Da lì viene la frase "Corri tranquillo nei prati
del cielo, incontro alla tua Stamura nella pace del Signore."
Poi c'è stata la scelta dell'annuncio vero e proprio. L'impiegato di turno propone alcune formule già pronte: le più usate sono "E' venuto a mancare" o "Piangono la scomparsa"... mancare? scomparsa? Il nostro Carlino è presente ora come sempre. Abbiamo preferito scrivere "E' morto serenamente": la morte è parte della vita (anzi, alcuni sostengono che sia l'unica realtà certa della vita), un dato naturale il cui significato appartiene alla sfera più intima di ciascuno.
Poi c'è stata la scelta dell'annuncio vero e proprio. L'impiegato di turno propone alcune formule già pronte: le più usate sono "E' venuto a mancare" o "Piangono la scomparsa"... mancare? scomparsa? Il nostro Carlino è presente ora come sempre. Abbiamo preferito scrivere "E' morto serenamente": la morte è parte della vita (anzi, alcuni sostengono che sia l'unica realtà certa della vita), un dato naturale il cui significato appartiene alla sfera più intima di ciascuno.
Ognuno di noi si è preparato al funerale a modo suo e, alla fine, sia io sia mia sorella abbiamo sentito il bisogno di
scrivere un pensiero per nostro padre.
La mattina del l'11 giugno (il giorno del funerale) ce li
siamo scambiati e abbiamo raggiunto la certezza che nessuno di noi sarebbe
stato capace di leggerli a voce alta.
Ci è stato chiesto di mettere a disposizione i testi: ecco quello di Bruna (alias "Tecla") letto in chiesa da Irene ed Elena.
Ci è stato chiesto di mettere a disposizione i testi: ecco quello di Bruna (alias "Tecla") letto in chiesa da Irene ed Elena.
"Eri
un bambino vivace, marinavi la scuola, facevi Tarzan tra gli ippocastani, eri
un tiratore scelto di fionda: la nonna diceva che eri un
birichino che teneva allegra tutta la famiglia.
Ci
ha pensato la guerra a farti diventare adulto, sei stato mandato a “rompere
le reni alla Grecia”: avevi 19 anni e non ti era nemmeno
spuntata la barba.
Sei
stato krieggefangen (prigioniero di guerra), parola che non hai mai
dimenticato.
Sei
scappato dal campo di prigionia di Monaco, hai attraversato il Brennero e,
sempre a piedi, sei arrivato in Italia, il giorno dopo la fine della guerra.
Qualcuno
ti aveva dato dei vestiti per nascondere la divisa da prigioniero e quei
vestiti, neri, per poco non ti avevano fatto linciare; ma avevi gli occhi buoni
e, sotto i vestiti neri, la divisa da prigioniero e la ferocia vendicatrice si
è trasformata in doni e abbracci.
Ritrovata
tutta la tua famiglia, le tue gambe non hanno voluto più camminare e
sei rimasto a letto per quattro mesi, paralizzato.
Le
tue gambe hanno, poi, deciso di riprendere il proprio lavoro e da allora le ha
fermate solo la Morte.
Ci
sono stati la povertà del dopoguerra, il matrimonio, la paternità, i due
lavori da fotografo: lavoravi tanto e dicevi alla nonna che andavi
al bar a giocare a biliardo.
Nel
Natale del 1954 ti aggiravi in piazza Travaglio alla ricerca di un albero da
addobbare con le candeline vere, le palle di vetro e i fili d’angelo argentati,
ma i soldi non bastavano per comprare l’albero più economico del mercato.
Hai
aspettato che i venditori se ne andassero, hai raccolto da terra i rami caduti
e sei corso in bicicletta a casa.
Hai
preso un manico di scopa e, con un trivellino a mano, hai piantato nel bastone
tutti i rami raccolti per terra.
Hai
lavorato tutta la notte e la mattina hai guardato, felice, gli occhi pieni di
gioia e di stupore di tua figlia di fronte all’albero più bello che avesse mai
visto.
Sei
stato un papà buono, capace di fare qualunque cosa per vedere gli occhi felici
dei tuoi figli.
La
tua Tecla, che tutti gli altri chiamano Bruna."
Il testo si può trovare anche qui Eri un bambino vivace
La foto di oggi: Carlo e Viki, nonno e nipote, 5 anni fa
1 commento:
Vorrei tanto saper costruire anche io un albero di natale così. Anzi no, vorrei saper educare i miei figli a vedere la bellezza in un albero così.
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