29 novembre 2025

#passa_Parola n.54

Inizia l'Avvento e io mi sento un “avventizio”, quello che, in un posto di lavoro, è in prova e cerca di imparare dai più esperti.
Una consapevolezza da approfondire per essere sempre più pronto a rinnovare l'esperienza della vita quotidiana.
Gli abituali millecinquecento caratteri scritti sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  si possono leggere anche qui di seguito.

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.”

Inizia l’Avvento e l’invito di San Paolo a svegliarsi è quanto mai opportuno. Svegliarsi è un po’ come rinascere, desiderosi di mettersi in gioco con un’attenzione e un entusiasmo che il sonno non consente..

Siamo in Avvento e mi sento un “avventizio”, quello che, in un posto di lavoro, è in prova e cerca di imparare dai più esperti. Anche il dizionario Treccani online, fra tanto significati tecnici, indica avventizio come “instabile, incerto, provvisorio”. Essere avventizio, perciò, è stare pienamente nella dinamica di ricerca che, secondo me, descrive la vita quotidiana di chi prova a camminare accanto a Gesù.

Ma non c’è solo la precarietà: avventizie sono anche “gemme che non si formano nelle sedi normali della pianta (ascelle delle foglie o apice dei rami) ma si originano, anche casualmente, in altre sedi della pianta.”

Ecco come vorrei vivere questo Avvento del 2025: sveglio dal sonno, consapevole del momento e dei miei limiti e, contemporaneamente, capace di sorprendermi per le gemme che ritrovo in luoghi inattesi. Il tutto con la consapevolezza di non vagare invano perché è l’Avvento di un tempo nuovo che è già qui e, contemporaneamente, mi chiama in causa per realizzarsi nella sua pienezza. Non è una speranza: è la certezza che “la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti”.

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