13 ottobre 2011

AbeceDIARIO africano: lettera P

13 ottobre

P come PROSPETTIVA

E' notte alta e sono sveglio....” vorrei finire questo capitolo del mio abeceDIARIO prima che sia domani in Italia (qui in Tanzania la mezzanotte è già passata) per poter celebrare là come qua una giornata di festa. Qui è festa nazionale per l'anniversario della morte di Nyerere: il leader dell'indipendenza della nazione, un uomo politico di grande levatura capace di muoversi sui palcoscenici del mondo con una integrità indiscussa. Addirittura ho scoperto qui che è a buon punto la sua causa di beatificazione.

Farò festa per Nyerere e mi piacerebbe poter celebrare anche la liberazione dell'Italia da un presidente del consiglio e dai suoi scagnozzi che incarnano esattamente il contrario di quello che uomini come il primo presidente della Tanzania rappresentano...chissà!

A parte queste divagazioni dovute alla distanza dall'Italia e causate dalla difficoltà di provare a spiegare agli africani cosa succede in Italia (e anche loro ci ascoltano con una strana smorfia...) oggi ho avuto una giornata ricchissima dal punto di vista degli stimoli religiosi e culturali per cui la parola “prospettiva” significa sia slancio sul futuro che punto di vista sul presente.


Bruna mi ha accompagnato a Saba Saba il laboratorio scuola per ragazze madri dove, tra visite al telaio e acquisto di prodotti artigianali, ho potuto conoscere un altro pezzo della storia di affrancamento delle donne di questo paese. Fra loro anche la sorella di Mage che viene seguita nel centro proprio grazie alla Nyumba Ali, perché il futuro di entrambe le sorelle possa essere di piena autonomia.

Affermare un ruolo diverso per le donne non sarà un percorso facile e nemmeno breve, ma le premesse sembrano buone...oltre le scorciatoie di una delle assistenti del centro (quindi senza figli) che vedendo un bell'uomo come me mi ha proposto di diventare la mia seconda moglie seguendomi in Italia.


Nello stesso quartiere un gruppo di donne del movimento dei Focolari hanno promosso un altro laboratorio artigianale ed un centro pomeridiano per bambini difficili (una specie di “Arcobaleno” di Iringa).

Il movimento fondato da Chiara Lubich è da sempre presente (fra alti e bassi) nella mia esperienza personale: oggi sentire Micol, una ragazza del Burundi, spiegare in un ottimo italiano cosa significa promuovere l'unità all'interno dell'economia di comunione (quindi non vivendo di assistenza ma producendo utile con intelligenza e competenza) mi ha fatto rivivere incontri passati di cui stavo perdendo la memoria.

Nel pomeriggio altre occasioni irripetibili.

Innanzitutto ho fatto da consulente a Lucio e Bruna per la stipula del contratto con la nuova agenzia che garantirà la sicurezza notturna della casa a partire dal 16 ottobre. Analizzando il testo in inglese (che nessuno legge mai) abbiamo individuato frasi ambigue di cui nemmeno il proprietario della ditta si era mai accorto. Corrette quelle abbiamo firmato e, cosa per me incredibile, io stesso ho messo la mia firma come testimone per l'avvenuta sottoscrizione formale. Non so che valore possa avere ma la stesura definitiva ci è costata più di due ore di attesa...ora nemmeno le mosche potranno avvicinarsi alla casa di notte dato che sono garantiti guardiani insonni.

Infine l'incontro con la cultura indiana rappresentato da una famiglia benestante (gestisce un ristorante di alto livello) che da qualche tempo sostiene la Nyumba Ali con contributi e donazioni. Nel portare loro un regalo di Bruna dall'Italia noi fratelli Fergnani siamo stati invitati a fermarci da loro per la preghiera del giovedì sera. “Dio è uno e noi possiamo pregarlo insieme” ha affermato la nonna dall'alto della saggezza dell'età e della salda fede che ha attraversato anni e nazioni.

Siamo così entrati in un vero e proprio tempio indù in una casetta a lato dell'abitazione principale. Tra colori vivaci, statue, quadri, suoni, incensi profumati abbiamo partecipato alla preghiera: un canto continuo ritmato con strumenti a percussione e battito di mani, una litania sonora cantata da bambini, adulti ed anziani nell'invocazione di quel Dio che forse non va cercato ma semplicemente accolto.

Non so se questo è il senso giusto di intendere l'unità: per me, che ho la fortuna di vivere così questo momento, è il tentativo di raccogliere tutto in attesa di provare a “scremare il meglio” (operazione che non si fa in fretta e nemmeno da soli...).

Ho finito ed il 14 ottobre è già iniziato anche in Italia: buon Nyerere Day a tutti.

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