5 settembre 2025

#passa_Parola n.42


"Ricomincio da 42", ancora sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio con la rubrica #passa_Parola. La frase scelta è tratta dal Libro della Sapienza, la prima lettura che verrà proclamata nella Messa di Domenica 7 settembre: le immagini bibliche si impastano coll'esperienza di un'estate in cammino fra montagne e pianure, fra gioie e sofferenze.
Ecco il testo integrale.

I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.”

Quest’estate ho fatto diverse escursioni in montagna insieme ad un bel gruppo di persone con cui ho condiviso due settimane di vita comunitaria. Ho sperimentato quello di cui parla il libro della Sapienza: ragionamenti timidi e incerti lungo sentieri in cui il peso del corpo non aiuta e la mente tende a inseguire le preoccupazioni. Ho sperimentato, anche, il ritrovo comunitario in cui la fatica e il dubbio incontrano il balsamo della condivisione e la tenerezza dell’abbraccio, fra noi e attraverso la Parola. Risuonano ancora nel mio cuore le storie che si sono intrecciate: le ha raccolte tutte Silvia che in quei giorni, partendo dalla casa in cui stavamo vivendo insieme, ha raggiunto il Paradiso.
Le nostre piccole e grandi croci l’hanno accompagnata e lei ce le ha restituite con un senso pieno di speranza.

Ora cammino con molta meno fatica per i parchi del mio rione e ripercorro il brano del libro della Sapienza e mi soffermo sulla
“tenda d’argilla” che “opprime una mente piena di preoccupazioni”: un’immagine originale. Forse ho davvero una tenda d’argilla: non sono né nomade né stanziale e, soprattutto, rischio di essere come l’argilla prima di ricevere il soffio vitale che l’ha resa un essere umano.

Provo a fare sintesi tra la montagna e la pianura: scoprire il dono di potersi interrogare e condividere è già la traccia del sentiero su cui incamminarsi.


12 agosto 2025

Quando finisce un affido


Questo è il post n. 300 del mio blog: in questi anni è stato visitato da tante persone (risultano più di 63.000 contatti). MI sono reso conto che questo spazio online è diventato, di fatto, una specie di diario pubblico in cui condividere aspetti importanti della mia vita. 
Tutto ciò oltre la rapidità dei social in cui ogni cosa si brucia in fretta. 
Nel blog, invece, tutto è sempre disponibile: si può andare avanti e indietro nel tempo, rileggere, ri-scoprire qualcosa: nel mio caso ci sono 300 pezzi che formano parte del puzzle della mia vita.

Il trecentesimo "tassello" parla, ancora una volta, dell'affido famigliare.
In questi giorni si è conclusa un'esperienza durata 21 mesi con un cucciolo d'uomo che è arrivato a casa nostra che ne aveva 3: una bella storia che ha portato la ricongiungimento con la mamma che ha saputo affrontare le proprie difficoltà creando un bell'ambiente in cui crescere adulti e bambini insieme.
E' un bel modo per ridimensionare il mio/nostro impegno in questo campo: è come chiudere la carriera dopo aver vinto lo scudetto.
Come mi capita ultimamente provo a comunicare mettendo insieme le parole  e lasciando che si combinino in un gioco di rime che ha solo la pretesa lasciare una traccia del mio stato d'animo. 

 

28 luglio 2025

È uscito un libro con una mia poesia

Una bella esperienza umana e culturale che ho vissuto quest'anno è stata la partecipazione al “Giardino dei versi”. Organizzato da Vincenzo Russo ha la particolarità (credo unica) di essere un concorso letterario in cui gli stessi partecipanti sono la giuria che forma la graduatoria: per farlo, tutti ricevono le opere in gara e le votano (vietato votare se stessi) senza conoscere gli autori. Ho partecipato alla sezione poesia con un unico testo che, ovviamente, non si è classificato fra i vincitori: senza infamia e senza lode ho avuto, comunque, una decina di segnalazioni.
Ora tutte le opere (poesie e racconti) sono pubblicate in un bel testo arricchito con foto suggestive e immagini della serata conclusiva al ristorante “Il giardino di Mattia” il cui proprietario è co-fondatore dell'iniziativa. Il libro intitolato, appunto, “Il Giardino dei versi. II edizione“ è disponibile nelle piattaforme online.
È la prima volta che una mia poesia si trova pubblicata in un libro di cui non sono autore solo io: è  intitolata “Accondiscendente”: siccome ci sono testi interessanti (ben più dei miei semplici versi) spero che in tanti si procurino il libro.

19 luglio 2025

Un canone composto per solidarietà e amicizia

Il 2025  regala emozioni inattese e inedite: è proprio vero che non si finisce mai di conoscersi. L'età che avanza mi fa gustare la lentezza come un valore, insieme al desiderio di mettermi alla prova con nuove sfide.

Ho composto un piccolo canone che ho presentato a margine della “vendita all’incanto” di alcuni quadri che ho aiutato ad abbinare ai potenziali acquirenti.

Alcuni amici ed amiche trovati sul posto (nella sede della Fondazione Imoletta), mi hanno aiutato a verificare se le tre linee melodiche che si succedevano potevano funzionare: così abbiamo realizzato la prima (e probabilmente unica) esecuzione mondiale.

Non diffondo la registrazione audio per non dare spunti a musicisti in crisi di idee: a questo provvederò appena avrò completato il percorso di tutela del diritto d’autore. Pubblico, invece, il testo che promuove il progetto Gli StraVolti: una bellissima iniziativa che mette insieme pittura, racconto e solidarietà: aver collaborato con loro è il vero motivo per cui mi sento tre volte bene, come le semplici frasi del canone che si rincorrono e sovrappongono.




4 luglio 2025

Una poesia (mia) per l'estate 2025

A gennaio ho mandato una "poesia" ad un concorso letterario gratuito promosso da un Comune della provincia di Ferrara: il tema era l'estate che in quel momento sembrava lontanissima. 
A maggio sono stati premiati i  tre vincitori di ogni sezione e, siccome il concorso non prevedeva graduatoria,  tutti gli altri, come me, possono immaginarsi di essere arrivati nella posizioni fra la quarta e l'ultima.

Rileggendola oggi mi rendo conto che, come al solito, più che una poesia ho prodotto un gioco di assonanze: improbabile che mi sia classificato ai primi posti.

La pubblico qui per il piacere di continuare ad alimentare un "caldo legame" con chi vuole continuare a seguirmi.



 

27 giugno 2025

#passa_Parola n.41


La Voce di Ferrara-Comacchio va in vacanza fino al 5 settembre: di conseguenza anche la rubrica #passa_Parola si ferma, per un po', al n. 41. 
L’ultima domenica di giugno coincide con la festa di San Pietro e Paolo: è il pretesto per scrivere una lettera a San Pietro. 
Fra le varie cose che me lo fanno sentire vicino ci sono i tanti errori di prospettiva uniti alla capacità di entusiasmarsi: un santo molto umano e attuale.

Di seguito il testo integrale.

Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Caro Simone detto Pietro, anzi San Pietro, ti scrivo in occasione della tua festa che si celebra domenica 29 giugno 2025. Sei un santo importante, fondamentale: il leader degli apostoli, la pietra su cui è costituita la Chiesa (e di conseguenza il primo Papa, l’unico con una suocera guarita direttamente da Gesù).

Di te mi affascina l'umanità con cui sei stato accanto a Gesù, seguendolo sinceramente anche quando ti ha rimproverato con durezza, ti ha messo in guardia dal rischio di tradimento, ti ha chiesto per tre volte una conferma esplicita di amore. Assomigli a tanti, come me, che si impegnano sperando di essere nel giusto ma ogni tanto si perdono perché non vedono oltre il proprio naso.

Leggendo la tua dichiarazione al termine della prima lettura di questa settimana ti ho sentito ancora più vicino. Tu che hai condiviso gli anni più importanti della vita terrena di Gesù ti stupisci di essere stato liberato dal carcere attraverso l'intervento diretto di un angelo? Ti sei già dimenticato dei miracoli di Gesù, della trasfigurazione a cui hai assistito in prima persona, dei momenti passati insieme a Lui risorto dopo averlo visto morto in croce?

E ancora una volta il dubbio si trasforma in conforto per ciascuno di noi: la conoscenza di Gesù è fonte continua di novità e di stupore, per Pietro e per chi prova a vivere con passione ed entusiasmo.
Grazie!


21 giugno 2025

#passa_Parola n.40

Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti.
Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto?
Spunti di riflessione in 1500 caratteri proposte sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio da un "diversamente giovane" che pensa di essere ancora in ricerca.

                           Questo il testo integrale.

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso:...” 

Ho lasciato i due punti al termine della frase di San Paolo. Lui prosegue descrivendo Gesù che, nell'ultima cena, istituisce l'Eucaristia: per me mantenere un po’ di sospensione è un invito a riflettere su cosa davvero vorrei trasmettere agli altri.

Immagino Paolo concentrato a scegliere con attenzione le parole da scrivere ai Corinzi: con quale coraggio racconta un momento a cui non ha assistito? Come osa farlo quando gli Apostoli (che erano, appunto, “apposta lì sul posto") sono ancora in circolazione?

Il mio amico originario di Tarso sa di condividere il destino di tutti i credenti dopo di lui: ricevere dal Signore un dono che appassiona e dà senso alla vita e provare il desiderio di trasmetterlo ad altri. Nei suoi giri per il mondo si è già accorto che attraverso il ragionamento e lo scambio dialettico al massimo ottiene consensi formali per un proselitismo che non è la proposta di Gesù.

Come Paolo anch'io mi trovo davanti al dilemma di riempire lo spazio che segue i due punti. Cosa ho ricevuto dal Signore che vorrei trasmettere? Come lo trasmetto? La risposta di Paolo è quella di non mettere in primo piano se stessi ma fare riferimento diretto alla vita di Gesù. Sappiamo che le parole di Gesù sono sempre accompagnate da gesti, atteggiamenti, sguardi e comportamenti che le mettono in pratica, fino al sacrificio della vita stessa per donare la resurrezione.

Trasmettere la vita, non solo il racconto: la ricerca continua.

 

14 giugno 2025

#passa_Parola n.39

Sapienza ha la stessa radice di "sapore": è presente da prima della creazione, ci insegna come giocare e assaporare la bellezza della vita.
Una scoperta continua accompagna il percorso di #passa_Parola sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio

Per chi vuole leggere ecco il testo integrale.

Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,

prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra… (...) giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo»

Nella prima lettura della festa della Trinità la sapienza parla di sé: con semplici frasi molto efficaci cerca di avvicinarci ai misteri inspiegabili mettendo in moto sensibilità e creatività che fanno vibrare le corde che ci attraversano tra cuore e cervello. La sapienza è come una lente di ingrandimento sul senso della Trinità.

Sapienza ha la stessa radice di sapore: San Luigi Maria Grignion de Montfort (un santo che mi è venuta voglia di conoscere meglio) afferma che “la Sapienza è la sapida scienza, cioè la scienza saporosa, che dà sapore. L’Emmanuele che viene è il buon sapore di Dio. Rende saporiti tutti i nostri gesti e anche noi siamo chiamati a far assaggiare alle persone che ci sono accanto il buon gusto di Dio.”

Quindi la sapienza che gioca prima della creazione è un preludio ed una sintesi dei sapori, gli odori, i sentimenti e i ragionamenti che rendono la vita un canto di lode a Dio creatore, salvatore, presenza infinita.

In questa visione, che mi stimola molto, la sapienza-sapore della Trinità, è attorno e dentro ciascuno di noi: la possiamo incontrare ed assaporare se condividiamo la sua stessa passione per la vita senza pretendere di farlo da soli.

 

12 giugno 2025

...maial la Spal...

Domenica 8 giugno era la data ultima per inviare gli articoli da pubblicare sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio : mi era stato chiesto di dare un contributo per la pagina interamente dedicata alle tristi vicende della Spal e questo è quello che ho scritto secondo quello che so, che penso e che spero.
E' leggermente più lungo di quelli di #passa_Parola, si legge  comunque in meno di  100 secondi.

Ecco il testo più leggibile rispetto alla foto (bellissimo il titolo scelto dalla Redazione)

28 maggio 1967 ultima giornata di Serie A: avevo 9 anni e mio padre mi ha portato “alla Spal” dove si giocava Spal Venezia. Mio padre pagava l’abbonamento a rate attraverso il CRAL della Montecatini: non aveva grandi svaghi ma la schedina ogni settimana e l’abbonamento alla Spal non potevano mancare. Lui era in piedi sulla gradinata, zona centrale, e io attaccato alla rete di recinzione come tanti altri bambini. Ricordo una bella vittoria 3 a 2 con Fabio Capello che fece due passaggi smarcanti (non si chiamavano ancora “assist”) per i primi due gol della Spal ed uno stop di petto e tiro al volo per la terza rete..

17 maggio 2025: ho il biglietto con la riduzione per gli Over 65: insieme ad uno dei miei figli e al compagno di una mia figlia sono seduto nella stessa gradinata.

Lo stadio rinnovato è un gioiello che nobilita ed esalta la storia della Spal già col nome di Paolo Mazza. Il colpo d’occhio con quasi 11.000 tifosi è fantastico: l’atmosfera è carica di tensione per lo spareggio col Milan Futuro per rimanere in Serie C. Ferrara c’è, la meravigliosa Curva Ovest trascina instancabile, come sempre. Tutto finisce per il meglio: la doppietta di Molina e il meritatissimo tributo ad Antenucci addolciscono la conclusione di un campionato tribolatissimo.

Nelle stagioni della mia vita la Spal è sempre stata una certezza da seguire, fra alti e bassi, nelle diverse realtà che la vita mi ha proposto: ad esempio “Maial la Spal” è stata la prima frase che ho insegnato la mio amico Adam, direttore dei centri per disabili della Nyumba Ali in Tanzania.

Ora la Spal è in agonia a causa di una gestione scellerata: quando scrivo non si è ancora capito il livello del burrone nel quale è destinata a precipitare. È certo, però, che gli ultimi quattro anni dimostrano che senza passione, professionalità e rispetto per Ferrara e i ferraresi, le promesse e i soldi producono solo macerie.

Quelle macerie, ora, andrebbero raccolte portando ognuno il suo mattone per ricostruire la Spal che conosciamo ed amiamo. Per rispetto alla storia e al futuro di ognuno di noi e dei nostri figli (o nipoti) credo si possa pensare ad una forma di azionariato popolare perchè la Spal sia davvero una proprietà di tutta la città.


 

5 giugno 2025

#passa_Parola n. 38


Dopo il Concilio Vaticano II la "Sequenza", che si proclama in alcune feste fra la seconda lettura ed il Vangelo, è stata resa facoltativa, tranne a Pasqua e Pentecoste.

Di solito mi arriva come una sorpresa e, come tanti, non so se rimanere seduto o alzarmi in piedi, se devo ascoltare o leggere il testo, se sarà in italiano o in latino: per fortuna chi la proclama riesce sempre a coinvolgermi con istruzioni chiare.

Quest'anno sarò pronto: grazie all'impegno settimanale di #passa_Parola per La Voce di Ferrara-Comacchio ho potuto ri-scoprire in anticipo la bellezza del "Veni Creator".

Per chi vuole leggere il mio contributo lo trova qui di seguito.

Consolátor óptime, dulcis hospes ánimae, dulce refrigérium. (Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.)”

Quest'anno a Pentecoste sarò pronto alla proclamazione della Sequenza, curioso di sapere se sarà recitata o cantata, in italiano o in latino. Ho scommesso con me stesso e aspetto di vedere se ci ho preso.

Ho fatto qualche ricerca scoprendo che la Sequenza è un'antica forma di coinvolgimento del popolo nelle feste solenni: la musica e il ritmo della rima favorivano la partecipazione al mistero eucaristico. Anche per questo non mi farò cogliere di sorpresa, aspettando soprattutto la frase che ho scelto per questa settimana.

Mi fa effetto pensare che da più di mille anni si proclama che lo Spirito Santo è (fra le infinite definizioni) Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo: non mi era mai risultato così evidente, segno che è proprio oggi che ne ho bisogno.

Quasi preferisco questa descrizione alla sequenza dei sette doni che si impara al catechismo.

Lo Spirito che consola, è ospite dell'anima e dona sollievo arricchisce di una dimensione materna la terza persona della Trinità: mi aiuta ad alimentare la mia fragile fede che ha bisogno di radicarsi nella profondità dell'abbandono più che nella frenesia dell'azione. La dolcezza e il refrigerio dello Spirito, che accetta di essere ospite della mia anima, indicano lo stile con cui vorrei provare ad affrontare questa stagione della vita in cui mi sento chiamato a muovermi più in profondità che in velocità.