21 ottobre 2011

AbeceDIARIO africano: penultima puntata, lettera V

19 ottobre

V come Viki…Mage e Ageni

Ci sono situazioni quotidiane a cui presti attenzione solo quanto ti mancano, un po' come il fazzoletto da naso di cui senti il bisogno quando non lo trovi più. Così le tre ragazze che abitano la Nyumba Ali mi appaiono adesso, in questa calda serata a Dar Es Salaam, proprio mentre mi rendo conto che già da oggi (fino alla prossima occasione) ho iniziato a entrare in altre case dove loro non ci sono.

Viki è l’incontro che ognuno dovrebbe fare una volta nella vita: incredibile nel suo essere fuori da ogni schema.

Tutto passa attraverso la bocca, soprattutto il cibo che, nel suo caso, è rappresentato da qualsiasi cosa riesce ad afferrare: la combinazione mano-bocca è capace di produrre effetti devastanti ad una velocità che non si riesce a calcolare né a prevedere.

Attraverso la bocca passano anche le sue comunicazioni col mondo: suoni indefinibili che noi, comuni mortali, cerchiamo di catalogare fra versi in animali ignoti e rumori industriali (certamente il trapano elettrico) ma, in realtà sono unici sulla terra (non esco dai confini del nostro pianeta: una teoria che sta via via prendendo piede sostiene che Viki è un extraterrestre, la camminata identica a quella di E.T. ne sarebbe la prova evidente)-

Sempre con la bocca Viki esprime il suo affetto in sorrisi, smorfie e baci-aspirapolvere che, se non si trasformano in morsi, lasciano segni indelebili nel cuore dei pochi fortunati che hanno provato questa esperienza (e io sono uno di quelli).

Bruna sostiene che Viki è la prova dell’esistenza di Dio che attraverso lei ci ricorda che non possiamo vivere da soli: io non arrivo così in alto ma, nel mio piccolo, ho maturato il sospetto che lei ci sta studiando e ci ha già capito molto bene mentre noi, forse a causa di un eccesso di teorie e diagnosi, siamo ancora lontani dalla risposta.

Mage …la principessa.

In ogni casa dovrebbe esserci una come lei, qualcuno che ti accoglie sempre con un sorriso che diventa facilmente una risata solare. Secondo le più accreditate ricostruzioni storiche, se esiste la Nyumba Ali è merito suo che, proprio col sorriso di cui sopra, ha fatto scattare una molla speciale in Bruna e lucio e, dopo di loro, in tanti altri.

E’ solo da ieri che non la sento ridere mentre racconta a tutti che le arrivo vicino gridandole “apana” con la voce da orso. La risposta immediata è “Kaka Patrizio…!”e poi in poche parole descrive le mie marachelle nei suoi confronti.

Non mi vergogno a dire che mentre scrivo, qui sull’aereo per Amsterdam, piango come uno stupido o, più correttamente, come un deficiente (che è la diagnosi per le persone come Mage): persone a cui manca qualcosa (alla lettera) ma capaci di regali inattesi.

E’ lei che vive accanto a Viki e, con un fiuto speciale, appena qualcosa non va fa scattare l’allarme. Credo che molte volte nel caso delle crisi epilettiche l’allarme di Mage abbia evitato problemi più seri a Viki.

Tra poco arriverà il pranzo della Kenyan Airways: nulla a che vedere con le “specialità” della Nyumba Ali…la cosa che mi manca è la preghiera di Mage con la lista di tutti i partecipanti (presenti e non) e l’immancabile movimento delle mani a ricordare tutti oltre i limiti della memoria, del tempo e dello spazio.

Ageni dice che sono matto e io la prendo sul serio (dimostrando, quindi, di non essere proprio così matto): la quantità di sofferenze e ostacoli che ha già dovuto superare in meno di sedici anni le danno l’autorità di emettere giudizi attendibili.

Come tutte le adolescenti Ageni sfugge ad ogni definizione rigida:

· è quella che canta appena alzata o quella che tiene il muso la sera?

· è quella che inventa storie e giochi di parole o quella che finge di suonare la tastiera?

· è quella che segue rigidamente le usanze tanzaniane o quella impegnata nella “lotta di classe” contro il profe ignorante che quando non sa più cosa dire picchia gli studenti?

Con lei ho fatto il bagno nell’Oceano Indiano inventando il “tuffo Niuton” (si scrive così), per lei ho ricominciato a scrivere sul pentagramma (e ne è uscito un – bellissimo – brano di 4 battute in do di cui conservo gelosamente la traccia audio dell’esecuzione integrale dell’altro giorno) scoprendo anche gli imbrogli e le astuzie di chi fa finta di seguirti ma invece va per la sua strada.

Ora capisco che la linea della mia storia con Ageni è come un elettrocardiogramma, pieno di alti e bassi ma comunque collegato al cuore. Come tutte le linee irregolari potrà sembrare più dritta guardata da lontano, con occhio più distaccato e meno acquoso di quello che ho adesso.

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