Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio
che segue i due punti.
Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei
trasmettere? Come lo trasmetto?
Spunti di riflessione in 1500 caratteri proposte sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio da un "diversamente giovane" che pensa di essere ancora in ricerca.
Questo il testo integrale.
“Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso:...”
Ho lasciato i due punti al termine della frase di San Paolo. Lui prosegue descrivendo Gesù che, nell'ultima cena, istituisce l'Eucaristia: per me mantenere un po’ di sospensione è un invito a riflettere su cosa davvero vorrei trasmettere agli altri.
Immagino Paolo concentrato a scegliere con attenzione le parole da scrivere ai Corinzi: con quale coraggio racconta un momento a cui non ha assistito? Come osa farlo quando gli Apostoli (che erano, appunto, “apposta lì sul posto") sono ancora in circolazione?
Il mio amico originario di Tarso sa di condividere il destino di tutti i credenti dopo di lui: ricevere dal Signore un dono che appassiona e dà senso alla vita e provare il desiderio di trasmetterlo ad altri. Nei suoi giri per il mondo si è già accorto che attraverso il ragionamento e lo scambio dialettico al massimo ottiene consensi formali per un proselitismo che non è la proposta di Gesù.
Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti. Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto? La risposta di Paolo è quella di non mettere in primo piano se stessi ma fare riferimento diretto alla vita di Gesù. Sappiamo che le parole di Gesù sono sempre accompagnate da gesti, atteggiamenti, sguardi e comportamenti che le mettono in pratica, fino al sacrificio della vita stessa per donare la resurrezione.
Trasmettere la vita, non solo il racconto: la ricerca continua.
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