Intanto su La Voce di Ferrara-Comacchio c'è il tentativo di cogliere qualche spunto sulle "mani pulite" da alzare nella preghiera.
Ecco il testo integrale.
“Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.”
Tre anni fa questa rubrica si chiamava “Il Foglietto in tasca”: con la Redazione avevamo concordato che potessi scegliere lo spunto fra le prime due letture, lasciando le “Fantasticherie sul Vangelo” del periodo precedente. Ora il titolo è cambiato ma l’idea di fondo è la stessa. La novità è che le letture (come è normale che sia ogni tre anni) sono le stesse del 2022/23: perciò devo rileggere cosa ho già scritto per evitare di ripetermi. Attenzione: potrei anche riproporre lo stesso identico pezzo per vedere chi se ne accorge.
Questa settimana siamo tutti Timoteo e Paolo ci chiama “figlio mio” e fa alcune richieste ben precise: con la fermezza che segue al verbo “voglio” ci chiede di pregare in ogni luogo con mani pure, senza collera e senza contese.
Ancora una volta vedo Paolo camminare nelle strade di oggi per invitarci a non essere ipocriti: se la preghiera richiede mani pure alzate da persone senza collera e contese significa che non può essere staccata dalla vita reale. Vuol dire, almeno secondo me, che la condotta di vita è la precondizione della preghiera autentica.
Conosco le mie imperfezioni e fragilità e so di averne anche altre che non conosco; sperimento la fatica e la sofferenza, ma so che le mani pure non hanno il profumo sbiadito della neutralità ma l’essenza dell'impegno quotidiano. Mani pure senza collera e contese sanno di sudore, di terra, di carezze donate a visi di tutti i colori: di vita che si spende e non si risparmia.
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