16 dicembre 2016

Noticina storica: scacciapensieri e vibrafono (16 dicembre)

Il mio profe di musica delle medie (1969 – 1972) ha qualche responsabilità sulla mia visione della musica.
Suonavamo tutti insieme  lo scacciapensieri invece del flauto dolce e l’effetto era veramente suggestivo, soprattutto quando per Natale ci esibivamo in Jingle Bells. A ripensarci era già un primo accenno di contaminazione culturale: la più americana delle musiche natalizie eseguite col più siciliano degli strumenti (Frank Sinatra,  se lo avesse saputo, sarebbe stato contento di noi).







Poi ci faceva disegnare  per provare a mettere in forma grafica le sensazioni che ci comunicava la musica: anche qui un livello di creatività da vero precursore.


Lo strumento più ambito era il vibrafono portatile che, affidato a uno studente, lo trasformava in un solista nel “mi mi mi…” di Jingle Bells.
Non era nemmeno due ottave, si poteva trasportare senza problemi e infilare nella cartella: ogni tanto qualcuno di noi  poteva portarlo a casa e prepararsi per la lezione della settimana dopo.
Quando è toccato a me, in seconda, ho composto la mia prima canzone: una semplice scala ascendente con un testo molto impegnativo “Tu lo sai che ti do quel che ho, forse più, ma per te non basta mai…e allora? Cosa fai? Cosa Vuoi? Ma il mondo che tu vuoi non esiste, credi a me” me la ricordo come se fosse ieri e potrei ricantarla in qualsiasi momento.

Questo imminente Natale africano si colora un po’ di nostalgia e la memoria si fa strada per il presente. Quella stessa musica,  composta 45 anni fa, la registrerò mettendola nella playlist da far andare con la funzione Random durante il volo da Istanbul a Dar Es Salaam: chissà se verrà proposta in mezzo agli oltre trecento brani che riempiono la memoria esterna del mio smartphone?

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