4 ottobre 2011

AbeceDIARIO africano: lettera E

4 ottobre

E come Esperienze

Oggi con Lucio ho fatto la spesa ed un giro nel centro di Iringa: i colori dei vestiti delle donne, i profumi delle spezie, l'odore persistente dell'angolo dove si vende il pesce essiccato o dove si può mangiare qualcosa di cotto al momento sulle immancabili braci di carbone...difficile immagazzinare tutto, altrettanto difficile far finta di niente. Poi la stazione delle corriere con le valigie sul tetto e le persone compresse all'inverosimile: la stessa cultura che produce il carbone con la combustione lenta del legno appena tagliato o conserva il pesce facendolo seccare al sole tratta gli esseri umani facendoli cuocere lentamente sui pullman che li trasportano per ore e ore.

Poco oltre c'è il ritrovo dei Dala Dala: pullmini come quelli delle associazioni di volontariato, delle parrocchie o delle famiglie numerose...qui sono attrezzati con quattro (4!) file di sedili oltre quella dell'autista in cui possono stare sedute fino a18 persone. Per i viaggi corti (cioè anche 100 chilometri!) la gente usa questi Dala Dala che partono solo quando sono pieni, durante il viaggio caricano e scaricano gente in continuazione fermandosi spessissimo. In una regione con ampi spazi liberi gli esseri umani finiscono sempre per ammassarsi in ambienti piccoli...ci sarà un motivo che spiega questo fenomeno?

Per le strade incontriamo alcuni bianchi a proprio agio (quindi non “Mzungu” che significa non solo bianco ma anche “fuori dal contesto”...per usare un giro di parole): medici, missionari, volontari di varie associazioni ...c'è chi sta in villaggi a diverse ore di fuoristrada. Ci si dà appuntamento a breve perché è fondamentale non perdersi di vista e costruire anche qui una rete vera che sia di rispetto reciproco, soprattutto per le persone che vivono qui e qui devono trovare una risposta ai propri problemi.

Altre esperienze incidono il mio cuore: la partita (persa!) a memory con Peter sul computer attrezzato da Francesco Ganzaroli, lo stesso computer con cui Peter scrive frasi usando la comunicazione aumentativa. Leggere il suo “benvenuto Kaka Patrizio” mi ha riempito di orgoglio pensando che quello che è un vero miracolo è possibile grazie a persone appassionate che, fra l'altro, fanno esperienze nei tanto maltrattati (e non conosciuti) servizi comunali della tanto sottovalutata (da chi ci vive) città di Ferrara.

Infine ho ripreso a scrivere musica sul pentagramma...un piccolo brano di due battute per la prima lezione di musica ad Agheni su una tastiera che si srotola lasciata qui da un medico. Lei è sveglia e attenta e già esegue il brano nonostante i limiti dell'insegnante che si esprime in un inglese da liceale. In ogni caso dopo il “tuffo Newton” io e lei stiamo costruendo un brano musicale dando un nome ad ogni battuta...le prime due si chiamano “Habari” (come va?) e “Nzuri” (bene) la formula per il saluto.

Domani altre due battute...ma questa è già una pagina del futuro.

P.S. Kaka significa “fratello” e non ha nulla a che fare con questioni intestinali.

2 commenti:

ennio ha detto...

Mi piace molto il tuo abecediario, stimolante e coinvolgente, denota tutta la passione che stai mettendo in questo viaggio.
Ho finalmente capito il significato di kaka.
Ti abbraccio kaka Patrizio

Anonimo ha detto...

Che grande invenzione il computer....e internet ! possiamo anche tutti noi seguire le avventure di kaka Patrizio e capire ancora di più l'esperienza di Bruna e Lucio, delle ragazze dade bambini di Nyumba Ali...Dai, Pat, abbracciali tutti e racconta racconta!!
Bacioni da CHIARA e band Contenti