27 giugno 2025

#passa_Parola n.41


La Voce di Ferrara-Comacchio va in vacanza fino al 5 settembre: di conseguenza anche la rubrica #passa_Parola si ferma, per un po', al n. 41. 
L’ultima domenica di giugno coincide con la festa di San Pietro e Paolo: è il pretesto per scrivere una lettera a San Pietro. 
Fra le varie cose che me lo fanno sentire vicino ci sono i tanti errori di prospettiva uniti alla capacità di entusiasmarsi: un santo molto umano e attuale.

Di seguito il testo integrale.

Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Caro Simone detto Pietro, anzi San Pietro, ti scrivo in occasione della tua festa che si celebra domenica 29 giugno 2025. Sei un santo importante, fondamentale: il leader degli apostoli, la pietra su cui è costituita la Chiesa (e di conseguenza il primo Papa, l’unico con una suocera guarita direttamente da Gesù).

Di te mi affascina l'umanità con cui sei stato accanto a Gesù, seguendolo sinceramente anche quando ti ha rimproverato con durezza, ti ha messo in guardia dal rischio di tradimento, ti ha chiesto per tre volte una conferma esplicita di amore. Assomigli a tanti, come me, che si impegnano sperando di essere nel giusto ma ogni tanto si perdono perché non vedono oltre il proprio naso.

Leggendo la tua dichiarazione al termine della prima lettura di questa settimana ti ho sentito ancora più vicino. Tu che hai condiviso gli anni più importanti della vita terrena di Gesù ti stupisci di essere stato liberato dal carcere attraverso l'intervento diretto di un angelo? Ti sei già dimenticato dei miracoli di Gesù, della trasfigurazione a cui hai assistito in prima persona, dei momenti passati insieme a Lui risorto dopo averlo visto morto in croce?

E ancora una volta il dubbio si trasforma in conforto per ciascuno di noi: la conoscenza di Gesù è fonte continua di novità e di stupore, per Pietro e per chi prova a vivere con passione ed entusiasmo.
Grazie!


21 giugno 2025

#passa_Parola n.40

Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti.
Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto?
Spunti di riflessione in 1500 caratteri proposte sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio da un "diversamente giovane" che pensa di essere ancora in ricerca.

                           Questo il testo integrale.

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso:...” 

Ho lasciato i due punti al termine della frase di San Paolo. Lui prosegue descrivendo Gesù che, nell'ultima cena, istituisce l'Eucaristia: per me mantenere un po’ di sospensione è un invito a riflettere su cosa davvero vorrei trasmettere agli altri.

Immagino Paolo concentrato a scegliere con attenzione le parole da scrivere ai Corinzi: con quale coraggio racconta un momento a cui non ha assistito? Come osa farlo quando gli Apostoli (che erano, appunto, “apposta lì sul posto") sono ancora in circolazione?

Il mio amico originario di Tarso sa di condividere il destino di tutti i credenti dopo di lui: ricevere dal Signore un dono che appassiona e dà senso alla vita e provare il desiderio di trasmetterlo ad altri. Nei suoi giri per il mondo si è già accorto che attraverso il ragionamento e lo scambio dialettico al massimo ottiene consensi formali per un proselitismo che non è la proposta di Gesù.

Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti. Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto? La risposta di Paolo è quella di non mettere in primo piano se stessi ma fare riferimento diretto alla vita di Gesù. Sappiamo che le parole di Gesù sono sempre accompagnate da gesti, atteggiamenti, sguardi e comportamenti che le mettono in pratica, fino al sacrificio della vita stessa per donare la resurrezione.

Trasmettere la vita, non solo il racconto: la ricerca continua.

 

14 giugno 2025

#passa_Parola n.39

Sapienza ha la stessa radice di "sapore": è presente da prima della creazione, ci insegna come giocare e assaporare la bellezza della vita.
Una scoperta continua accompagna il percorso di #passa_Parola sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio

Per chi vuole leggere ecco il testo integrale.

Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,

prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra… (...) giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo»

Nella prima lettura della festa della Trinità la sapienza parla di sé: con semplici frasi molto efficaci cerca di avvicinarci ai misteri inspiegabili mettendo in moto sensibilità e creatività che fanno vibrare le corde che ci attraversano tra cuore e cervello. La sapienza è come una lente di ingrandimento sul senso della Trinità.

Sapienza ha la stessa radice di sapore: San Luigi Maria Grignion de Montfort (un santo che mi è venuta voglia di conoscere meglio) afferma che “la Sapienza è la sapida scienza, cioè la scienza saporosa, che dà sapore. L’Emmanuele che viene è il buon sapore di Dio. Rende saporiti tutti i nostri gesti e anche noi siamo chiamati a far assaggiare alle persone che ci sono accanto il buon gusto di Dio.”

Quindi la sapienza che gioca prima della creazione è un preludio ed una sintesi dei sapori, gli odori, i sentimenti e i ragionamenti che rendono la vita un canto di lode a Dio creatore, salvatore, presenza infinita.

In questa visione, che mi stimola molto, la sapienza-sapore della Trinità, è attorno e dentro ciascuno di noi: la possiamo incontrare ed assaporare se condividiamo la sua stessa passione per la vita senza pretendere di farlo da soli.

 

12 giugno 2025

...maial la Spal...

Domenica 8 giugno era la data ultima per inviare gli articoli da pubblicare sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio : mi era stato chiesto di dare un contributo per la pagina interamente dedicata alle tristi vicende della Spal e questo è quello che ho scritto secondo quello che so, che penso e che spero.
E' leggermente più lungo di quelli di #passa_Parola, si legge  comunque in meno di  100 secondi.

Ecco il testo più leggibile rispetto alla foto (bellissimo il titolo scelto dalla Redazione)

28 maggio 1967 ultima giornata di Serie A: avevo 9 anni e mio padre mi ha portato “alla Spal” dove si giocava Spal Venezia. Mio padre pagava l’abbonamento a rate attraverso il CRAL della Montecatini: non aveva grandi svaghi ma la schedina ogni settimana e l’abbonamento alla Spal non potevano mancare. Lui era in piedi sulla gradinata, zona centrale, e io attaccato alla rete di recinzione come tanti altri bambini. Ricordo una bella vittoria 3 a 2 con Fabio Capello che fece due passaggi smarcanti (non si chiamavano ancora “assist”) per i primi due gol della Spal ed uno stop di petto e tiro al volo per la terza rete..

17 maggio 2025: ho il biglietto con la riduzione per gli Over 65: insieme ad uno dei miei figli e al compagno di una mia figlia sono seduto nella stessa gradinata.

Lo stadio rinnovato è un gioiello che nobilita ed esalta la storia della Spal già col nome di Paolo Mazza. Il colpo d’occhio con quasi 11.000 tifosi è fantastico: l’atmosfera è carica di tensione per lo spareggio col Milan Futuro per rimanere in Serie C. Ferrara c’è, la meravigliosa Curva Ovest trascina instancabile, come sempre. Tutto finisce per il meglio: la doppietta di Molina e il meritatissimo tributo ad Antenucci addolciscono la conclusione di un campionato tribolatissimo.

Nelle stagioni della mia vita la Spal è sempre stata una certezza da seguire, fra alti e bassi, nelle diverse realtà che la vita mi ha proposto: ad esempio “Maial la Spal” è stata la prima frase che ho insegnato la mio amico Adam, direttore dei centri per disabili della Nyumba Ali in Tanzania.

Ora la Spal è in agonia a causa di una gestione scellerata: quando scrivo non si è ancora capito il livello del burrone nel quale è destinata a precipitare. È certo, però, che gli ultimi quattro anni dimostrano che senza passione, professionalità e rispetto per Ferrara e i ferraresi, le promesse e i soldi producono solo macerie.

Quelle macerie, ora, andrebbero raccolte portando ognuno il suo mattone per ricostruire la Spal che conosciamo ed amiamo. Per rispetto alla storia e al futuro di ognuno di noi e dei nostri figli (o nipoti) credo si possa pensare ad una forma di azionariato popolare perchè la Spal sia davvero una proprietà di tutta la città.


 

5 giugno 2025

#passa_Parola n. 38


Dopo il Concilio Vaticano II la "Sequenza", che si proclama in alcune feste fra la seconda lettura ed il Vangelo, è stata resa facoltativa, tranne a Pasqua e Pentecoste.

Di solito mi arriva come una sorpresa e, come tanti, non so se rimanere seduto o alzarmi in piedi, se devo ascoltare o leggere il testo, se sarà in italiano o in latino: per fortuna chi la proclama riesce sempre a coinvolgermi con istruzioni chiare.

Quest'anno sarò pronto: grazie all'impegno settimanale di #passa_Parola per La Voce di Ferrara-Comacchio ho potuto ri-scoprire in anticipo la bellezza del "Veni Creator".

Per chi vuole leggere il mio contributo lo trova qui di seguito.

Consolátor óptime, dulcis hospes ánimae, dulce refrigérium. (Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.)”

Quest'anno a Pentecoste sarò pronto alla proclamazione della Sequenza, curioso di sapere se sarà recitata o cantata, in italiano o in latino. Ho scommesso con me stesso e aspetto di vedere se ci ho preso.

Ho fatto qualche ricerca scoprendo che la Sequenza è un'antica forma di coinvolgimento del popolo nelle feste solenni: la musica e il ritmo della rima favorivano la partecipazione al mistero eucaristico. Anche per questo non mi farò cogliere di sorpresa, aspettando soprattutto la frase che ho scelto per questa settimana.

Mi fa effetto pensare che da più di mille anni si proclama che lo Spirito Santo è (fra le infinite definizioni) Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo: non mi era mai risultato così evidente, segno che è proprio oggi che ne ho bisogno.

Quasi preferisco questa descrizione alla sequenza dei sette doni che si impara al catechismo.

Lo Spirito che consola, è ospite dell'anima e dona sollievo arricchisce di una dimensione materna la terza persona della Trinità: mi aiuta ad alimentare la mia fragile fede che ha bisogno di radicarsi nella profondità dell'abbandono più che nella frenesia dell'azione. La dolcezza e il refrigerio dello Spirito, che accetta di essere ospite della mia anima, indicano lo stile con cui vorrei provare ad affrontare questa stagione della vita in cui mi sento chiamato a muovermi più in profondità che in velocità.