infestano Dar Es Salaam infilandosi in ogni buco di un traffico di code a rilento.

E' normale, mi dicono, che nel viaggio verso il nocciolo dell'Africa l'impatto con la buccia sia il meno stimolante. Le grandi città (Dar Es Salaam ha 5 milioni di abitanti) raccolgono il peggio della cultura occidentale e di quella africana. Traffico, smog, autogestione da mancanza di regole suonano come la nota stridula che rovina una tenue melodia.

E questi Apecar aperti con due passeggeri dietro ronzano senza sosta cercando qualcuno da pungere in posti dove non si trovano fiori. E' un pungiglione che richiama ad una realtà stimolante e reale anche se poco piacevole: aiuta a non indugiare troppo sulla ricerca di sogni che forse non esistono.

B come BAGNO...nel mare, nell'oceano indiano.

Dar Es Salaam significa “porto della pace” (anche io, da bravo pacifista, ho un salame all'aglio nella valigia: sottovuoto, pronto ad espandere sulla Tanzania il proprio segnale di armonia) si trova, quindi, sul mare. Basta un po' di coda e di pazienza per trovarsi su una spiaggia morbida di fronte a due isolette.

Lasciata la pioggia del mattino a Dar, il giorno ci ha regalato un costante sole da ustioni subequatoriali. Peccato per il mare mosso che non faceva uscire le barche e colorava il primo tratto di mare del colore noto come “grigio pomposa” dal nome dell'omonimo lido ferrarese.

In lontananza si vedevano il verde ed il blu...la sabbia era bianca e l'acqua comunque meritevole di lunghi bagni insieme all'entusiasmo di Agheni.

Ho lasciato un segno nel futuro della Tanzania inventando il “tuffo Newton” e aiutando un gruppo di pescatori a tirare a riva le reti, pesanti nonostante il magro carico.

2 ottobre

C come Carreggiata

500 km di strada da Dar a Iringa attraverso una delle strade più importanti dell'Africa Orientale sotto l'equatore.

E' domenica, c'è il sole e fa caldo: il giornale radio annuncia che 16 milioni di auto si sono messe in movimento lungo la rete autostradale...problemi nel tratto tra Lodi e Melegnano e Faenza e Imola (anche sulla Ferrara Mare si procede a passo d'uomo...ma questo è un altro problema).

Qui no: sulla strada solo camion, corriere e fuoristrada di organizzazioni internazionali. Lucio guida all'inglese (perché sta sulla corsia di sinistra) ma conduce il mezzo all'africana zigzagando fra gli innumerevoli mezzi in panne e i venditori ambulanti che ti si buttano davanti all'improvviso.

Altrettanto all'improvviso il poliziotto col velox portatile è uscito da dietro il segnale che lo nascondeva per contestarci l'eccesso di velocità (per effetto della globalizzazione i vigili con l'autovelox sono uguali in tutto il mondo): con la stessa prontezza lo stesso Lucio ha imbastito una spiegazione sullo scopo del nostro viaggio ottenendo il condono (per questa sua abilità ha ricevuto dopo poco una chiamata dal nostro Presidente del Consiglio che lo ha nominato avvocato di fiducia e probabile ministro della giustizia).

Ci metterò tempo per riassorbire gli infiniti paesaggi che ho incontrato: villaggi affollati, venditori ad ogni angolo della statale, facoceri, giraffe e scimmie in libertà, baobab che salutano in gruppi affollati, venditori di pomodori e cipolle che ti corrono incontro appena ti fermi, terra incolta, secca, persa e dispersa...gente a piedi o in bici carica di tutto, apparentemente lontanissima da ogni forma di vita.

Poi i grandi sassi che sembrano rotolare giù dalle montagne segnano l'inizio del territorio di Iringa e, dopo qualche minuto, finalmente “La Casa con le Ali”: siamo arrivati.

C come Casa

Scrivo tardi questo mio ABECE-DIARIO: nella Nyumba Ali dormono già tutti. L'arrivo è stato una festa...siamo nella polpa del viaggio. Alla prossima, a D come Domani.


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