Scrivo già dalla Nyumba Ali, quindi l’esito finale del viaggio è stato positivo: siamo arrivati tutti, tutte le nostra valigie, tutto il contenuto delle stesse compreso quello ai limiti della legalità (leggasi salama da sugo e pampepato).
In aereo il viaggio è sostenuto da generi di conforto offerti dalla compagnia aerea: film, giochi, musiche disponibili sullo schermo touch e cibo buono ed abbondante (un pranzo da Bologna a Istanbul, una cena e merenda successiva da Istanbul a Dar).
Ci sono poi le cose che ognuno si porta da casa: libri, settimana enigmistica, giochi vari.
Infine ci sei tu e gli altri: pensieri, attese, sguardi, risate, tentativi più o meno riusciti di sonnecchiare.
Prima nota: ho iniziato a leggere un libro (non voglio fare pubblicità finché non l’avrò finito in tutte le 666 pagine - glossario compreso - dell’edizione italiana) e trovo spunti significativi senza farmi impressionare dal valore simbolico del numero totale delle pagine. Sono all’inizio e a pag 37 trovo: “Il suono del tempo, che fine ha fatto?”
E’ scritto per me? Quale sarà il suono del tempo, di questo tempo, di questo viaggio, di questa storia e delle altre che conoscerò? Che fine ha fatto il suono del tempo...e il tempo del suono come scorre?
La selezione audio della Turkish mi propone “The best of Joan Baez” e non c’è nessuna delle canzoni che tutti conoscono: poco prima dell’atterraggio, però, la voce unica di Joan attacca “Imagine…” dal vivo con la chitarra senza il tradizionale stacco di piano. Imagine, la I di Iringa, la meta del viaggio. Che dire?
La notte di Dar è nera e calda col riflesso bianco del sorriso dell’accogliente taxista che ci accoglie.
3 commenti:
Bene siete arrivati! Adesso godete di tutto il tempo e di tutti i suoni! Buone vacanze!
Bravo Patrizio che del tempo riesci a cogliere i suoni senza farti distrarre dai suoi rumori. Un abbraccio
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