Mi è successo di fronte alla grandezza del brano tratto dal libro del Siràcide proclamato domenica 26 ottobre nelle nostre chiese: il testo è pubblicato sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio ed è leggibile anche qui di seguito.
“La preghiera del povero
attraversa le
nubi
né si quieta
finché non sia arrivata;
non desiste
finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso
soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.”
Il sale della
terra
è il grido che
sale,
per il dolore che
non si spiega:
sale a Dio.
È dentro e
attorno a me,
lo sento e lo
incontro:
sale che conserva
e corrode,
sale che scende
nel profondo
e sale a Dio.
È il mistero che
unisce
oltre le distanze
e l’intensità:
si annida nelle
sale dell'anima,
nelle pieghe
della mente,
in ogni angolo
del mondo
e sempre, senza
sosta,
sale a Dio.
Il sale della
terra
resta sulle
ferite
nel silenzio che
urla,
nella muta
esplosione
che sale a Dio.
Dio è nel sale
delle lacrime,
nella piccola
mano che stringe e accarezza,
nella croce che
annienta e abbraccia:
conosce il grido
che sale,
è il sale della
terra.

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