29 settembre 2025

#passa_Parola n.45

 

Paolo scrive a Timoteo e lo invita a combattere "la buona battaglia". Basta leggere altri passi della stessa lettera per scoprire che si tratta di una battaglia che non ha nulla a che fare con quelle che si combattono nelle guerre che segnano, purtroppo, la storia e l'attualità degli esseri "disumani" che calpestano e devastano il pianeta terra. 
Dall'esperienza personale del mio primo ricovero ospedaliero porto a casa la consapevolezza che posso fare tantissimo partendo dalle realtà più umili e quotidiane.

Grazie al settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio posso condividere questi semplici pensieri con chi avrà voglia di leggerli.

Come sempre li condivido anche qui: ecco il testo integrale.

Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.”

L'unica battaglia buona è quella della fede e non ha nulla a che fare con le battaglie che si combattono nelle guerre che da sempre caratterizzano la storia dell'umanità (forse sarebbe più corretto scrivere “della disumanità”?). 
Paolo scrive a Timoteo che è una battaglia da affrontare attraverso giustizia, pietà, fede, carità, pazienza e mitezza: la conferma che il cristianesimo è sempre controcorrente, oggi come ai tempi di Paolo.

Che fare, dunque, per provare ancora una volta a starci dentro?

Credo sia importante accogliere le situazioni che la vita ci propone: stare accanto alle persone, offrire quello che si ha, scoprire il positivo che c'è. Coi drammi che ci circondano e a volte ci coinvolgono può sembrare impossibile: per questo ha senso “allenarsi” partendo dalle realtà più umili e quotidiane.

Ho davanti a me tanti esempi: i santi sono davvero in mezzo a noi e, senza effetti speciali, ci donano manciate di speranza.
Personalmente sto facendo esperienza di un ricovero ospedaliero e posso testimoniare che ogni giorno ne incontro qualcuno: dipende solo da me riuscire ad accorgermene.

Potrebbe essere davvero, per ognuno di noi, il momento di fare la nostra “bella professione di fede davanti a molti testimoni” per essere protagonisti di una vita vissuta pienamente e, soprattutto, “raggiungere la vita eterna” alla quale siamo chiamati


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