Tornano i ritmi normali e devo rispettare l’impegno coi miei lettori che hanno aspettato che il blog “chiuso per ferie” riaprisse. “Pole pole” (piano piano…) sono qua ed ho in testa questa frase di una canzone di Mogol cantata da Gianni Morandi “se chiudi gli occhi forse ci senti anche da lì” .
Sono sicuro che qualcuno, chiudendo gli occhi, ha già sentito qualcosa dei giorni dal 27 al 31 dicembre 2016: per questo mi sento libero di scrivere senza seguire il calendario che, di fatto, coincide con un periodo di viaggio-vacanza.
“We are on the road to nowhere”
Viaggiare qui è sempre un momento speciale: le distanze si accorciano o allungano a seconda della tipologia di strada (asfaltata o sterrata), dei limiti di velocità, dei dossi-dissuasori che appaiono a tradimento (e dissuadono davvero...), dei poliziotti che spuntano dal nulla e ti fermano quasi sistematicamente. Se aggiungi l'incognita dell'attraversamento di Dar Es Salaam il viaggio può assumere contorni talmente indefiniti da sembrare imperscrutabili.
Inoltre qui si guida all’inglese e si sta sulla sinistra, ma succede che, ad esempio, sui viali a due corsie che avvicinano al centro di Dar, si faccia il contrario: dato che tutti stanno sulla corsia di sorpasso, che si trova a destra, per sorpassare devi andare a sinistra esattamente come da noi.
Ai 509 chilometri della prima tappa da Iringa a Bagamoyo, si sono aggiunti i 103 km da Bagamoyo a Kipepeo Beach (durata 3 ore con attraversamento serale di Dar) e infine i 532 per ritornare a Iringa (nel traffico mattutino di Dar). Potete controllare su Google Maps: la somma dei chilometri tradotta in tempo di percorrenza previsto diventa di circa 21 ore (in condizioni normali).
Se però la polizia ti ferma per 6 volte devi aggiungere almeno altri 60 minuti: anche se lo fa senza motivo, il tempo se ne va nel guardare in faccia tutti i passeggeri, verificando anche la disabilità di Mage e Viky che in alcuni casi funge (anche se non sempre) da lasciapassare. A tutto questo si sommano i rallentamenti per passare (per lavori in corso) da strade asfaltate a strade sterrate. Il risultato evidente è che un giorno intero dei cinque di viaggio se ne è andato “on the road”.
Per fortuna eravamo una bella comitiva col pullmino della Nyumba Ali: l’allegria non mancava e, soprattutto, Andrea alla guida è stato davvero incredibile riuscendo a districarsi in ogni situazione; compreso il caos della più grande città della Tanzania dove pedoni, moto, pullman, Dala Dala e Bajaji spuntano all’improvviso da tutte le parti.
Per fortuna alla fine di ogni strada abbiamo sempre trovato qualcosa che ci ha pienamente soddisfatto (contraddicendo il titolo di questo paragrafo).
Attraversare per due volte in pochi giorni Dar Es Salaam, pur nella innegabile confusione di cui ho già parlato, mi ha fatto cogliere segnali di una evidente fase di crescita testimoniata dalla vista di autobus pubblici numerati (e pieni) che girano in corsie riservate lasciate libere dagli altri mezzi (cosa che, ad esempio a Roma, non ho visto spesso), dalla grande mole di edifici in costruzione anche con stile innovativo a disegnare una linea architettonica della città proiettata verso ambizioni importanti. A quattro anni dall’ultimo mio passaggio qui, ho avuto l’impressione che anche la grande città abbia la voglia di darsi quelle regole di convivenza che, forse, nei villaggi ancora rimangono a salvaguardare la dimensione collettiva: una dimensione che, a mio avviso, è dimostrata dalle file di persone lungo le strade che vendono gli stessi identici frutti e ortaggi uno accanto all’altro.
In più lo sviluppo della Tanzania passa anche attraverso la creazione di innumerevoli posti di lavoro veramente utili: ogni 10 - 12 chilometri sulle strade principali si trovano fissi almeno tre poliziotti pronti a fermare chiunque: guadagnano il loro stipendio con qualche “extra” (ci provano spesso a intascare le multe proponendo lo sconto senza verbale) e arricchiscono le casse dell’amministrazione pubblica quando comminano una contravvenzione vera e propria. La foto di oggi è proprio quella di Andrea che contratta con la polizia stradale al loro punto di verbalizzazione (sponsorizzato da una ditta di gelati, un vero e proprio “baracchino”).
Come andrà a finire? Lo saprete se avrete la pazienza di seguire queste note fino alla fine (prevista il 13 gennaio).
3 commenti:
Sembra un pezzo dell'Istituto Luce. Se non fosse che parla di amici e non fa propaganda di regime. Letto d'un fiato.
ciao Patrizio, buon 2017, e complimenti per queste tue cronache, sempre interessanti (e anche x la foto della pentola con la salama che cuoceva, mi hai fatto spanzare dal ridere):-)
Sono la tua affezionata x lettrice ..... sei un mito!
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