27 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.55


 Nel "Foglietto in tasca" della festa di "Cristo Re" (il Capodanno dei cattolici), confesso la mia difficoltà all'idea di seguire un re: preferisco, come descritto nel Salmo, seguire un pastore. 
Se proprio devo scegliere un Re utilizzo quello del pentagramma: ma questa è un'altra storia.
Il testo è disponibile qui di seguito, di colore azzurro come le acque tranquille a cui sono condotto.

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare. Ad acque tranquille mi conduce.”

Nella domenica di “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo” il salmo 22 presenta il Signore come un pastore: è un’immagine che preferisco a quella del re.

Me l’hanno già spiegato che la regalità di cui si parla non è quella dei monarchi che si studiano a scuola ma, per me, il re rimane quello che comanda di testa sua e ogni tanto dichiara una guerra per i propri interessi (mandando i sudditi - che non ci guadagnano nulla - a morire per lui).

Il pastore, invece, mi accompagna sui pascoli erbosi e verso le acque tranquille: mi fa mangiare, dissetare e riposare. Protegge me e gli altri come me: siamo una comunità di cui si prende cura con amore.

E mentre sono rilassato sul prato mi viene in mente che il Re è anche una nota musicale: la musica sarà con noi nel prato e nella casa del Signore dove abiteremo per lunghi giorni.

Re è l’accordo con cui ho scritto la mia prima canzone con la chitarra: è stato ormai più di 50 anni fa e da allora, tra alti e bassi, non ho mai smesso. Questa settimana sono andato al concerto dei Manhattan Transfer, un gruppo vocale che mi piace particolarmente e che si trova in Italia per il concerto di addio dopo 50 anni di carriera. Anche questa esperienza è stata un regalo (quindi molto simile a “regale”): una comunità di musicisti che stanno bene insieme (e fanno stare bene) senza rinunciare alla propria identità e valorizzando i talenti di ciascuno. Davvero “non manco di nulla”.


20 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.54


Conforta sentirsi dire che siamo "figli della luce": confermo di incontrare tante "lampade accese" che illuminano nuovi pezzi di strada. Questi lampioni viventi spesso non sono nemmeno credenti o frequentatori della Chiesa.  
Sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio parlo di questo e accenno all'esperienza nella mensa di Viale K e del corso di chitarra in carcere: forse la luce viene nuova da chi ha toccato con mano la durezza delle tenebre. Si può leggere qui di seguito.

Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. ”

Siamo ormai alla fine dell’anno liturgico: in vista del racconto dei tempi bui che precedono la glorificazione definitiva di Gesù, San Paolo lancia ai Tessalonicesi (ed a noi) segnali di conforto.

Ci dice chiaro che possiamo guardare con fiducia a quello che succede. Non è cosa da poco, anzi: è esattamente quello di cui ho bisogno in questo periodo.

Se vogliamo usarli, abbiamo tutti gli strumenti per leggere in profondità i segni della nostra vita: non siamo nelle tenebre ma siamo figli della luce e del giorno.
Ricerco negli altri questa luminosità e mi accorgo che conosco tante “lampade accese” che, quando le incontro, illuminano nuovi pezzi di strada. Questi lampioni viventi spesso non sono nemmeno credenti o frequentatori della Chiesa e questo conferma ciò che Gesù per primo ha segnalato: non basta l’iscrizione al club della salvezza per avere la garanzia del risultato finale.

Rivedo i volti di persone a cui porgo il vassoio quando sono a distribuire la cena alla mensa di Viale K, mi risuonano dentro le brevi battute che riesco a scambiare con gli allievi del corso di chitarra che, grazie e insieme alla mia amica Chiara, sto facendo in carcere: forse la luce viene nuova da chi ha toccato con mano la durezza delle tenebre.

Riparto da qui, dalla consapevolezza che la luce, persa e ritrovata, ha un’intensità speciale che rafforza chi la sa cercare con umiltà e pazienza.

10 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n.53


Nella lettera ai Tessalonicesi  (che viene letta domenica 12 novembre in tutte le chiese italiane) San Paolo afferma che Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”
In un modo speciale, impossibile da spiegare, sperimento la vicinanza con chi è già morto: l'elenco è lungo e ricco di belle testimonianze.  Giorgio Forini è l'ultimo di un bel gruppo di persone, una "carovana" che  mi dona, come dice San Paolo, la speranza che non mi fa essere triste.
Il "Foglietto in tasca" n. 53 si trova sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio 
Il testo si può leggere qui di seguito.

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”

Mentre scrivo ho davanti la foto di Giorgio Forini e leggo le testimonianze di chi, come me, ha avuto il dono di incontrarlo. Non ho la forza di aggiungere altro: per fortuna San Paolo (che verrà letto domenica 12 novembre in tutte le chiese italiane) afferma che Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.”

Io sono in mezzo tra un presente di smarrimento e un futuro di gioia di stare, grazie a Gesù, radunati con Dio. Traballo tra convinzioni razionali e desiderio di sperimentare l’abbandono autentico: un cammino faticoso ed entusiasmante in cui cerco di evitare le scorciatoie.

Sapere che Giorgio è già nel gruppo di chi sperimenta la piena vicinanza con Dio di cui noi, qui, assaggiamo una piccola parte, non mi serve a sopportare il dolore del distacco.

Mi porta, però, a provare a vivere nel solco di chi mi ha preceduto e che, in un modo impossibile da spiegare, continua a starmi accanto, dentro, davanti nell’esperienza quotidiana.

Così Giorgio insieme a suo fratello Francesco, Laura Vincenzi, Daniele Lugli, Elisa Maietti, Luca Taddia e a tutti gli amici di Gesù da ogni parte del mondo e del tempo, è la vicinanza che mi sostiene e mi dona, come dice San Paolo, la speranza che non mi fa essere triste.



3 novembre 2023

Il Foglietto in tasca n. 52

     Io invece resto quieto e sereno:
       come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,

       come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.”.

Con questa bellissima frase del salmo 130 il "Foglietto in tasca n.52" apre una finestra sull'affido famigliare: non la teoria ma la dimensione concreta delle famiglie che la praticano. 

Si può leggere, come sempre, sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  oppure nel testo riportato qui di seguito.

Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

Rileggevo questa frase del salmo 130 quando il promemoria del telefono mi ha ricordato che dovevo partire per rispettare un impegno preso. Ho spento il PC e sono andato al CSV (Centro Servizi Volontariato) per l’incontro periodico delle famiglie affidatarie dell’Associazione “Dammi la mano”.

Ho la fortuna di vivere momenti del genere in cui il racconto delle esperienze, l’approfondimento delle normative, la condivisione delle difficoltà e delle bellezze fanno salire la temperatura della solidarietà e il senso profondo di famiglia allargata che ci unisce.

In un periodo, che sta durando troppo, in cui i Servizi pubblici continuano a venire svuotati di risorse e strumenti a volte ci sentiamo come una barca in balia delle intemperie con la bussola che ogni tanto si smagnetizza: sappiamo, però, che la via d’uscita si trova nell’impegno quotidiano.

Li guardo e li ascolto: ogni storia è particolare e unica nell’incontro tra le fragilità e la messa a disposizione di un po’ di tempo e di spazio sia fisico che interiore.
Si tratta di persone normali: so che lo stereotipo del
“queste cose le potete fare voi che siete eccezionali” è solo una forma di difesa per chi fatica a mettersi in gioco anche con piccole esperienze. 

Aiutare un bimbo a stare quieto e sereno fra le braccia di chi lo accudisce rafforza il senso di crescere insieme: è un dono per tutta la società da parte di persone che condividono tratti di cammino di cura, affetto e consapevolezza.