24 dicembre 2014

24 dicembre 2014: il mio augurio di Natale

Sono appena tornato dalla mia parrocchia portando a casa un cero con la luce di Betlemme.
Una piccola fiamma, accesa dove è nato Gesù e portata di mano in mano fino a me: io ne avevo la responsabilità perché raggiungesse la mia casa.
So benissimo che è solo un fatto simbolico: una vita senza simboli, però, è molto vicina ad una vita senza significato, esattamente come un Natale senza Gesù non è altro che un ferragosto spostato di qualche mese.
Camminando la difendevo dal vento sollevato dalle macchine che, come sempre, sfrecciano lungo Viale Krasnodar: alla vigilia di Natale sono ancora più agitate all'inseguimento degli accessi e delle vie di fuga più rapide dai centri commerciali qui attorno.

Mi sono reso conto che l’essenza del Natale è proprio in quel gesto di protezione e tenerezza, ho vissuto come un regalo immeritato e inatteso la possibilità di poterlo sperimentare.
Natale ricorda la nascita di un bambino in una stalla, dato che per la sua famiglia “non c’era posto”.
Ormai è quasi vietato dire che si tratta di Gesù, il Figlio di Dio: è comunque un segno per ricordarci di provare ad arginare il vento distruttivo che spegne le piccole luci, che ignora le persone fragili, che impedisce ai bambini di essere accolti.

Fuori dagli orpelli, dalle esagerazioni e dagli egoismi quotidiani questo è il miglior regalo di Natale che potessi ricevere.
Mi piace poterlo condividere con chi avrà la voglia e la pazienza di leggerlo.


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