Mentre scrivevo mi è venuto uno slancio di assonanze: non ho resistito e ho scritto questa frase "Nella sostanza della costanza so che costa sostare in quella stanza, ma la conoscenza dell’amore diventa l’urgenza della presenza, della presa di coscienza: dell’impegno, di cui non puoi fare senza.".
Spero che i miei lettori mi perdoneranno compreso quello che qualche giorno fa mi ha detto che a volte fa fatica a capire quello che scrivo...
#passa_Parola n. 56 si può leggere sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure qui di seguito.
“Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.”
San Giacomo, con un esempio efficace e diretto aiuta a fare passi avanti nel cammino verso il Natale. Siamo nella vita concreta, nella fatica dei campi, duemila anni fa come oggi: fatica che richiede rispetto della natura, dei tempi giusti per l’uomo e per l’ambiente.
C’è, poi, il ripetuto richiamo alla costanza che si presenta come una vera e propria provocazione. Nella società del “tutto e subito”, incentrata sull’appagamento immediato delle pulsioni individuali, che valore ha la costanza? “La goccia che fa traboccare il vaso” è senz’altro più di moda rispetto a “Gutta cavat lapidem” (lo scrivo in latino apposta per stimolare la costanza nel mantenere l’attenzione di chi legge queste righe).
Andare avanti nonostante le delusioni, “tenere botta", rialzarsi, riannodare i fili di relazioni interrotte sono ancora atti rivoluzionari che distinguono gli uomini di buona volontà. Credenti o no sono quelli di cui parla l’inizio del Gloria: uomini e donne che giustamente, ora vengono definiti “amati dal Signore".
Nella sostanza della costanza so che costa sostare in quella stanza, ma la conoscenza dell’amore diventa l’urgenza della presenza, della presa di coscienza: dell’impegno, di cui non puoi fare senza.
Chi vuole può ascoltare “Goccia dopo goccia” scoprendo la profondità di alcuni canti dello “Zecchino d’oro”.

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