17 ottobre 2011

AbeceDIARIO africano: lettera T

17 ottobre

T come TEMPO

Ora si sente più forte nell'aria l'annuncio del ritorno: oggi e domani saranno le ultime giornate piene ad Iringa, poi il 19 servirà per avvicinarci a Dar dove alle 5.10 partirò e, dopo uno scalo a Nairobi e uno più lungo ad Amsterdam, arriverò a Bologna alle 22.15 (scrivo queste informazioni sperando che qualcuno dei miei le legga e si ricordi di venirmi a prendere a Bologna...).

Il tempo va e riempie le valigie di oggetti: all'andata furono 23 kg di pannoloni sostituiti, al ritorno, da prodotti locali da mettere in vendita per sostenere la Nyumba Ali (scrivo queste informazioni per cominciare a fare un po' di pubblicità, magari qualche lettore del blog è interessato...).

Ed è tempo che parli delle persone venute dall'Italia che in questi giorni hanno girato intorno alla “Casa con le ali”.

Valeria, Paola e Daniele hanno costituito l'equipe che ha gestito il corso di cui tante volte ho parlato. Vengono da parti diverse dell'Italia (Fabriano, Savona, Napoli) e in questi due anni hanno maturato un affiatamento invidiabile sperimentando direttamente quella che qualcuno ha definito “contaminazione culturale”: la capacità di mettere al servizio di altre culture le proprie conoscenze ricevendone stimoli altrettanto importanti. La pubblicazione degli atti dei moduli formativi in kiswahili promossa (come tutti i corsi) dalla Nyumba Ali sarà un altro tassello importante a cui stanno già lavorando con la collaborazione di Padre Josè che supervisiona la traduzione.


Ai primi di ottobre è apparsa Giorgia, studentessa di Vicenza che prepara la tesi in logopedia. Anche per lei applicare la teoria dell'Università di Padova alla realtà concreta dei bambini del Centro Diurno è un impegno gravoso anzi, forse impossibile, se non a prezzo di un cambio completo di prospettiva: partire dai bisogni veri di questi bambini e ripensare su di loro strategie personalizzate su cui, forse, si potrà consolidare una base teorica. Forse dico delle stupidaggini ma le dico dopo quasi venti giorni di vita accanto a Viky, la dimostrazione vivente che ci sono situazioni non comprese in nessuna classificazione.


L'ultima arrivata è Anna, di cui ho già parlato. Anche lei ha chiesto di fare esperienza qui dando una mano e si è inserita bene sia durante il corso sia nella vita quotidiana del Centro Diurno e della Nyumba Ali. Peccato si sia presentata cantando una versione inascoltabile di quello che resta del “fungo velenoso” dopo essere stato stravolto dagli scout...non è tutta colpa sua ed ho apprezzato il suo entusiasmo (non poteva essere altrimenti, se vuole restare da queste parti!) quando ieri le ho fatto sentire la versione originale di cui sono il vero autore.


Rileggendo sembra che Nyumba Ali sia diventato un albergo: in realtà queste 5 persone di cui ho appena parlato hanno altre sistemazioni trovate grazie alle loro passate esperienze in zona: ci si trova insieme sul lavoro giornaliero, a pranzo e qualche volta a cena.


Abitano invece qui, nelle due stanze accanto al Centro Diurno, Francesco e Miriam che svolgono il Servizio Civile per un anno attraverso un progetto di Ibo di Ferrara qui potete saperne di più

Vedendoli ormai a pochi mesi dalla fine di un lungo anno posso solo immaginare quanti ostacoli abbiano dovuto superare: credo che per loro si tratterà di un'esperienza da cui sarà difficile prendere le distanze.

Sarà ancora questione di tempo, forse l'unica cosa che è uguale qui come in tutto il mondo: i secondi si susseguono senza la logica del “pole pole” ma nemmeno della corsa sfrenata che spesso non conduce da nessuna parte. Il tempo è quello, lo stesso che – in questo viaggio nella memoria – amavo calcolare da bambino quando, frutto degli esperimenti didattici di mia sorella, già a 7 anni moltiplicavo 60 X 60 X 24 X 365 X 100 per sapere quanti secondi ci sono in un secolo (senza considerare gli anni bisestili).

La domanda ora è: quanti secondi mi serviranno domani per far stare tutto nelle mie due valigie grandi?

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