12 gennaio 2017

Nota in attesa dell'aereo: suoni e sottofondi

A Dar ci ha accolto una spettacolare luna piena dopo 10 ore di corriera: in attesa dell'imbarco alle 3 di mattina mi guardo indietro e pubblico grazie al WiFi del CEFA.
SUONI.
Alla mattina è normale essere svegliati  dai vari galli che si sentono da più parti e sembrano quasi passarsi dei messaggi o voler competere con Viky che (memore della sua prima vita in cui stava in un cortile insieme agli animali) inizia a lanciare segnali di vita col suo inconfondibile richiamo con cui sembra voglia trapanare il mondo.
In lontananza alcuni cani continuano ad abbaiare fra di loro prolungando la conversazione che li ha tenuti impegnati per gran parte della notte. Anche questi suoni mi fanno riflettere e ricordare che esistono ancora posti al mondo dove i cani vagano liberi o stanno nei cortili e non dormono nelle case e spesso nei letti dei loro  coinquilini umani.
Prima che la luce faccia capolino dietro il mango tra la palestra e il gazebo, un uccello riempie il cortile della Nyumba Ali col suo canto. Ho provato a registrarlo e qualcosa si sente: vedrò cosa riesco a farne. 
Non ricordavo il suo canto: è probabile che questi giorni che preludono alla stagione delle piogge siano quelli in cui è più attivo. Il suo sibilo modulato mi ricorda a grandi linee "La Cucaracha" e così lo chiamo mentre, come un adulto che ha perso la propria immagine sociale, scambio fischi con lui.


Appare Mage col suo sorriso sempre acceso e mi chiama "Kaka Patrizio!" come se fosse la prima volta che mi vede: io, in un rituale consolidato, le rispondo con voce bassa "Apana!" scatenando la sua risata che si conclude col racconto in Swahili a chi le sta vicino, qualcosa tipo "hai sentito che Kaka Patrizio mi ha detto no.." imita la mia voce e continua a ridere e ridiamo insieme.

Da quando le scuole hanno riaperto sulla collina di Wilolesi rimbalza un vociare continuo di bambini. Si direbbe che la scuola sia organizzata in una sorta di ricreazione permanente e anche passando di fianco alle scuole si vedono sempre un sacco di bambini fuori dalle aule a giocare e parlare. 

Non voglio giudicare in base a sensazioni superficiali: un'analisi attenta del sistema scolastico tanzaniano richiede approfondimenti, dati e competenze che non mi appartengono; magari un'altra volta che torno qua provo a capire meglio.
Quello che mi interessa ora è il tappeto sonoro delle voci dei bambini. 
Non farò la scontata riflessione negativa sul fatto che anche questo è un suono ormai raro dalle nostre parti; segnalo, invece, che lo stesso suono si sente da casa mia proveniente dai Parchi Peter Pan e Andrea Bui. Ho la fortuna di vivere in un quartiere dove i bambini, di diverse etnie e colori, ci sono ancora e si fanno sentire. Non so per quanto durerà: adesso lo vedo come un'ulteriore conferma che la casa della mia famiglia ha tanti indirizzi e i principali sono Viale Krasnodar Ferrara e Wilolesi Street Iringa.
I bambini, poi sanno sorridere come nessun'altro: anche quelli, disabili, della Nyumba Ali. Ecco la prova nella foto di oggi.


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