9 gennaio 2017

Nota esperienziale: se i guardiani rubano...

Che fare se i guardiani rubano? E cosa serve per fidarsi davvero delle persone? La domanda parte da qua, dopo l’ultimo furto subito in attesa di verificare cosa della refurtiva potrà eventualmente essere recuperato (due PC, due hard disk esterni, una macchina fotografica, qualche soldo fra euro e scellini e la famosa saponetta del WiFi) ma inevitabilmente va oltre gli ampi confini della Tanzania. La compagnia di vigilanza dovrà rimborsare la vittima del furto (cioè noi e la Nyumba Ali) e la polizia dovrà dirci come procedono le indagini e se i due indagati, già a loro disposizione presso la “centrale”, hanno confessato dando anche qualche dritta sul destino della refurtiva.
Quando ieri è entrato nel nostro cortile il camion pieno di ragazzi giovani che hanno perquisito tutta la zona dentro e fuori la casa, non credevo fosse davvero la polizia: erano tutti molto dinamici e senza divisa, in palese contrasto con l’idea che venisse il classico agente in divisa bianca col fisico del sergente Garcia di Zorro. Hanno poi caricato i sospetti sul camion e più tardi hanno ascoltato tutti (compreso Andrea come parte lesa) rassicurando che i loro informatori li avrebbero aggiornati se la merce rubata appariva sul mercato clandestino. Ora abbiamo un numero di fascicolo e potremo chiedere costanti aggiornamenti sul caso.
Sembra quasi di essere in una serie TV con le squadre speciali che indagano (anche qui hanno il database Cyber Crime e se la saponetta verrà accesa la potranno individuare) ma la realtà riporta alla domanda iniziale.
Tolte le considerazioni sulle difficoltà economiche dell’autore e della complice (i due custodi nel cambio fra notturno e diurno attorno alle 7) la questione offre spunti più generali. Perché il custode non dovrebbe rubare in una realtà in cui anche funzionari, politici, poliziotti, gente delle varie chiese se ne approfittano per mettersi in tasca qualcosa? E questo succede solo in Tanzania? (Domanda retorica, come sicuramente avranno colto i miei attenti lettori). In un mondo globale governato da affaristi e miliardari siamo sicuri che il furto sia ancora un reato?
Io dico di si, poi rifletto sul fatto che i nostri custodi subiscono i metodi convincenti della polizia locale, mentre altri riescono a comprare anche la presentabilita nei salotti che contano.
È proprio dal lavoro per la giustizia che bisogna sempre ripartire, ad ogni lato dell’equatore: sento per me la sfida a non generalizzare e non sfuggire dalla realtà costruendo rapporti autentici che investano nella fiducia.
Prendo un foglio e lo divido in due colonne: da una parte elenco tutte le volte che la fiducia è stata tradita e dall’altra quelle in cui ha prodotto un cambiamento positivo… faccio i conti e vedo che la seconda lista è più lunga, di poco, della prima: ce la possiamo fare.
Oggi la foto è proprio una dimostrazione concreta di fiducia: il muro dei nomi della Nyumba Ali. Tutti coloro che hanno offerto qualcosa per sostenere la Nyumba Ali hanno il nome sul muro: proprio oggi abbiamo aggiunto quelli che hanno affidato il loro contributo direttamente a me. Si fidano e sperano che i loro soldi raggiungano i bambini che ne hanno bisogno. L’elenco è lungo e testimonia un sistema di fiducia che funziona… Che dire?

1 commento:

Mama twiga ha detto...

Anche se non ho mai compilato alcun elenco credo che la fiducia sia alla base di ogni rapporto tra gli umani, ho imparato anche che la fiducia deve essere un po' scaltra, non tanto, solo un po'. Aggiungo alle tue riflessioni una considerazione che ho fatto volte: Gesù è stato venduto da un apostolo e Cesare è stato pugnalato dal figlio adottivo.
Tirem innanz