11 gennaio 2017

Due note insieme prima di partire. Le strade delle multe e dei sapori

Il viaggio di ritorno inizia alle 8,30 del 12 gennaio alla stazione delle corriere di Iringa e, se tutto va come da programma, si conclude alle 17,45 del 13 gennaio all'aeroporto di Bologna. Per fare bene i conti serve ricordare che recupereremo anche due ore di differenza tra fuso orario e ora legale: l'effetto di ciò è che partiremo da Istanbul alle 17 arrivando a Bologna alle 17,45.
Avrò tempo per riflettere e prepararmi allo sbalzo di temperatura da +25 a -1.

Ho un argomento lasciato in sospeso: lo sciolgo subito.
Le multe. Nel viaggio a Dar tra Natale e Capodanno siamo stati fermati in totale 6 volte. Tre volte non c'era un vero motivo e, verificato che in macchina non viaggiavano solo dei bianchi e che tutto sommato non stavamo facendo nulla, ci hanno lasciato andare. Le altre tre volte, invece, il motivo c'era ed era anche documentato. Nella foto che ho pubblicato la poliziotta aveva visto che, per schivare un camion che aveva frenato bruscamente, abbiamo superato la linea continua: c'è poco da discutere e Andrea sta andando al chiosco dei gelati a pagare.
Le altre infrazioni riguardano i limiti di velocità. Lungo la strada appaiono all'improvviso divieti di superare i 50 all'ora e subito dopo poliziotti col velox portatile che scattano la foto e la trasmettono a quelli appostati più avanti che provvedono a fermarti. In quel caso l'unica cosa da fare è verificare se la foto permette di individuare chiaramente la macchina (a volte usano foto fatte male per multare auto a caso) e poi apprestarsi alla trattativa. Infatti, l'ho già detto, le multe, anche se non si discutono, si possono trattare. Ogni multa vale 30.000 scellini (circa 15 euro) e comporta la lunga stesura di un verbale - ricevuta che non sempre è gradito a chi ha fretta: ecco che in automatico scatta la proposta di pagare solo 10.000 scellini che, senza ricevuta, vanno ovviamente spartiti fra i poliziotti stessi.
In linea col codice etico della Nyumba Ali e con le risoluzioni dell'ONU  noi paghiamo la multa intera e, pole pole, aspettiamo il verbale.

Un altro tema su cui riflettere: CIBO INATTESO.
In questi giorni ho potuto gustare dei cibi che non avevo mai assaggiato, per di più in locali tipici. Chapati e chai (tè) a colazione, serviti nei meandri accanto al mercato coperto seduti su una panca mentre le "piade" vengono tirate e cotte sul momento. Attorno qualcuno pulisce pesce o verdure o prepara il fuoco per il pranzo che sarà presto disponibile. Odori, sapori, suoni...
Al Kitimoto (letteralmente "sedia che scotta") scegli uno degli infiniti baracchini tutti uguali sullo stesso spiazzo sterrato.  Ti siedi e ordini carne di maiale a peso che viene tagliata da un mezzo suino appeso alla porta e poi cotto passando da una griglia ad una padella. L'animale "appeso venduto a peso" è servito a piccoli pezzi che si mangiano con le mani insieme a patatine, verdure e accompagnato con una birra locale fresca...pole pole va giù che è un piacere. Entrambi questi posti da noi non potrebbero aprire per questioni igienico-sanitarie, nemmeno in una sagra di quartiere: siamo sicuri di essere noi quelli evoluti?
In altri posti invece del maiale viene proposta la capra oppure l'immancabile pollo, sempre con riso o patate.
Lungo le strade puoi fermarti a prendere un paio di "sambusa" (triangoli di pastella fritta ripieni di carne o di verdura) da completare con un "mandasi" (dolce fritto).
Sull'Oceano il "King Fish" la fa da padrone, da noi non credo che esista: brutto e buono come deve essere un pesce. Nella mia memoria gustativa rimane anche il polipo catturato e cotto sull'isola deserta di fronte a Kipepeo prima di risalire sul catamarano che ci riportava sulla terraferma.
Infine la pizza che Concetta (viene da Avellino) propone a "Mama Iringa" ha rappresentato una piacevole parentesi nella ricerca dei sapori di questa terra.
Confesso, spesso abbiamo mangiato lo stesso menù dei bambini del Centro ma non ci siamo fatti mancare incursioni nei locali insieme alla gente del posto.
Ora tornerò in Italia e non potrò più fare una cena completa con l'equivalente di 5 euro: ma soprattutto mi mancherà il maiale appeso alla porta.

6 commenti:

toto ha detto...

buon rientro e... grazie! ciao

Marceĺlo ha detto...

Sono le 22.50 e mi è venuta voglia di mangiare costine di maiale 🐷

Unknown ha detto...

Gran bel racconto di nuovo! Buon viaggio! Ciao ciao a presto

Cristiana ha detto...

Descrivi così realisticamente le situazioni che....mi sembra di essere lì....Il cibo, non è solo 'cibo'....è l'espressione più esplicita (secondo me)di un popolo. Mangiare non è solo una necessità primaria come attesta Maslow, ma è molto di più.Non dico niente di nuovo sottolinendo che il cibo acquista un valore che và oltre, se curato e preparato con amore, nonchè consumato in un clima conviviale e possibilmente sereno, quindi non esclusivamente finalizzato ad esaudire esigenze nutritive. Il maiale attaccato alla porta non è molto lontano dal nostro maiale quando viene appeso per essere ripulito internamente, dopo essere stato 'depilato' nella 'PLADURA', oppure in altre culture (rumeni docet) appeso per 'depilarlo' con lanciafiamme (al fugon...x i ferraresi).Pranzi a 5 euro, forse ne troverai....kebab, piadine...ecc, ecc...ma per quanto buoni non avranno mai QUEL sapore...
Attendiamo immagini, tante!!!!! Grazie.

Unknown ha detto...

Buon viaggio Patrizio e Irene!

Marceĺlo ha detto...

Vi inviteremo a cena a casa nostra per 4 euro...non garantisco per il maiale appeso alla porta.