4 gennaio 2017

2 gennaio. Prima nota del 2017: fra realismo e speranza

Il 2 gennaio hanno riaperto i Centri della Nyumba Ali: nella sede di Wilolesi, quella in cui siamo noi, e in quella di Ngome molti bambini e bambine sono tornati, altri no.
Alcuni sono dai parenti, altri affrontano più giorni di viaggio per ritornare, altri bisogna recuperarli.


Quattro di loro normalmente abitano insieme alla Dada Suku nelle stanze accanto al nuovo centro di Ngome: hanno situazioni particolari per cui, di fatto, il Centro Diurno  per loro è un vero e proprio centro residenziale (in Italia si chiamano così). Si sa che per loro le vacanze, anche se di una settimana, sono potenzialmente a rischio per le condizioni della casa stessa e per il disinteresse con cui vengono ancora, purtroppo, trattati i disabili.
Peter, uno dei quattro, va recuperato a casa della nonna non troppo lontano da Ngome.
Il 2 gennaio Andrea, Paola e Chiara sono andati a prenderlo ma è stato subito chiaro che non era possibile portarlo in mezzo agli altri bambini: era evidente che stava male, poteva avere qualsiasi cosa. E’ bastata una settimana con la nonna per comprometterne la salute.
Storie come queste sono più frequenti di quello che si immagina: fortunatamente per Peter è andata a finire bene.
Il giorno dopo Andrea ha portato Peter (con la nonna…) all’ospedale del Cuamm di Tosamaganga: qui il bambino ha fatto tutti gli esami e poi è stato visitato da una pediatra italiana che ha confermato la diagnosi di denutrizione. Abbandono, incuria e poco cibo formano ancora una combinazione potenzialmente letale e a volte un’intera giornata per capire di cosa si tratta potrebbe non essere sufficiente.


Questa nota risuona forte, come un lamento nel silenzio della notte africana.
Anche qui dopo il Natale si impone la memoria dei martiri innocenti e rimbalzano le parole di Geremia “Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli”. Erode è ancora in mezzo a noi.


Il segno di speranza di oggi è proprio la foto del Centro di Ngome quando l’abbiamo visitato tutti insieme il 22 dicembre, appena arrivati. Si vedono tanti “Wazungu” (bianchi) - molti di loro sono tornati in Italia il 31 dicembre - ma soprattutto si vedono Peter e i suoi compagni accolti, nutriti ed accuditi  dalla Nyumba Ali sul cui cancello c’è scritto  “HATUA KWA HATUA TUNAWEZI KUBADILISHA DUHIA” (“Passo dopo passo possiamo cambiare il mondo”).
Sarà vero?

2 commenti:

Marceĺlo ha detto...

"questa nota risuona forte.." prima ancora di leggerlo scritto da te, la tua nota mi aveva stretto il cuore...e aiutato a risistemare le varie cose, i tanti pensieri nel loro ordine di importanza. Per scoprire che tantissime cose e pensieri quasi si vergognano di aver avuto una certa importanza nella mia vita. Pensieri e cose fuggite di fronte alla tua nota.

Unknown ha detto...

Copio in toto Marcello. È vero che le nostre vite vanno avanti secondo le categorie che le sono proprie e sarà difficile cambiarle ma la tua nota rappresenta "un passo"! Sempre grazie.