«E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele»
Michea è vissuto otto secoli prima di Gesù ed era contemporaneo di Isaia ed Osea: quelli che scherzosamente vengono definiti i profeti veneti (la prova delle origini si ottiene elencandoli in sequenza con la cadenza tipica veneta). Alcuni autori, non troppo accreditati, dicono che Michea fosse un appassionato di falegnameria fai da te e che il nome giusto preveda la lettera K.
Comunque sia, Michea è un profeta in gamba e quello che ha previsto e scritto si è avverato.
Natale
riporta lo sguardo sulle piccole realtà quotidiane sapendo che da lì
viene la salvezza: Betlemme, ora come allora, è più importante dei
palazzi dove abitano i potenti del mondo. “Egli stesso sarà la
pace!” ribadisce Michea ed è questo il senso della storia, la
certezza di speranza che illumina anche le ore più buie.
Cerco di
tornare bambino e rivivere il calore delle giornate natalizie che
raccontano un mondo dove si vive insieme senza egoismi sfrenati. Così
riscopro una vecchia filastrocca e la trascrivo nella versione che
conosco. Sono i miei auguri per questo Natale 2024.
La
notte di Natale
è
nato un bel bambino,
bianco,
rosso
e
tutto ricciolino.
Maria
lavava,
Giuseppe
stendeva
il
Bimbo piangeva
dal
freddo che aveva.
"Sta
zitto mio figlio
che
adesso ti piglio,
pane
non ho
ma
il latte ti darò".
La
neve sopra i monti
cadeva
lenta lenta
Maria
col suo velo
copriva Gesù!