5 settembre 2025

#passa_Parola n.42


"Ricomincio da 42", ancora sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio con la rubrica #passa_Parola. La frase scelta è tratta dal Libro della Sapienza, la prima lettura che verrà proclamata nella Messa di Domenica 7 settembre: le immagini bibliche si impastano coll'esperienza di un'estate in cammino fra montagne e pianure, fra gioie e sofferenze.
Ecco il testo integrale.

I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.”

Quest’estate ho fatto diverse escursioni in montagna insieme ad un bel gruppo di persone con cui ho condiviso due settimane di vita comunitaria. Ho sperimentato quello di cui parla il libro della Sapienza: ragionamenti timidi e incerti lungo sentieri in cui il peso del corpo non aiuta e la mente tende a inseguire le preoccupazioni. Ho sperimentato, anche, il ritrovo comunitario in cui la fatica e il dubbio incontrano il balsamo della condivisione e la tenerezza dell’abbraccio, fra noi e attraverso la Parola. Risuonano ancora nel mio cuore le storie che si sono intrecciate: le ha raccolte tutte Silvia che in quei giorni, partendo dalla casa in cui stavamo vivendo insieme, ha raggiunto il Paradiso.
Le nostre piccole e grandi croci l’hanno accompagnata e lei ce le ha restituite con un senso pieno di speranza.

Ora cammino con molta meno fatica per i parchi del mio rione e ripercorro il brano del libro della Sapienza e mi soffermo sulla
“tenda d’argilla” che “opprime una mente piena di preoccupazioni”: un’immagine originale. Forse ho davvero una tenda d’argilla: non sono né nomade né stanziale e, soprattutto, rischio di essere come l’argilla prima di ricevere il soffio vitale che l’ha resa un essere umano.

Provo a fare sintesi tra la montagna e la pianura: scoprire il dono di potersi interrogare e condividere è già la traccia del sentiero su cui incamminarsi.


12 agosto 2025

Quando finisce un affido


Questo è il post n. 300 del mio blog: in questi anni è stato visitato da tante persone (risultano più di 63.000 contatti). MI sono reso conto che questo spazio online è diventato, di fatto, una specie di diario pubblico in cui condividere aspetti importanti della mia vita. 
Tutto ciò oltre la rapidità dei social in cui ogni cosa si brucia in fretta. 
Nel blog, invece, tutto è sempre disponibile: si può andare avanti e indietro nel tempo, rileggere, ri-scoprire qualcosa: nel mio caso ci sono 300 pezzi che formano parte del puzzle della mia vita.

Il trecentesimo "tassello" parla, ancora una volta, dell'affido famigliare.
In questi giorni si è conclusa un'esperienza durata 21 mesi con un cucciolo d'uomo che è arrivato a casa nostra che ne aveva 3: una bella storia che ha portato la ricongiungimento con la mamma che ha saputo affrontare le proprie difficoltà creando un bell'ambiente in cui crescere adulti e bambini insieme.
E' un bel modo per ridimensionare il mio/nostro impegno in questo campo: è come chiudere la carriera dopo aver vinto lo scudetto.
Come mi capita ultimamente provo a comunicare mettendo insieme le parole  e lasciando che si combinino in un gioco di rime che ha solo la pretesa lasciare una traccia del mio stato d'animo. 

 

28 luglio 2025

È uscito un libro con una mia poesia

Una bella esperienza umana e culturale che ho vissuto quest'anno è stata la partecipazione al “Giardino dei versi”. Organizzato da Vincenzo Russo ha la particolarità (credo unica) di essere un concorso letterario in cui gli stessi partecipanti sono la giuria che forma la graduatoria: per farlo, tutti ricevono le opere in gara e le votano (vietato votare se stessi) senza conoscere gli autori. Ho partecipato alla sezione poesia con un unico testo che, ovviamente, non si è classificato fra i vincitori: senza infamia e senza lode ho avuto, comunque, una decina di segnalazioni.
Ora tutte le opere (poesie e racconti) sono pubblicate in un bel testo arricchito con foto suggestive e immagini della serata conclusiva al ristorante “Il giardino di Mattia” il cui proprietario è co-fondatore dell'iniziativa. Il libro intitolato, appunto, “Il Giardino dei versi. II edizione“ è disponibile nelle piattaforme online.
È la prima volta che una mia poesia si trova pubblicata in un libro di cui non sono autore solo io: è  intitolata “Accondiscendente”: siccome ci sono testi interessanti (ben più dei miei semplici versi) spero che in tanti si procurino il libro.

19 luglio 2025

Un canone composto per solidarietà e amicizia

Il 2025  regala emozioni inattese e inedite: è proprio vero che non si finisce mai di conoscersi. L'età che avanza mi fa gustare la lentezza come un valore, insieme al desiderio di mettermi alla prova con nuove sfide.

Ho composto un piccolo canone che ho presentato a margine della “vendita all’incanto” di alcuni quadri che ho aiutato ad abbinare ai potenziali acquirenti.

Alcuni amici ed amiche trovati sul posto (nella sede della Fondazione Imoletta), mi hanno aiutato a verificare se le tre linee melodiche che si succedevano potevano funzionare: così abbiamo realizzato la prima (e probabilmente unica) esecuzione mondiale.

Non diffondo la registrazione audio per non dare spunti a musicisti in crisi di idee: a questo provvederò appena avrò completato il percorso di tutela del diritto d’autore. Pubblico, invece, il testo che promuove il progetto Gli StraVolti: una bellissima iniziativa che mette insieme pittura, racconto e solidarietà: aver collaborato con loro è il vero motivo per cui mi sento tre volte bene, come le semplici frasi del canone che si rincorrono e sovrappongono.




4 luglio 2025

Una poesia (mia) per l'estate 2025

A gennaio ho mandato una "poesia" ad un concorso letterario gratuito promosso da un Comune della provincia di Ferrara: il tema era l'estate che in quel momento sembrava lontanissima. 
A maggio sono stati premiati i  tre vincitori di ogni sezione e, siccome il concorso non prevedeva graduatoria,  tutti gli altri, come me, possono immaginarsi di essere arrivati nella posizioni fra la quarta e l'ultima.

Rileggendola oggi mi rendo conto che, come al solito, più che una poesia ho prodotto un gioco di assonanze: improbabile che mi sia classificato ai primi posti.

La pubblico qui per il piacere di continuare ad alimentare un "caldo legame" con chi vuole continuare a seguirmi.



 

27 giugno 2025

#passa_Parola n.41


La Voce di Ferrara-Comacchio va in vacanza fino al 5 settembre: di conseguenza anche la rubrica #passa_Parola si ferma, per un po', al n. 41. 
L’ultima domenica di giugno coincide con la festa di San Pietro e Paolo: è il pretesto per scrivere una lettera a San Pietro. 
Fra le varie cose che me lo fanno sentire vicino ci sono i tanti errori di prospettiva uniti alla capacità di entusiasmarsi: un santo molto umano e attuale.

Di seguito il testo integrale.

Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Caro Simone detto Pietro, anzi San Pietro, ti scrivo in occasione della tua festa che si celebra domenica 29 giugno 2025. Sei un santo importante, fondamentale: il leader degli apostoli, la pietra su cui è costituita la Chiesa (e di conseguenza il primo Papa, l’unico con una suocera guarita direttamente da Gesù).

Di te mi affascina l'umanità con cui sei stato accanto a Gesù, seguendolo sinceramente anche quando ti ha rimproverato con durezza, ti ha messo in guardia dal rischio di tradimento, ti ha chiesto per tre volte una conferma esplicita di amore. Assomigli a tanti, come me, che si impegnano sperando di essere nel giusto ma ogni tanto si perdono perché non vedono oltre il proprio naso.

Leggendo la tua dichiarazione al termine della prima lettura di questa settimana ti ho sentito ancora più vicino. Tu che hai condiviso gli anni più importanti della vita terrena di Gesù ti stupisci di essere stato liberato dal carcere attraverso l'intervento diretto di un angelo? Ti sei già dimenticato dei miracoli di Gesù, della trasfigurazione a cui hai assistito in prima persona, dei momenti passati insieme a Lui risorto dopo averlo visto morto in croce?

E ancora una volta il dubbio si trasforma in conforto per ciascuno di noi: la conoscenza di Gesù è fonte continua di novità e di stupore, per Pietro e per chi prova a vivere con passione ed entusiasmo.
Grazie!


21 giugno 2025

#passa_Parola n.40

Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti.
Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto?
Spunti di riflessione in 1500 caratteri proposte sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio da un "diversamente giovane" che pensa di essere ancora in ricerca.

                           Questo il testo integrale.

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso:...” 

Ho lasciato i due punti al termine della frase di San Paolo. Lui prosegue descrivendo Gesù che, nell'ultima cena, istituisce l'Eucaristia: per me mantenere un po’ di sospensione è un invito a riflettere su cosa davvero vorrei trasmettere agli altri.

Immagino Paolo concentrato a scegliere con attenzione le parole da scrivere ai Corinzi: con quale coraggio racconta un momento a cui non ha assistito? Come osa farlo quando gli Apostoli (che erano, appunto, “apposta lì sul posto") sono ancora in circolazione?

Il mio amico originario di Tarso sa di condividere il destino di tutti i credenti dopo di lui: ricevere dal Signore un dono che appassiona e dà senso alla vita e provare il desiderio di trasmetterlo ad altri. Nei suoi giri per il mondo si è già accorto che attraverso il ragionamento e lo scambio dialettico al massimo ottiene consensi formali per un proselitismo che non è la proposta di Gesù.

Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti. Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto? La risposta di Paolo è quella di non mettere in primo piano se stessi ma fare riferimento diretto alla vita di Gesù. Sappiamo che le parole di Gesù sono sempre accompagnate da gesti, atteggiamenti, sguardi e comportamenti che le mettono in pratica, fino al sacrificio della vita stessa per donare la resurrezione.

Trasmettere la vita, non solo il racconto: la ricerca continua.

 

14 giugno 2025

#passa_Parola n.39

Sapienza ha la stessa radice di "sapore": è presente da prima della creazione, ci insegna come giocare e assaporare la bellezza della vita.
Una scoperta continua accompagna il percorso di #passa_Parola sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio

Per chi vuole leggere ecco il testo integrale.

Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,

prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra… (...) giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo»

Nella prima lettura della festa della Trinità la sapienza parla di sé: con semplici frasi molto efficaci cerca di avvicinarci ai misteri inspiegabili mettendo in moto sensibilità e creatività che fanno vibrare le corde che ci attraversano tra cuore e cervello. La sapienza è come una lente di ingrandimento sul senso della Trinità.

Sapienza ha la stessa radice di sapore: San Luigi Maria Grignion de Montfort (un santo che mi è venuta voglia di conoscere meglio) afferma che “la Sapienza è la sapida scienza, cioè la scienza saporosa, che dà sapore. L’Emmanuele che viene è il buon sapore di Dio. Rende saporiti tutti i nostri gesti e anche noi siamo chiamati a far assaggiare alle persone che ci sono accanto il buon gusto di Dio.”

Quindi la sapienza che gioca prima della creazione è un preludio ed una sintesi dei sapori, gli odori, i sentimenti e i ragionamenti che rendono la vita un canto di lode a Dio creatore, salvatore, presenza infinita.

In questa visione, che mi stimola molto, la sapienza-sapore della Trinità, è attorno e dentro ciascuno di noi: la possiamo incontrare ed assaporare se condividiamo la sua stessa passione per la vita senza pretendere di farlo da soli.

 

12 giugno 2025

...maial la Spal...

Domenica 8 giugno era la data ultima per inviare gli articoli da pubblicare sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio : mi era stato chiesto di dare un contributo per la pagina interamente dedicata alle tristi vicende della Spal e questo è quello che ho scritto secondo quello che so, che penso e che spero.
E' leggermente più lungo di quelli di #passa_Parola, si legge  comunque in meno di  100 secondi.

Ecco il testo più leggibile rispetto alla foto (bellissimo il titolo scelto dalla Redazione)

28 maggio 1967 ultima giornata di Serie A: avevo 9 anni e mio padre mi ha portato “alla Spal” dove si giocava Spal Venezia. Mio padre pagava l’abbonamento a rate attraverso il CRAL della Montecatini: non aveva grandi svaghi ma la schedina ogni settimana e l’abbonamento alla Spal non potevano mancare. Lui era in piedi sulla gradinata, zona centrale, e io attaccato alla rete di recinzione come tanti altri bambini. Ricordo una bella vittoria 3 a 2 con Fabio Capello che fece due passaggi smarcanti (non si chiamavano ancora “assist”) per i primi due gol della Spal ed uno stop di petto e tiro al volo per la terza rete..

17 maggio 2025: ho il biglietto con la riduzione per gli Over 65: insieme ad uno dei miei figli e al compagno di una mia figlia sono seduto nella stessa gradinata.

Lo stadio rinnovato è un gioiello che nobilita ed esalta la storia della Spal già col nome di Paolo Mazza. Il colpo d’occhio con quasi 11.000 tifosi è fantastico: l’atmosfera è carica di tensione per lo spareggio col Milan Futuro per rimanere in Serie C. Ferrara c’è, la meravigliosa Curva Ovest trascina instancabile, come sempre. Tutto finisce per il meglio: la doppietta di Molina e il meritatissimo tributo ad Antenucci addolciscono la conclusione di un campionato tribolatissimo.

Nelle stagioni della mia vita la Spal è sempre stata una certezza da seguire, fra alti e bassi, nelle diverse realtà che la vita mi ha proposto: ad esempio “Maial la Spal” è stata la prima frase che ho insegnato la mio amico Adam, direttore dei centri per disabili della Nyumba Ali in Tanzania.

Ora la Spal è in agonia a causa di una gestione scellerata: quando scrivo non si è ancora capito il livello del burrone nel quale è destinata a precipitare. È certo, però, che gli ultimi quattro anni dimostrano che senza passione, professionalità e rispetto per Ferrara e i ferraresi, le promesse e i soldi producono solo macerie.

Quelle macerie, ora, andrebbero raccolte portando ognuno il suo mattone per ricostruire la Spal che conosciamo ed amiamo. Per rispetto alla storia e al futuro di ognuno di noi e dei nostri figli (o nipoti) credo si possa pensare ad una forma di azionariato popolare perchè la Spal sia davvero una proprietà di tutta la città.


 

5 giugno 2025

#passa_Parola n. 38


Dopo il Concilio Vaticano II la "Sequenza", che si proclama in alcune feste fra la seconda lettura ed il Vangelo, è stata resa facoltativa, tranne a Pasqua e Pentecoste.

Di solito mi arriva come una sorpresa e, come tanti, non so se rimanere seduto o alzarmi in piedi, se devo ascoltare o leggere il testo, se sarà in italiano o in latino: per fortuna chi la proclama riesce sempre a coinvolgermi con istruzioni chiare.

Quest'anno sarò pronto: grazie all'impegno settimanale di #passa_Parola per La Voce di Ferrara-Comacchio ho potuto ri-scoprire in anticipo la bellezza del "Veni Creator".

Per chi vuole leggere il mio contributo lo trova qui di seguito.

Consolátor óptime, dulcis hospes ánimae, dulce refrigérium. (Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.)”

Quest'anno a Pentecoste sarò pronto alla proclamazione della Sequenza, curioso di sapere se sarà recitata o cantata, in italiano o in latino. Ho scommesso con me stesso e aspetto di vedere se ci ho preso.

Ho fatto qualche ricerca scoprendo che la Sequenza è un'antica forma di coinvolgimento del popolo nelle feste solenni: la musica e il ritmo della rima favorivano la partecipazione al mistero eucaristico. Anche per questo non mi farò cogliere di sorpresa, aspettando soprattutto la frase che ho scelto per questa settimana.

Mi fa effetto pensare che da più di mille anni si proclama che lo Spirito Santo è (fra le infinite definizioni) Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo: non mi era mai risultato così evidente, segno che è proprio oggi che ne ho bisogno.

Quasi preferisco questa descrizione alla sequenza dei sette doni che si impara al catechismo.

Lo Spirito che consola, è ospite dell'anima e dona sollievo arricchisce di una dimensione materna la terza persona della Trinità: mi aiuta ad alimentare la mia fragile fede che ha bisogno di radicarsi nella profondità dell'abbandono più che nella frenesia dell'azione. La dolcezza e il refrigerio dello Spirito, che accetta di essere ospite della mia anima, indicano lo stile con cui vorrei provare ad affrontare questa stagione della vita in cui mi sento chiamato a muovermi più in profondità che in velocità.

31 maggio 2025

#passa_Parola n. 37

L'Ascensione inaugura il tempo in cui i cristiani non possono più contare sulla presenza fisica di Gesù: è il nostro tempo, da vivere in ricerca cercando di rendere attuale e concreto quello che Gesù ha detto e fatto.
Gli aiuti per non agire da soli non mancano ma la responsabilità della scelta compete, "da Gerusalemme fino ai confini della terra", a ciascuno di noi. 
Fra le scelte da fare in questo periodo c’è anche quella di verificare come vengono gestiti i nostri soldi e agire di conseguenza: la finanza etica è possibile e a portata di mano.
Ne parlo  nello spazio che mi è concesso sul settimanale  La Voce di Ferrara-Comacchio: qui di seguito il testo integrale.

«Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».

L’Ascensione, tra Pasqua e Pentecoste, inaugura i tempi nuovi, quelli in cui la memoria della vita di Gesù si arricchisce con la fantasia dello Spirito. È il nostro tempo, da vivere in ricerca nella “caccia al tesoro” da Gerusalemme fino ai confini della terra.

Sento la gioia e la fatica di rendere concrete le parole che ho appena scritto, cogliendo le opportunità che mi vengono proposte in diversi ambiti.

Così è stato il mio approccio alla finanza etica: nonostante le mie poche competenze ho partecipato all'assemblea dei soci di Banca Etica svoltasi in questi giorni a Bologna.

In un clima positivo, in cui è stata gestita in modo corretto anche l’inevitabile conflittualità, ho trovato trasparenza, rispetto e coerenza dei valori in un'organizzazione che guarda principalmente alle persone e alle comunità.

Ho avuto la conferma che fra le scelte da fare in questo periodo c’è anche quella di verificare come vengono gestiti i nostri soldi e agire di conseguenza. Gli elenchi delle banche che guadagnano finanziando le guerre e lo sfruttamento malsano delle risorse naturali sono disponibili da diversi anni: altrettanto sono disponibili le alternative di cui Banca Etica è il principale (per fortuna non unico) esempio positivo. È un tema che merita una riflessione seria: individuale e comunitaria.

25 maggio 2025

#passa_Parola n.36

 

Già adesso è il tempo per prepararsi a vivere nel tempo senza tempio. Difficile immaginarsi la realtà che saremo chiamati ad affrontare: certamente la natura (che è l'impronta di Dio) può aiutare a trovare il proprio spazio.
Riporto il testo della rubrica #passa_Parola" pubblicato sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio: parte da un brano dell'Apocalisse e mi accompagna nel tentativo di alzare lo sguardo alla ricerca della presenza di Dio  fuori dal Tempio

Ecco il testo:

In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio.”

Il vento porta a spasso le nuvole, le trascina con forza fino a farle scomparire, offrendo un azzurro intenso: mi ricorda il gesto deciso del maestro Malacarne che puliva la lavagna al rientro dopo l’intervallo.

Lo stesso vento dispone con delicatezza ciuffi di nuvole bianche, di varia grandezza, sullo sfondo che si fa ancora più azzurro. Mentre lo guardo torno indietro di qualche anno quando il sistema operativo Windows XP si apriva con lo sfondo di una lieve collina sotto un cielo che ricorda quello che vedo ora: il ricordo accende il desiderio di ritmi più lenti con spazi aperti a portata di mano.

Sul terrazzo condominiale raccolgo i panni scaldati dal sole e arrotolati attorno al filo dal vento che sembra soffiare solo per me.

I campi ai lati della strada mescolano i colori della terra, dell’erba e delle diverse fioriture primaverili: ancora il vento agita il paesaggio e mi riempie gli occhi facendomi entrare nello sfondo degli autoritratti di Ligabue che ho visto di recente.

Pulisco le mani di una bambina caduta a terra: mi aspetto che pianga e invece si rialza, guarda in alto e indica un aereo e poi quella che potrebbe essere una ghiandaia che passa in direzione opposta appena sopra gli alberi del parco.

Provo ad entrare nella nuova città e nel nuovo tempo di cui parla l’Apocalisse: è già il tempo senza tempio, il tempo della generosa sovrabbondanza gratuita di Dio fatto uomo e risorto.

20 maggio 2025

#passa_Parola n.35

I viaggi di Paolo e Barnaba per l'avvio della Chiesa dei primi tempi si rinnovano nel ritorno a casa dei 132  cardinali che hanno eletto  Papa Leone XIV. 
Ora come allora il contatto diretto fra le persone alimenta la fede autentica che, oggi, dà slancio al Giubileo della speranza. 
E' un periodo speciale da vivere con l'entusiasmo degli Apostoli.
Come ogni settimana La Voce di Ferrara-Comacchio pubblica la rubrica @passa _Parola, arrivata al numero  35. 
Si può leggere il testo anche qui sotto.

Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro”

Il racconto dei viaggi di Paolo e Barnaba è più che mai attuale. Immagino 132 cardinali che tornano a casa, fino agli angoli più sperduti della terra (angoli difficili da descrivere dato che il nostro pianeta è più o meno sferico) e riuniscono le loro comunità.

Come accaduto ad Antiòchia ogni cardinale riferisce per esperienza diretta quello che Dio ha realizzato in questi giorni a Roma, ringraziando di essere stato un collaboratore dello Spirito, strumento di comunione e sinodalità. Così i cerchi concentrici del sasso di speranza lanciato nel mare del nostro tempo raggiungono ciascuno di noi: i testimoni diretti alimentano un'onda che sospinge la vitalità della chiesa.

Le porte della fede sono aperte, il giubileo della speranza continua a produrre frutti preziosi e nuove occasioni di rinascita nell’ospedale da campo per cui tanto si è speso Papa Francesco.

Da Paolo e Barnaba la passione di Dio per l'uomo è arrivata fino a Papa Francesco e, ora, a Papa Leone XIV. Un Leone che invoca una “pace disarmata e disarmante”, rappresenta la forza della mitezza che ancora oggi è in grado di sconvolgere i prepotenti che credono di governare il mondo.

In questi giorni ho sentito alcune canzoni lombarde “da osteria” in cui i preti sono chiamati “prevosti”: il cognome di Papa Leone XIV dona un senso popolare al grande servizio a cui è stato chiamato. È sempre più il momento di vivere insieme In Illo uno unum”.



 

10 maggio 2025

#passa_Parola n.34


"Nell'Apocalisse, l'ultimo libro della Bibbia, Dio ribadisce il suo stile di Padre e Madre: asciugherà le lacrime di chi è passato attraverso le tribolazioni della vita. Mi guardo attorno e penso che la tribolazione riguardi tutte le persone: l’idea che Dio stesso asciugherà ogni lacrima diventa, allora, una forza potente che fa esplodere di senso la storia di ciascuno di noi."
In un periodo ricchissimo di emozioni è importante potere ritrovare dei punti fermi a cui stare ancorati: fra questi anche l'elezione in tempi rapidi di Papa Leone XIV.

Come ogni settimana si possono leggere alcuni spunti di riflessione sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

«E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Difficile scegliere un brano dalla seconda lettura, tratta dall’Apocalisse, nella quarta settimana del tempo pasquale: mi limito alla frase finale, confidando che evochi in chi legge la forza dell'intero brano.

Nell'ultimo libro della Bibbia, Dio ribadisce il suo stile di Padre e Madre: asciugherà le lacrime di chi è passato attraverso le tribolazioni della vita. 

Mi guardo attorno e penso che la tribolazione riguardi tutte le persone: l’idea che Dio stesso asciugherà ogni lacrima diventa, allora, una forza potente che fa esplodere di senso la storia di ciascuno di noi. 

Scrivo questo per me e lo rileggo: so che è facile scriverlo e poi lasciarlo da parte nelle scelte quotidiane. Lo scrivo, poi, anche per i lettori più assidui che non mancano mai nei miei pensieri. 

Mi piacerebbe, però, che la grande consolazione che Dio asciugherà ogni lacrima potesse essere nel cuore di tutte le vittime della violenza, del sopruso, dell'arroganza: non conosco un mezzo per raggiungerle se non la strada concreta e misteriosa che passa attraverso la preghiera. Ho bisogno della preghiera che scava nella vita, ricerca l’essenziale e cambia i gesti quotidiani nella certezza che nulla va perduto: la stessa preghiera che in questi giorni sostiene la ricerca del nuovo Papa. 

Forse quando si sentirà questa lettura a Messa sapremo già chi è: a lui toccherà testimoniare e far sapere a tutte le persone del nostro pianeta che, qualsiasi sia la tribolazione che li affligge, Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.



3 maggio 2025

#passa_Parola n. 33

 Il lamento diventa danza, passando attraverso il canto: la festa per  la Pasqua si arricchisce della  forza di Papa Francesco. Anche lui è  salito sul carro che lo ha riportato a casa: indossava la sua veste e le sue scarpe pronto a danzare a cantare in Cielo. Riscopro gli spiritual in italiano imparati da Don Franco Patruno  e li canto. Più sotto trovate il testo pubblicato sul settimanale "La Voce di Ferrara-Comacchio": prima di leggerlo chi vuole può sentire una bellissima versione di  "Swing Low Sweet Chariot" (in italiano "Scendi, piccolo carro") ancora più bella nei giorni in cui celebriamo il coro delle Mondine di Porporana.

Hai mutato il mio lamento in danza, Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.”

I tempi richiesti dalla Redazione della “Voce’ mi obbligano a scrivere nei giorni che precedono i funerali di Papa Francesco: racconti, analisi e previsioni attirano e stancano nello stesso tempo. Un continuo rumore di fondo toglie spessore alle troppe parole a volte pronunciate più per affermare la propria presenza che per arricchire il confronto.

Fatico a trovare il giusto raccoglimento per abbandonarmi ad una preghiera autentica.

Per fortuna il salmo 29, che verrà proclamato nella prima domenica di maggio, mi restituisce la Parola che provoca e guarisce: Parola che suscita preghiere di lode per il dono di Papa Francesco, nella certezza che lo Spirito continuerà ad accompagnare la Chiesa con fantasia e tenerezza.

Il lamento diventa danza, il suono straziante del dolore si trasforma in musica, il corpo ritrova energia e si muove in armonia con tutto il creato: Papa Francesco è nel grande ballo di gruppo dove riconosco volti noti di persone care e tanti visi allegri di chi ha pagato con la vita la cultura dello scarto, della violenza, del disprezzo della dignità umana.

Mi siedo al piano e mi scopro a cantare “Swing Low, Sweet Chariot” mescolando il testo con la versione in italiano che ho imparato da Don Franco Patruno.

Don Franco fu sepolto con l’abito rosso da Monsignore (come effettivamente era) e, finita la cerimonia, con alcuni abbiamo cantato un altro spiritual in italiano “Io ho la mia veste”: domani la canterò anche per Papa Francesco.

 

26 aprile 2025

#passa_Parola n.32


Come ogni settimana  con  i 1.500 caratteri della rubrica  #passa_Parola  sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio cerco di cogliere spunti dalle letture (o dalle formule, come in questo caso) della messa domenicale e di inserirli nelle esperienze della mia vita.
Quando ho scritto quelli di questa settimana non potevo immaginare che sarebbero stati pubblicati nel numero dedicato a Papa Francesco in occasione della sua morte. Più che mai sento che  "valga la pena sperimentare un riavvio che dia nuova energia ai collegamenti davvero importanti e vitali" camminando in compagnia di Papa Francesco nei sentieri che lo Spirito indica agli uomini del nostro tempo.

Di seguito il testo integrale.

Come bambini appena nati desiderate il genuino latte spirituale: vi farà crescere verso la salvezza. Alleluia.”

Questa settimana la frase che ho scelto, tratta dalla prima lettera di Pietro, viene proclamata come antifona d'ingresso: è la formula proposta per prima fra le due possibili.
Pietro ci mostra la Pasqua come un ritorno all'infanzia: una ripartenza, un reset del nostro sistema per provare ad eliminare scorie, virus, dati inutili. Una Pasqua di riformattazione.

Per alcuni anni ho passato diverse domeniche a casa di mio padre per il giorno di riposo delle persone che lo assistevano per il resto della settimana. Mi ero portato un vecchio PC ormai esausto ed ho provato a sostituire il sistema operativo più in uso con uno più leggero e gratuito, definito da un termine africano che si può tradurre in “umanità attraverso gli altri” o “benevolenza verso il prossimo”. 
Ogni domenica riscoprivo i processi che prima facevo in modo inconsapevole, imparando percorsi originali e opportunità impreviste: un bagaglio inatteso di esperienze che ancora mi aiutano. Con quel vecchio PC “rinato” sono riuscito a fare tutto quello che serviva, compreso scrivere i racconti che poi ho pubblicato in un libro.

Per chi, come me, si sente appesantito nelle funzioni più importanti, questa Pasqua può essere l’occasione per impostare una pulizia profonda o, se necessario, un vero e proprio cambio di sistema.
Penso valga la pena sperimentare un riavvio che dia nuova energia ai collegamenti davvero importanti e vitali.


 

17 aprile 2025

#passa_Parola n.31

#passa_Parola di Pasqua 2025. Le tante, troppe pietre scartate oggi dai costruttori diventano, come proclamato nel Salmo 118, le strutture portanti della grande casa in cui potremo vivere la piena felicità: è possibile alzare lo sguardo e incontrare la meraviglia e la speranza.

Un minuto di lettura sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.”

È arrivata Pasqua anche nel 2025: il confine che ci separa dalla nostra piena realizzazione è stato demolito e non esistono dazi che possano rallentare o fermare il passaggio dalla morte alla vita.

La cultura dello scarto, di cui parla Papa Francesco, rende attuale questo verso del salmo 118: il sistema di vita, in cui gran parte del mondo è immerso, è un grande produttore di pietre scartate. Le persone più deboli pagano il prezzo del benessere altrui: sono le vittime delle troppe guerre, del disprezzo della natura, della cultura patriarcale, dell'egoismo elevato a regola di vita. Sono tante, troppe pietre che non si possono contare e nominare una per una come meriterebbero: grazie alla resurrezione di Gesù sono diventate il fondamento della grande casa in cui potremo vivere pienamente felici.

Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi”, una meraviglia che posso solo vagamente immaginare ma che sento quando assaporo la vita comunitaria, la solidarietà, il gusto di scoprire il dono di ogni persona.

Provo ad alzare lo sguardo e a non essere timido nel tentativo di vivere lungo il sentiero in cui Gesù mi ha preceduto: alimentare la meraviglia della Pasqua nutre la forza di camminare e crescere in mezzo alla gente.

È la speranza che si fa certezza di un cammino di liberazione verso la gioia che non finisce mai, con la leggerezza di chi sta imparando a vedere oltre ogni confine.


10 aprile 2025

#passa_Parola n.30

È la Domenica della Palme: si apre una settimana in cui la folla passa in pochi giorni dall’esaltazione alla richiesta di crocifissione. A guardarsi attorno sembra la cronaca dei nostri giorni dominati dalla manipolazione della comunicazione. A maggior ragione c’è bisogno di non tirarsi indietro sulla strada della ricerca autentica con uno slancio di fiducia: e se fossero i giovani a proporci nuove visioni?
#passa_Parola arriva al numero 30 sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio .
Il testo integrale (1.500 caratteri si leggono in un minuto) si trova anche qui di seguito.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.”

Mentre scrivo mi scorrono davanti le immagini, i suoni, le parole dei cortometraggi di una rassegna a cui partecipavano ragazze e ragazzi della "Blow Up Academy”, la scuola di cinema di Ferrara.

Avevo poche aspettative: preso tra gli schemi mentali più diffusi sui giovani, oscillavo tra l'incapacità di comunicare e la distanza incolmabile fra loro e noi cosiddetti “adulti”.

Invece ho ricevuto una quantità notevole di stimoli, scoprendo una sincerità profonda nel bisogno di condividere il proprio mondo interiore.
Ho avuto in regalo una lezione di comunicazione autentica e suggestiva attraverso l’arte cinematografica: senza nascondere le difficoltà è emerso un mondo ricco di visioni sul presente e di slanci sul futuro.

Ho pensato proprio a questi giovani ed ai loro insegnanti come persone potenzialmente prive di maschere, capaci di dare un contributo autentico alla lettura del nostro mondo.

Spero in loro, che possano aprire gli occhi a noi, che li abbiamo preceduti, con la forza e la coerenza descritta da Isaia.
Siamo ancora (sempre?) in un mondo dove la folla passa in pochi giorni dall’esaltazione alla richiesta di crocifissione (aggiungendo poi un selfie sotto il Golgota): c’è bisogno di non tirarsi indietro sulla strada della ricerca autentica.
La Pasqua, anche oggi, è più vicina di quello che sembra.



5 aprile 2025

#passa_Parola n.29

Anche questa settimana San Paolo è presente nelle nostre messe domenicali con un bellissimo brano della lettera ai Filippesi. Racconta del suo desiderio di conquistare la perfezione, non per presunzione o vanagloria, ma perché lui stesso è stato conquistato. Cosa significa conquistare? Quale perfezione si può raggiugere?  Sono alcuni degli spunti proposti da #passa_Parola n. 29 sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio nel contributo riportato integralmente qui di seguito.

Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata.”

Ancora una volta Paolo di Tarso mi conquista (!) non perché impugna la spada (immagine che mai come oggi mi sembra inapplicabile all'idea della santità) ma perché apre il suo cuore e rivela gli atteggiamenti importanti della sua vita.

L'apostolo delle genti propone anche a noi un cammino di ricerca della perfezione che deriva dall'essere stati conquistati da Gesù: una dimensione profonda e non una serie di norme da applicare. Sono certo che oltre a scrivere queste cose agli abitanti di Filippi, San Paolo le abbia fatte scrivere (attraverso lo Spirito Santo) nei testi del Concilio Vaticano II e ci stia provando in questi giorni anche col Sinodo.

Fra i tanti significati che la Treccani propone per il verbo conquistare, il più adatto mi sembra sia “far appassionare”. Dare spazio alla "passione", lo sappiamo, prevede l'entusiasmo di una meta che si ottiene attraversando senza paura la sofferenza.

È la storia di tanti che ho incontrato: lontani dai riflettori di una comunicazione distorta, si dedicano a quello che conta davvero. Ogni giorno fanno piccoli passi verso la perfezione, consapevoli che in questa vita realizzeranno solo una parte del loro percorso che si manifesterà pienamente nell'incontro faccia a faccia con Gesù.

È la carovana dei “santi della porta accanto”: è bello scoprire che esistono davvero.

29 marzo 2025

#passa_Parola n.28

Forse #passa_Parola non è solo un titolo ma può diventare uno stile di vita, sia nel “passare la Parola” sia nel “farsi passare dalla Parola”: un canto nuovo che accompagna persone nuove nella scoperta quotidiana di cose nuove.
Questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio: un piccolo viaggio in compagnia di San Paolo, Pierangelo Comi, Carlo Carretto, Frère Roger, Laura Vincenzi per provare a incontrare le cose nuove che sono già accanto a me.

Di seguito il testo.

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.”

Penso a quante volte ho cantato questa frase della seconda lettera ai Corinzi nella versione musicata da Pierangelo Comi, imparata da lui durante le settimane in cui sono stato a Spello. È un canone in cui ci si rincorre e sovrappone con la ripetitività e l'entusiasmo che ho avuto la fortuna di incontrare nella semplicità di luoghi come Spello e Taizé. Ricordo benissimo l'emozione dell'incontro con Carlo Carretto e con Frère Roger: sono esperienze forti che rimangono dentro e danno serenità e tenacia in un cammino quotidiano ricco di sfide.

Qualche giorno fa sono stato intervistato sulla storia di Laura Vincenzi per un podcast della Radio Vaticana e ho ricordato che Laura era stata a Spello e aveva partecipato anche ad incontri europei organizzati dalla Comunità di Taizé. Oggi San paolo mi riporta in quei luoghi: mi rendo conto, ancora una volta, che “nulla è per caso” e che i doni di cui cerco di fare tesoro aspettano solo di essere scoperti e tenuti vivi.

Così la proposta di essere una nuova creatura e di cogliere le novità che nascono si colora della luce speciale di queste giornate di marzo: tra sole e pioggia mi metto in cammino cantando la Parola che mi attraversa e mi riempie insieme alla musica.

Quindi #passa_Parola non è solo un titolo ma può diventare uno stile di vita, sia nel “passare la Parola” sia nel “farsi passare dalla Parola”: un canto nuovo che accompagna persone nuove nella scoperta quotidiana di cose nuove.


 

24 marzo 2025

#passa_Parola n.27


Dai  profumi "inascoltati" nasce il desiderio di potenziare i propri sensi
facendoli intervenire dove apparentemente è impossibile.
Con l'aiuto dello zeugma (?) forse si può.
Un minuto di lettura da trascorrere insieme
sulle pagine del settimanale 
La Voce di Ferrara-Comacchio 
oppure leggendo il testo pubblicato qui di seguito.

«Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.»

Poco prima di impattare in questa frase della prima lettera ai Corinzi ho fatto acquisti in un negozio di prodotti cosmetici e  per la cura della casa.

Alla cassa mi hanno consegnato un buono sconto da usare per la festa del papà dicendomi che posso usarlo “per i profumi  non scontati”. Io, che sto iniziando ad assaporare i limiti e i privilegi della senilità, ho capito che c'erano dei “profumi inascoltati” e ne ho chiesto conto alla cassiera. Chiarito l’equivoco ho commentato con lei (non c'erano altri in fila dopo di me) che l'immagine dei profumi inascoltati era bellissima, quasi un richiamo a vibrazioni leopardiane che davano un senso a quella giornata. Ci siamo lasciati con un piccolo sorriso. 

Da quel giorno ho riscoperto lo zeugma, la figura retorica con cui il grande recanatese ”porgea gli orecchi al suon della tua voce/ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela”: l'udito sostituisce la vista e, coi profumi inascoltati, anche l'olfatto.

Vorrei imparare ad ascoltare i profumi, a toccare gli sguardi, a vedere la musica, ad annusare un tuono, a “mangiare un'idea” (insieme a Giorgio Gaber).

Vorrei potenziare i miei sensi, la parte (forse) più fisica che mi accompagna nella vita quotidiana: sensori connessi alla dimensione spirituale per essere pienamente dentro le sfide quotidiane. 

Vorrei farlo con la leggerezza di chi conosce il vero valore della vita, di chi non crede di stare in piedi perché sa che può, già adesso, volare.



15 marzo 2025

#passa_Parola n.26


Lungo la strada che porta all'asilo nido del mio Rione, accompagnando una piccola creatura, riscopro parole che indicano e indici che parlano. Condivido domande insieme alla volontà di cercare insieme le risposte. Il mio contributo di 1.500 caratteri è leggibile sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  e riportato qui di seguito.

Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!”

Scelta questa frase dalla lettera ai Filippesi esco per accompagnare all'asilo nido il cucciolo d’uomo che mi riempie le giornate. Seduto sul passeggino guarda il mondo e usa l’indice per indicare (appunto) ciò che lo attira. Il dito si allunga come forza di coinvolgimento: veicoli, volatili, uomini, alberi, aerei entrano nel suo raggio di entusiasmo, rafforzando il tentativo di dare un nome ad ogni cosa.

È la creazione che si rigenera in ogni nuovo uomo, il legame fra mondo interiore ed esteriore: si cresce dentro perché si è proiettati fuori.

Mentre torno ascolto notizie e commenti sull’attualità nazionale e internazionale.

Sulle scale di casa mi appaiono due domande: “Quando succede che i bambini iniziano a puntare l’indice su di sé, interrompendo la passione per il mondo esterno a vantaggio di una visione egoistica della realtà? Cosa li trasforma negli adulti onnivori e insaziabili che oggi sembrano dominare il mondo?”

Se avessimo ancora la passione per la vita di quando eravamo seduti sul passeggino, il mondo sarebbe ovunque un posto splendido per vivere. Ogni dito segnalerebbe la solidarietà, la pace, il rispetto di ogni persona, dell'ambiente: nomi sempre nuovi senza la disumanità dei pochi straricchi che dispongono di un potere ogni giorno più invasivo.

Non rinuncio alla speranza ma non riesco, oggi, a gettare il cuore oltre l’ostacolo: condivido domande per cercare insieme le risposte.

 

8 marzo 2025

#passa_Parola n.25


San Paolo scrive ai Romani e i suoi testi danno forza ai cristiani: una minoranza consapevole di poter giocare un ruolo importante.
Dalle catacombe ai giorni nostri improbabili  reperti archeologici fanno emergere analogie, differenze e domande. 
In 62 secondi   #passa_Parola n.25 si può leggere
sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio 
oppure nel testo integrale riportato qui.

«Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.»

Negli scavi per la metropolitana di Roma pare sia stato rinvenuto un reperto risalente al primo secolo: si tratta, incredibilmente, di una audiocassetta. Inserita nel lettore ha diffuso la registrazione di un incontro nelle catacombe in cui si legge a voce alta la lettera di Paolo ai Romani. I lettori verificano che il testo venga compreso: il pezzo qui citato è ripetuto tre volte per essere memorizzato da chi non sa leggere. Non posso rivelare la fonte della notizia ma garantisco che è attendibile.

Nei sotterranei di Roma il cristianesimo si è consolidato con la forza di un messaggio non omologato alla cultura del tempo, capace di parlare al cuore di ogni persona, generando il coraggio della speranza che supera le difficoltà. In seguito proprio Roma, si è trovata al centro del cristianesimo con le conseguenze positive e negative connesse ad aspetti spirituali e materiali.

Le parole di Paolo, lette oggi, ripropongono il messaggio evangelico privo degli orpelli della “dimensione temporale della chiesa”: l'attenzione profonda e l'accoglienza esistenziale imparata nelle catacombe diventa una testimonianza credibile in un mondo che va da un'altra parte. Ora i cristiani sono tornati ad essere una minoranza: il messaggio di Gesù mi raggiunge qui e ora nelle catacombe del ventunesimo secolo, mi preparo a registrare.


1 marzo 2025

#passa_Parola n. 24

 

Yehoshua Ben Sira è l'autore del libro biblico detto, proprio dal suo cognome, Siracide. Il testo è pieno di riferimenti alla saggezza che matura negli eventi quotidiani: questa settimana è attualissimo sul tema del concedere fiducia  a scatola chiusa, di saper ascoltare e verificare le parole vere dalle menzogne. Da 180 anni prima di Cristo a 2025 dopo c'è sempre qualcosa, almeno per me, da imparare. 
La Voce di Ferrara-Comacchio questa settimana ha concesso più spazio alla rubrica #passa_Parola: per leggerla servono circa 90 secondi.

Questo il testo integrale

Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.”

Carissimo Yehoshua Ben Sira, autore del testo biblico detto Siracide proprio dal tuo cognome, ti ringrazio per avermi inviato questo messaggio che oggi mi ha raggiunto. Hai scritto il tuo libro, contenuto nella Bibbia, circa 180 anni prima della venuta di Gesù: più o meno 2.200 anni fa ci hai regalato diverse perle di saggezza. Questa settimana ne leggeremo a Messa: mi è balzato agli occhi il consiglio di non lodare nessuno prima che abbia parlato. Sono convinto che tu l’abbia scritto sapendo che io l’avrei scelto per metterlo in evidenza in una rubrica sul Settimanale “La Voce di Ferrara-Comacchio”.

Conosco tanti che, come me, si rapportano con le persone cercando immediatamente un riscontro favorevole a prescindere dalla qualità di quello che viene detto. Concedere un credito di positività è un atteggiamento che si può definire “empatico” oppure “buonista” a seconda dei punti di vista.

Grazie Ben, mi hai fatto capire che se continuo così corro il rischio di rimanere in superficie con un’accoglienza più di facciata che di sostanza: la “benevolenza gratuita" non facilita l’ascolto vero.

In sostanza, oggi come ai tuoi tempi, è importante non fermarsi alle apparenze e imparare ad essere più selettivi nella concessione della fiducia che porta all’apprezzamento.

Immagino che nella tua epoca la comunicazione fosse meno invasiva rispetto ai giorni nostri in cui la sovrabbondanza di dati disorienta e rende facile diffondere bugie, spostare l’attenzione, intorbidire le fonti autentiche a vantaggio di interpretazioni di parte.

L’impegno all’ascolto attento si dovrebbe, perciò, unire alla ricerca della verità coi mezzi e le opportunità che si possono utilizzare: un'impresa non facile in cui le orecchie sono strettamente legate al cervello e anche al cuore.

Non basta, quindi, ascoltare: è più che mai necessario tenere sveglia la sensibilità e il pensiero critico che portano alla ricerca del contenuto vero che sta dietro e dentro le parole che si ascoltano. 

Grazie Ben!