6 ottobre
G come Gioco
Si tratta di mettersi in gioco, di stare al gioco...di chiedersi a che gioco giochiamo e, soprattutto, rendersi conto di quale è la posta in gioco.
Stamattina, visita alla sede di Iringa della Comunità di Sant'Egidio. Un lavoro attento e capillare sui temi dell'AIDS con un efficiente laboratorio analisi che permette di valutare i livelli di infezione e predisporre cure mirate. Non sono troppo esperto della materia ma credo che anche l'AIDS sia un “regalo” dell'occidente all'Africa: un lavoro serio di informazione, prevenzione, terapia è il minimo che si possa fare. Mi è piaciuto confrontarmi con gli operatori di Sant'Egidio soprattutto perché la lucidità dell'analisi è collegata ad un intervento efficace e misurato sulle singole persone.
Il gioco, allora, in giornate come queste, in posti come questi, è lasciarsi prendere da pensieri troppo grandi giustificati dall'idea che ormai non c'è nulla che accade nel mondo che non sia collegato. Così la crisi di valori di casa nostra si sposa con la paralisi di questi paesi invasi dalle abitudini occidentali senza averle richieste, condivise o conquistate. Tutti hanno il telefonino ma forse non sanno scrivere un pensiero complesso e, soprattutto, abituati a ricevere aiuti che affrontano l'emergenza (il 51% del pil della Tanzania è costituito da aiuti esteri) si accontentano di vivere alla giornata senza grandi prospettive per il futuro.
Forse, in una estrema sintesi, ciò che accomuna Italia e Tanzania è proprio questo “tirare a campare” senza progettare il futuro: la differenza è che qui ci sono potenzialità ancora da scoprire in un popolo giovane mentre da noi, sembra, ci stiamo arrendendo all'idea di diventare un paese “casa di riposo”.
Queste considerzioni sono solo un gioco...non ho strumenti per dimostrare nulla ma forse questo mio viaggio mi sta portando anche a sperimentare (ripeto, per gioco) modalità che di solito non utilizzo.
Poi ci sono altri giochi, quelli di parole: l'anagramma di IRINGA è ARGINI e ritorno a “pensare ad un fiume che se ne va via sicuro, posto fra solidi argini: non avrà mai una crisi. Ma arriva il vento...” come il vento che soffia ora in questa notte africana e agita alberi e coscienze e scopre il velo sulla menzogna che nasconde la corruzione e trasforma la carità di molti in ricchezza per pochi.
Infine c'è il gioco coi bambini nel villaggio...ma quello sarà domani.
G come GUSTO
Ci sono sapori nuovi che mi conquistano...fra questi certamente quelli della frutta, in particolare le banane (che mi sembra di non aver mai mangiato in vita mia) e le papaie che crescono nel cortile della Nyumba Ali insieme alle fragole piantate da Lucio che maturano in questi giorni. Un piacere da gustare nel posto e nella stagione giusta imparando anche a farne a meno quando non è il momento.
Infine il gusto della vita quotidiana nel centro diurno oggi è quello del balletto con le tre Dade (Zula – quella coi due gemelli di 3 mesi-, Salome e Tumaini) prima di portare quattro ragazzi capitanati da Zawadi a Mgongo al corso per operatrici: i loro progressi fanno davvero “scuola” e meritano di essere conosciuti.
N.B. Tumaini da noi è un cognome...qui vuol dire “speranza” quindi è un nome proprio di persona ma anche di istituzioni, fra cui l'Università.
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