L'appello dal libro del Deuteronomio arriva fino a noi: è l'unica strada per raggiungere la pace.
L'esperienza concreta di giovani obiettori e pacifisti israeliani e palestinesi che, insieme, sono stati ospiti del Movimento Nonviolento italiano dimostra che l'incontro autentico fra persone di paesi "nemici" può essere davvero un antidoto contro la guerra.
I giovani regalano uno squarcio di speranza basato su esperienze concrete e quotidiane: una sana provocazione ad agire davvero secondo coscienza.
Un minuto di lettura nella rubrica #passa_Parola: sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e qui di seguito.
“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro
Dio, unico è il Signore.”
A
questo brano del Deuteronomio si potrebbe aggiungere “Ascolta
Palestina, Russia, Ucraina: ascoltate voi, paesi impegnati nelle 56
guerre attive oggi nel mondo. Dio (comunque lo si chiami) è amore e
misericordia e non benedice le guerre."
Pochi
giorni fa ho avuto la conferma che l’incontro autentico fra persone
di paesi “nemici” può essere davvero un antidoto contro la
guerra. Alla Scuola di Pace di Monte Sole ho partecipato all’incontro
pubblico con tre ragazze ed un ragazzo provenienti da Israele e dalla
Palestina: obiettori di coscienza e attivisti nonviolenti dai 19 ai
26 anni.
Il loro viaggio in Italia è un segno di speranza e di volontà di proseguire sulla strada della pace promossa dall’incontro fra le persone: una risposta alla guerra che va ad esclusivo vantaggio dei potenti.
Ho molto da imparare da questi giovani e dai tanti che hanno aperto gli occhi sulla realtà in decomposizione che la mia generazione consegna a loro. Chiudo gli occhi e dico a me stesso “Ascolta la forza della speranza che si esprime nella semplicità di chi non scende a patti con la propria coscienza.”