Mi capita di sentirmi straniero, incapace di comunicare con gente che non capisce, non ascolta o non accetta il dialogo. Per fortuna non è sempre così.
"Comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri."
Questa frase della lettera di Pietro attraversa l'orizzonte tra la letteratura e la vita arrivando direttamente nel mio cuore.
In
questi giorni mi capita di sentirmi straniero e sperimento
l'impossibilità di comunicare con gente che non capisce o non
ascolta. Mi sembra che sia cresciuto enormemente il numero delle
persone che non accettano il dialogo, chiudendo le porte ad ogni
possibilità di comunicare.
Poi,
invece, mi si aprono squarci di luce inattesa, finestre di umanità
intensa che mi regalano istanti di speranza quando non me l'aspetto.
Mi manca ancora di capire come posso fare a vivere il timor di Dio: devo liberarmi del peso della parola "timore" che mi perseguita dai primi approcci col catechismo e contrasta con l'esperienza di Dio padre-madre nella misericordia.
Una strada me la indica la mia amica Laura Vincenzi che, pochi giorni prima di morire, ha scritto:"Ti prego, Signore, aiutami ogni giorno a sorridere alla vita che mi viene donata, insegnami a sapermi sempre più distaccare da me, per accogliere con amore e delicatezza il dono degli altri che sono il riflesso della tua presenza" (marzo 1987).
Così, in compagnia di Pietro e Laura, cerco il senso del mio vivere quaggiù.
1 commento:
Ciao Fabrizio ho letto il tuo foglietto 32 mi è piaciuto molto, mi ha commosso la lettera che ti ha lasciato Laura Vinvenzi . Complimenti
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