7 gennaio 2017

Nota tematica senza data: "per la natura"

Il tempo non è infinito, come il WiFi che va e viene, appare e scompare. Il WiFi qui si presenta sotto la forma di un piccolo modem chiamato “saponetta” , prodotto da un gestore vietnamita che sta soppiantando la multinazionale Vodacom. Se non va si può vivere anche senza? Senza internet farsi vivi sui social diventa un lusso non garantito; ma credo che molti dei miei 12*X lettori (ci sono delle “note e noticine” che hanno superato le 300 visualizzazioni) avranno imparato ad essere un po' pazienti. 
Vado, allora, con note complessive sganciate dal calendario che si fa stringente in questo 2017 che si è presentato dinamico e stimolante.


NATURA.
Fra i miei nuovi lettori c’è un chitarrista - autore - produttore (ha partecipato anche al Festival di Sanremo, non so se rendo l’idea…) che ho incontrato quando era un ragazzino rompiballe ad un campo scuola ACR. Suonava un noioso flauto dolce e non stava mai attento alle riunioni. Dovevamo fare un cartellone sui temi che avevamo raccolto con alcune interviste alla gente del paese di montagna che ci ospitava e non ce la facevamo a lavorarci tutti insieme. Da qui l’idea che venne al brillante educatore creativo (ovviamente io!): fare un gruppo coi ragazzi più agitati e invece di un cartellone provare a scrivere e suonare una canzone. Nacque così “Per la natura”, una canzone a cui sono particolarmente affezionato. Contemporaneamente, il nostro rompiballe si rese conto di cosa vuol dire la musica e iniziò a diventare quello che è oggi (o no?).
Non avevo in mente lui mentre visitavo il Parco di Ruaha per la terza volta, ma nella mia testa risuonava “in quel momento non pensavamo che la natura è un dono…” Avevo visto il Parco sempre nella stagione secca e andarci in questo periodo in cui le piogge hanno acceso il verde è stata una meraviglia per occhi e cuore. Non cedo alla mania delle classifiche e so che la mia pelle è intessuta con la terra della pianura padana che ha ricamato in me distese di mais, filari di alberi da frutta, inverni nascosti nella nebbia di città, estati di barbabietole sotto il sole fra il presuntuoso Po e l’umile Adriatico.
Ho questo nel sangue e proprio grazie a questo posso apprezzare (in aggiunta, non in sostituzione) le rare pozze d’acqua dove sonnecchiano gli ippopotami, gli infiniti cespugli verdi sotto cui cercare il leone che riposa dopo essersi divorato una giraffa di cui rimangono solo zampe e collo per iene ed avvoltoi, le sterminate foreste con alberi rinsecchiti ed abbattuti dagli elefanti che spaccano la corteccia alla ricerca dell’acqua. Un giro fortunato che mi ha regalato emozioni inattese come la lotta fra i maschi per la supremazia nel branco di mpala, il volo di un’aquila vicinissima a noi, un bufalo appena ucciso su cui una leonessa sembrava (a non più di tre metri) preparare i “tagli” per la spartizione collettiva.
Un vero dono, nemmeno inaccessibile: l’ingresso al Parco costa come un qualsiasi parco tematico in Italia e il trasporto compreso di guida per tutta la giornata meno di uno ski-pass.
Al ritorno ne parlavamo fra di noi apprezzando che il mito del “safari” esaltato da Hemingway non fosse più un atto cruento riservato a un’élite di ricconi ma diventasse un momento di contatto con una natura ricca e diversa dal solito anche per gente media come eravamo noi (a parte me tutti giovani o studenti o precari.)
All’ingresso la tariffa è diversificata e gli stranieri pagano il doppio dei locali mentre Mage, disabile tanzaniana, è entrata praticamente gratis e durante tutto il giorno è stata coccolata dalla guida che, quando si poteva scendere, la voleva prendere in braccio lui. Come interpretare questi segnali? 

Anche nel caso della disabilità possiamo dire che la natura è un dono che noi possiamo imparare ad accogliere?

1 commento:

Unknown ha detto...

Non ti fai mancare nulla Patrizio! ...Non manchi di nulla...!!!