Più che luoghi straordinari mi appaiono ambienti molto quotidiani dove la semplicità dei gesti è identificabile anche nella nebbia che accompagna il cammino di chi vuole provare a mettersi in ricerca con un po' di sana inquietudine.
Tra San Paolo e Riccardo Cocciante #passa_Parola n. 10 su La Voce di Ferrara-Comacchio di questa settimana.
“Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore.”
Penso al “santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero”. La prima immagine mi porta ad una chiesa, ma poi inizio a pensare ai luoghi di vita e lavoro: fabbriche, uffici, strade, scuole, parchi. L’elenco è lungo: sono tanti i posti “figura”, di quel Santuario che, scrive San Paolo, è nel cielo. Lo stesso San Paolo, nella Lettera ai Corinzi, afferma che “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa”: nonostante mi sforzi di leggere la presenza di Dio nella mia vita, mi devo accontentare di una visione sfumata e imperfetta...proprio come nella nebbia di stamattina.
C’è un luogo che non ho mai considerato come un Santuario “figura di quello vero”: la casa in cui vivo. Più propriamente si tratta di un appartamento: la parola stessa mi ha sempre suggerito l’idea di un luogo dove ci si può APPARTARE ma ancor di più mi convince l’idea di uno spazio a cui APPARTENERE. Mi appartengono ed appartengo ad ogni metro del mio appartamento: emozioni, paure, gioie, apprensioni, speranze, tensioni, trasudano dalle pareti stesse. Posso muovermi al buio guidato dalla memoria emotiva, oppure ad occhi aperti rivivere gli stati d’animo per gli arrivi e le partenze dai due lati delle porte.
Parafrasando Cocciante potrei dire che anche nella mia casa (nelle nostre?) “la pietra si fa statua, musica e poesia” e la vita può diventare una vera liturgia.
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